corriere.it, 4 maggio 2025
I bambini dell’asilo cattolico e la foto in ginocchio dentro la moschea: «Preghiera per la pace». La Lega: agghiacciante
Sono partiti tutti da scuola, a mano e in fila per due. Per andare in gita, in moschea. Mercoledì, l’insolita visita didattica di alcuni bimbi di un asilo paritario della Fism (la Federazione italiana scuole materne) di Ponte della Priula, nel Trevigiano, ha coinvolto tre classi (esclusa solo la sezione dei più piccoli). La scelta della direttrice e delle docenti nasce da un’esigenza legata allo stesso istituto in cui i bambini musulmani sono numerosi. «Nel nostro asilo ci sono bambini di tutte le etnie – spiega Stefania Pillon, insegnante – molti hanno tradizioni e culture di cui spesso sappiamo poco. Abbiamo voluto portare i nostri bimbi in moschea per far conoscere loro meglio un aspetto della vita quotidiana dei loro compagni».
«Un ponte fra culture»
Ogni venerdì le famiglie musulmane dei piccoli si ritrovano nel centro islamico Emanet di Susegana. «Per noi è stato un onore poter mostrare ai bambini cosa succede nel nostro centro», dice l’imam Avnija Nurceski, che è familiare di un alunno. «La scuola, che è una paritaria parrocchiale di ispirazione cristiana è molto attenta nei confronti della molteplicità culturale e religiosa che caratterizza il nostro territorio – sottolinea Stefania Bazzo, la direttrice – questa sensibilità vede protagonisti i bambini, le famiglie e tutta la comunità educante e si fonda sul rispetto della multiculturalità che caratterizza il tessuto sociale, senza penalizzare la nostra tradizione ma valorizzando il bene che nasce dall’incontro tra nazionalità e culture diverse». L’uscita didattica nasceva proprio dalla volontà di creare un ponte tra le culture. Tant’è che già lo scorso mese, alla fine del Ramadan, durante la festa di Eid Mubarak, ai bambini sono stati distribuiti degli opuscoletti per spiegare cosa stessero festeggiando i compagni. Una cosa che, reciprocamente, viene fatta anche nei confronti delle tradizioni religiose cristiane che sono parte dei principi fondanti della scuola: per dirne una, la più ovvia, in asilo prima di mangiare ci si fa il segno della croce e spesso capita di recitare le preghiere in occasione delle festività (preghiere cui partecipano anche i bambini musulmani).
«Nella foto che abbiamo pubblicato sulla pagina Facebook della nostra scuola – ha precisato la direttrice -abbiamo mostrato i bambini che ripetono il gesto mostrato loro dall’imam, che ci ha spiegato come prega un musulmano. Non stavano pregando in direzione La Mecca. La preghiera finale per la pace è stata fatta con un gruppo, ognuno con le sue modalità, mentre i piccoli aspettavano il pulmino».
La Lega
La scelta della scuola, tuttavia, ha scatenato una polemica politica. «Agghiaccianti. Le fotografie dei bambini di una scuola materna trevigiana portati all’interno di una moschea e costretti a inginocchiarsi in direzione de La Mecca per pregare davanti ad un imam sono immagini che fanno gelare il sangue – commenta Alberto Villanova, capogruppo della Lista Zaia e della Lega in Regione – una provocazione inutile che non fa bene a nessuno». «A questo deve servire la scuola – dice invece Rachele Scarpa, parlamentare trevigiana del Pd – a far conoscere per insegnare a capire e ad accettare. Viviamo in un mondo sempre più multiculturale, ed è anzi bello che sia la scuola a creare ponti».
L’Unione delle comunità islamiche: polemica preoccupante
E proprio per il polverone sollevato dalla Lega si allarma Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii), che vede nell’iniziativa un arricchimento culturale e un motore di integrazione: «Trovo profondamente preoccupante – dice – che una visita didattica in moschea, organizzata con sensibilità e intelligenza pedagogica da una scuola dell’infanzia, venga trasformata in oggetto di polemica politica. Quei bambini non sono stati ’costretti’ a nulla. Sono stati, invece, accompagnati a conoscere da vicino una parte importante della vita dei loro compagni. È questo il compito della scuola: educare all’ascolto, al rispetto, alla convivenza».
La scuola
Dal punto di vista della scuola il fronte è unitario. Docenti e preside sono concordi. La scuola parrocchiale non «esclude», anzi. «È stato un momento bellissimo – spiega Bazzo – l’imam ha spiegato ai bambini che lui per gli studenti musulmani è un po’ come don Andrea per gli studenti cattolici. Da noi parroco e imam dialogano molto». «Proprio papa Francesco ha voluto sottolineare la dimensione umana della fraternità, che lega tutti gli uomini in quanto figli dello stesso Padre», chiosa Simonetta Rubinato, presidente Fism di Treviso. «Dio non fa distinzioni qualunque sia il suo nome! – conclude monsignor Dino Pistolato, a lungo direttore della Caritas diocesana e vicario del Patriarca —. Oggi anche nelle scuole cattoliche abbiamo bambini e ragazzi e multiculturali e multireligiosi: cattolici, ortodossi, copti, musulmani, buddisti, non credenti... tutti frequentano l’ora di religione cattolica, ma a tutti chiediamo di raccontare le loro tradizioni, le feste, come pregano o come si rivolgono alle loro divinità, con il massimo rispetto e con la gioia di conoscere e condividere. Devo dire che molte volte questi bambini sono anche di stimolo nei confronti dei cattolici che troppe volte si sono allontanati dai segni cristiani o si vergognano...».