Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 07 Mercoledì calendario

Rallenta lo Sviluppo umano: l’Onu ora chiede aiuto all’IA

Lo sviluppo umano rallenta. Ma potrebbe tornare a crescere grazie all’uso consapevole dell’intelligenza artificiale. È la conclusione del rapporto annuale del programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp).
L’edizione 2025 del dossier, pubblicato ogni anno dal 1990, segnala che l’indice globale dello sviluppo umano (Hdi), calcolato Paese per Paese intrecciando parametri di longevità, istruzione e reddito pro capite “aggiustate” sulla base di indicatori di disuguaglianza e povertà multi dimensionale, sta vivendo un rallentamento «senza precedenti» causato dalle crisi internazionali e, in parte, dalle ancora vistose ricadute della pandemia di Covid-19. La crescita di prosperità che ha segnato gli ultimi decenni è stata, l’anno scorso, la più debole da quando l’Onu ha cominciato a misurarla.
Il rallentamento interessa tutte le nazioni, classificate in categorie di sviluppo umano (molto alto, alto, medio e basso) che, tendenzialmente, riflettono le differenze tra il Nord e il Sud del mondo. In un anno, solo per fare un esempio, l’Italia è scesa di un gradino passando dal 30esimo al 29esimo posto della graduatoria. Il podio è presidiato, nell’ordine, da Islanda, Norvegia e Svizzera, seppure con qualche lieve differenza rispetto all’anno prima. A fare da fanalino di coda, nel 2025 come nel 2024, ci sono ancora Repubblica Centrafricana, Somalia e Sud Sudan. I dati del rapporto di 328 pagine e sei capitoli messo a punto dai tecnici dell’Undp, con sede a New York, chiariscono inoltre che la battuta d’arresto dello sviluppo umano globale fa il paio con un divario sempre più accentuato tra i blocchi dei Paesi in cima e in fondo alla classifica, tendenza in corso già da quattro anni che manda in fumo gli effetti delle politiche che il Palazzo di Vetro ha sostenuto negli anni per avvicinare i “piccoli” ai “grandi”.
Il titolo della pubblicazione, «È una questione di scelta», condensa la ricetta proposta a superare l’impasse e rilanciare lo sviluppo umano globale: optare per l’intelligenza artificiale come moltiplicatore di opportunità, in particolare, per studio, lavoro e imprenditoria. Secondo gli esperti, in sintesi, l’umanità si trova a un bivio: lasciare che l’involuzione delle società, accelerata dalle disuguaglianze, mandi il mondo in corto circuito vanificando le conquiste sinora effettuate in termini di benessere e, aspetto ancor più importante, di libertà oppure virare verso «l’umanesimo degli algoritmi». «Troppo spesso il dibattito pubblico si concentra sul futuro utopico o distopico legato all’intelligenza artificale» ha sottolineato Achim Steiner, direttore Undp, convinto che «queste visioni deterministiche non sono solo scoraggianti ma anche profondamente fuorvianti». Non bisogna dimenticare, ha insistito, che «sono le persone, non le macchine, a programmano le tecnologie capaci di aiutare l’umanità a prosperano». «L’impatto dell’IA – questa è la prospettiva ottimistica del funzionario Onu – sarà definito non da ciò che può fare, ma dalle decisioni che verranno prese sulle sue applicazioni».
Il superamento dei limiti che nei Paesi poveri ostacolano l’accesso stesso alla tecnologia, come assenza di idonee infrastrutture elettriche, fa parte della sfida che, questa è la visione dell’Onu, punta a democratizzare le potenzialità degli algoritmi. «Con le giuste politiche e mettendo le persone al centro, l’IA – ha insistito Pedro Conceição, direttore dell’ufficio Undp incaricato di redigere il rapporto – può diventare un ponte fondamentale verso nuove conoscenze, competenze e idee, in grado di dare potere a tutti, dai contadini ai piccoli imprenditori». In Paesi come Nigeria, Kenya e Sudafrica, l’IA starebbe già aiutando i piccoli agricoltori a ottimizzare le risorse, aumentare la produttività e ridurre l’impatto ambientale.