Il Messaggero, 6 maggio 2025
Paolo, Sisto o Giovanni Il manifesto già nel nome
Il dibattito che ruota intorno al prossimo pontificato si snoda anche intorno al nome che prenderà il prossimo Papa. Perché il nome che il Papa sceglie per sé rappresenta un po’ il suo programma di governo, la sua identità, il suo mondo di riferimento.
Papa Francesco, scegliendo un nome che non era mai stato scelto prima da nessun Papa, aveva voluto marcare una netta discontinuità. «Non ti dimenticare i poveri», gli aveva detto il Cardinale brasiliano Hummes, e Bergoglio scelse il nome Francesco, ricordando il poverello di Assisi che pure era un modello per Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dei gesuiti.
Francesco aveva dato un tratto di originalità ad una serie di nomi papali che dal 1903, ovvero dalla morte di Leone XIII sono stati più o meno nell’alveo della tradizione, con la grande innovazione di Giovanni Paolo. Abbiamo tre Pio (Pio X, Pio XI, Pio XII), due Benedetto (Benedetto XV e Benedetto XVI), un Giovanni (Giovanni XXIII) e due Giovanni Paolo (Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II).
Cosa faranno i cardinali allora? Come sceglieranno il loro nome? Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato uscente che si dice entrare con un pacchetto molto forte di voti, potrebbe non prendere il nome di Francesco II, ma piuttosto quello di Giovanni Paolo III. Ma il riferimento non sarebbe Giovanni Paolo II, sotto il quale il diplomatico Parolin è cresciuto, ma piuttosto Giovanni Paolo I, recentemente beatificato, e presidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I che ha lo scopo di approfondire la vita e il pensiero di Papa Luciani.
Il Cardinale Péter Erd, arcivescovo di Esztergom – Budapest, è stato a lungo considerato un candidato forte. Creato cardinale da Giovanni Paolo II, è al suo terzo conclave, ma dall’Ungheria fanno sapere da tempo che, in caso fosse eletto, prenderebbe molto probabilmente il nome di Paolo VII. Non solo in ricordo di Papa Montini, che per il cardinale ungherese è un punto di riferimento centrale, ma anche in ricordo di suo fratello, che si chiamava Paolo.
Il Cardinale Luis Antonio Tagle, filippino, già pro-prefetto del Dicastero dell’Evangelizzazione, prenderebbe probabilmente il nome di Giovanni XXIV, e in quel caso si potrebbe anche avverare la “profezia” di Papa Francesco. Questi, quando gli fu richiesto in una conferenza stampa in aereo se aveva intenzione di andare in Vietnam, aveva risposto che ci sarebbe andato probabilmente Giovanni XXIV. Il rapporto tra Santa Sede e Vietnam sta andando avanti, siamo quasi alle piene relazioni diplomatiche tra Hanoi e Santa Sede, e un viaggio papale nel Paese potrebbe avvenire presto.
Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, su cui si sono posati molti occhi, probabilmente romperebbe con la tradizione recente dei Papi. Non sarebbe Francesco II, ma nemmeno prenderebbe un nome dei Papi dell’ultimo secolo, e potrebbe andare su Leone XIV, ma anche su Stefano X oppure su Niccolò VI. Sarebbe un segno di ritorno alla tradizione, alle basi della Chiesa. Pizzaballa sarebbe un Papa con la barba, come lo sarebbero il Cardinale Cristobal Lopez, arcivescovo di Rabat, e il Cardinale Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma. Una curiosità: l’ultimo Papa con la barba fu Innocenzo XII, tra l’altro l’unico Papa che è morto durante un Giubileo prima di Papa Francesco, nel 1700. Arborelius potrebbe anche andare sul nome di Innocenzo XIII, mentre Lopez, che non crede particolarmente in una sua candidatura, potrebbe prendere davvero il nome di Francesco II, sempre che non abbia paura di avere a che fare con l’eredità di Bergoglio.
Per il Cardinale Marc Aveline, new entry nella lista dei cardinali recenti, c’è chi ha già coniato il nome di Giovanni XXIV, raccontando di come per profilo e temi possa ricordare proprio il Papa Buono Angelo Giuseppe Roncalli. E gli altri? Ci sarà un Benedetto XVII? Forse, se a prendere la veste bianca fosse il Cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, in Sri Lanka, che è stato un devoto discepolo di Ratzinger e ha anche lanciato un istituto culturale dedicato a Benedetto XVI nel 2015.
Ovviamente, tutte queste sono un gioco di speculazioni. Diceva il Cardinale Giuseppe Siri che «alcuni nascono Papi, altri nascono Papa in Conclave», e quindi chi nasce Papa in Conclave può anche improvvisamente, decidere in Conclave per un nome sorprendente, che rompa non solo con la tradizione di questo secolo, ma con la stessa tradizione della Chiesa.