Avvenire, 6 maggio 2025
Per sovraffollamento Italia terza nell’Ue
Dodici anni dopo la storica sentenza di condanna da parte della Corte europea per i diritti umani (Cedu), l’Italia resta tra i Paesi Ue con il massimo sovraffollamento carcerario. Un dato che, proprio nel giorno del rapporto della Corte dei Conti, emerge con chiarezza da Eurostat, l’ufficio statistico Ue, che ha pubblicato una serie di tabelle sulla popolazione carceraria degli Stati membri dell’Unione Europea. Complessivamente, si legge in una nota, sono tredici a registrare un sovraffollamento (e cioè un numero più elevato di detenuti rispetto a quello previsto dalla capienza dell’edificio carcerario). L’Italia (dato 2023) è al terzo posto (119,1 rispetto a un valore di 100 considerato la capienza massima). Peggio del Belpaese fanno Cipro (226,2) e la Francia (122,9). Appena meglio Belgio (113,2) e Svezia (112,6). I migliori sono invece Estonia (56,2), Lussemburgo (60,8) e Bulgaria (67,7).
Complessivamente sono quattordici gli Stati membri in cui figurano addirittura “celle vuote”. L’Italia, lo accennavamo, proprio per il sovraffollamento dei penitenziari è stata condannata due volte dalla Cedu (che dipende dal Consiglio d’Europa e non ha niente a che fare con l’Ue): nel 2009 e poi nel 2013 con la storica sentenza “Torreggiani e a. contro Italia”. Quest’ultima è una condanna dello Stato italiano per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (“nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”). Una sentenza che sottolinea “il carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento carcerario in Italia”. Il tutto con l’obbligo entro un anno di “istituire un ricorso o un insieme di ricorsi interni effettivi idonei ad offrire una riparazione adeguata e sufficiente in caso di sovraffollamento carcerario”. Ne seguì il cosiddetto “decreto svuotacarceri” dello stesso anno, convertito poi in legge nel 2014. Il problema, evidentemente, è tutt’altro che risolto e infatti l’Italia resta sotto osservazione: lo scorso 30 ottobre una delegazione del Comitato di prevenzione delle torture del Consiglio d’Europa ha fatto visita al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Complessivamente, secondo Eurostat a livello Ue tra il 2022 e il 2023 vi è stato un incremento del 3,2% di detenuti, con una media di 111 carcerati ogni 100.000 abitanti. Qui l’Italia è sotto la media (104), mentre ai primi posti spiccano Polonia (203), Ungheria (187), Repubblica Ceca (181) e Slovacchia (179). Nell’Unione si registrano in media 118 posti in carcere su 100.000 abitanti, l’Italia qui è ben sotto la media: 87,64. Il numero più alto è in Lettonia (256,1), Estonia (240), Polonia (239,2), Lituania (234,9) e Slovacchia (212,9). I numeri più bassi si registrano in Finlandia (53,2), Slovenia (63,5) e Danimarca (68,4).
In Italia le carceri sono quasi esclusivamente maschili: la percentuale di detenute donne è pari ad appena il 4,2%, contro una media Ue del 5,4%. Ancora meno donne si registrano nei penitenziari in Francia (3,3%) e in Bulgaria (4,1%). Le quote più alte di carcerate sono invece in Repubblica Ceca (8,8%), Ungheria (8,2%), Slovacchia e Lettonia (entrambe 7,7%).
Tra gli altri elementi che emergono dal rapporto Eurostat, l’elevata presenza di stranieri nella popolazione carceraria. In media, nell’Ue un detenuto su cinque è straniero (20,6%). L’Italia è ampiamente al di sopra di questa cifra (32,14%), anche se ben lontana dai picchi di alcuni Stati membri: Lussemburgo (75,7%), Grecia (54,3%) e Cipro (56,7). Sul lato opposto dello spettro figurano Romania (1,1%), Bulgaria (2,9%) e Lettonia (3,5%).