Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 04 Domenica calendario

Elena Sofia Ricci: «Il tradimento di Nancy Brilli col mio ex marito? Perdono ma non dimentico. Per Sorrentino ho recitato nuda vincendo il mio carattere pudico e vergognoso

Elena Sofia Ricci condurrà con Mika la cerimonia dei David di Donatello, il 7 maggio su Rai 1. Obiettivo: togliere con la sua affabilità un po’ di gesso e seriosità italiana alla premiazione.
Che tono userà?
«Penso sia più difficile condurre i David che Sanremo. Avremo 26 mine vaganti, i premiati, per dirla col film del mio amato Ozpetek. È un’incognita cosa diranno, e la paura c’è. Se la scelta è caduta su di me, forse è perché sono un’attrice trasversale, tra teatro, cinema e tv, e ho una certa capacità di poter essere leggera quando sono seria, e comunque sono abbastanza spontanea. Mettiamola così, cercherò di essere una brava padrona di casa che farà una festa. Faccio gli auguri a tutti, anche ai non candidati. Molti attori e lavoratori sono miei amici da sempre, è da 44 anni che faccio questo lavoro».
Perché ha voluto farlo?
«Io fino a 18 anni ho studiato danza, il problema è che non avevo il fisico da ballerina, però ero espressiva. Da piccola ballavo, cantavo, facevo recite per parenti e amici, li ho tutti torturati. A 18 anni arrivò il mio primo film: comparsa in Io sono mia, a cui seguì Canto d’amore, la regista Elda Tattoli voleva Isabelle Huppert al posto mio e per questo cambiò il mio nome in Elena Uber. Lavorai gratis, andavo ogni giorno da Acilia, dove vivevo, a Cinecittà. Poi venne il teatro, che per me vuol dire casa, e Pupi Avati, il mio primo vero regista di cinema. L’esordio con lui mi gelò: così non va, devi parlare come nella vita, non recitare. Mi si aprì un mondo».
Lei vinse un David con Loro di Sorrentino.
«Interpretando sua moglie Veronica Lario. È stata la mia rivincita, il cinema non mi filava. Avevo 55 anni, senza più il fisico di una trentenne. Io poi sono vergognosa, pudica e Paolo mi diede la scena di un nudo integrale, assicurandomi che sul set ci sarebbero state due, tre persone. Invece…erano cento, davanti a una vetrata. Un macchinista mi fece coraggio, daje Elena, sei sempre bella come il sole. È stato un atto d’amore per il cinema di Sorrentino; quella scena aveva un significato profondo: il dolore di una donna che stava sfiorendo, le cose che in un matrimonio non vanno come si erano sognate. Veronica erano tutte le donne, e io mi rivedevo in scene dolorose della mia vita, della mia famiglia, la sofferenza psicologica dei miei nonni che litigavano, l’alcol che serpeggiava. Io sono stata una ragazza più morigerata».
Però da una parte ha detto di indossare solo slip rossi, dall’altra si vede come una maestrina noiosa.
«Beh, sono sempre femmina. E autoironica. Oddio, ora ai David tutti penseranno che sotto porto gli slip rossi! È un mestiere di imprevisti, ricordo l’imbarazzo per una scena d’amore in cui un attore non italiano si era calato molto nella parte…La mia vita è stata movimentata, sono una donna appassionata. Ora sono in una fase in cui mi basto, ho bisogno di essere sola e di pensare a me».
Attrice nazionalpopolare: la offende?
«Per niente. Sono grata alla tv che mi ha dato popolarità, grazie alla tv riempio i teatri con i classici, e vivo un momento magico, il primo maggio su Amazon è uscito il sequel di Un altro piccolo favore, con un cast stellare e uno sfarzo scenografico, un thriller grottesco dove interpreto una suocera mafiosa, una specie di mostro. Poi c’è il nuovo film per Rai 1 su Teresa Battaglia, che ha fatto emergere delle parti di me che non sapevo esprimere, è arrabbiata, ha l’Alzheimer e dice tutto ciò che pensa. Ho imparato da lei a essere un po’ più libera. Ho vissuto tutta la vita sulle punte per paura di ferire gli altri. La tv mi ha dato tanto, grazie a suor Angela, in Che Dio ci aiuti, e dopo l’incontro con una vera suora, ho scoperto la fede. Io che vengo da una famiglia di atei (tranne la mia bisnonna col rosario in mano che era la più progressista di tutti) sognavo di avere una fede che non avevo».
Conosce il perdono? Glielo chiediamo pensando a Nancy Brilli, quando la tradì col suo ex marito.
«Luca Damiani, e intanto lei piangeva sulla mia spalla. Poi mi ha chiesto scusa, eravamo giovani, di errori ne facciamo tutti. Certo perdonare è più facile che dimenticare».
E suo padre…
«Ne sono venuta fuori con la psicoanalisi. L’ho recuperato dopo i 30 anni, ho un rapporto splendido con i tre figli che ha avuto dopo, sono proprio fratelli e sorelle. Sono stata il braccio armato di mia madre, era piena di risentimento, pensava che avrei tolto qualcosa all’uomo che mi ha cresciuta assieme a lei, il regista Pino Passalacqua, che mi ha insegnato a stare su un set e a essere perbene, è la persona che più mi è mancata…
Se penso ai David mi sono ritrovata negli occhi di Fabrizio Gifuni, che fa Luigi Comencini nel film di sua figlia Francesca. Ho rivisto me, mia madre, la mia famiglia».