Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 04 Domenica calendario

Intervista a Greg

Fumettista, musicista, cantante, comico, conduttore radiofonico, attore, regista... Gli manca di fare la ruota e il mangiatore di fuoco e poi Claudio “Greg” Gregori, 61 anni, romano, sposato senza figli, da solo e con l’amico e collega Lillo, 62, dagli Anni Novanta in poi le ha provate tutte, o quasi. Sempre con grande successo. Al momento è in giro per l’Italia con A Mirror – Spettacolo falso e non autorizzato di Sam Holcroft (oggi è al Teatro Moderno di Latina alle 17.30 e alle 21, con lui c’è anche il portentoso Ninni Bruschetta) e, come sempre, la mattina di ogni sabato e domenica è con Lillo su Rai Radio2 con 610 (dalle 10.35 alle 12).

Per presentarsi quale professione sceglie fra le tante?
«Musicista? O autore? Non so rispondere con precisione. Di sicuro amo comporre musica e scrivere. Mi piace seguire le passioni, ecco. Sono quelle che mi hanno sempre spinto a lavorare con entusiasmo».

Per farlo è stato più coraggioso o incosciente?
«Incosciente. Più che altro per alcuni atteggiamenti polemici giovanili, che poi ho abbandonato».

Con chi ce l’aveva?
«Con tutto e tutti. In realtà stavo solo cercando una dimensione che mi facesse stare bene con me stesso. Quando l’ho trovata, grazie a fumetti e musica, è stato tutto più facile».

Suo padre dipingeva, vero?
«Sì. E anche mamma si divertiva a disegnare modelli di moda eccentrici. Era un po’ pazzoide, cosa che un minimo mi ha trasmesso».

Quindi, almeno da lei, è sempre stato incoraggiato, giusto?
«Io credo che mia madre non si sia mai veramente resa conto del percorso che stavo facendo. Ha sempre visto un piccolo nerd, con gli occhiali spessi, appassionato di musica classica che non amava giocare a calcio né a figurine. Mio padre, invece, da una parte voleva che avessi il posto fisso, dall’altra era contento dei miei interessi artistici. Quindi un po’, sì, mi ha supportato».

Lei quando capì che la sua strada era questa?
«All’università feci tre esami a Filosofia giusto per non partire militare. Poi abbandonai tutto – solo più tardi mi laureai in Scienza delle comunicazioni – per dedicarmi ai fumetti. Scelta felice perché nell’86 fui assunto da una casa editrice. Pensavo che sarebbe stato davvero il mio lavoro, poi quell’azienda fallì e visto che parallelamente suonavo rock’n’roll Anni Cinquanta, mi misi a fare quello nei locali».

È vero che nel 1985 si presentò a “Quelli della notte” di Renzo Arbore?
«Sì. Avevo letto che per una sua nuova trasmissione Arbore faticava a trovare gruppi che proponessero rock’n’roll. Io consultai l’elenco telefonico, lo chiamai, e lasciai un messaggio sulla segreteria. Mi richiamò per incontrarci, portai con me l’audiocassetta, che a lui piacque, ma poi sfumò tutto perché aveva già trovato altri musicisti».

All’epoca suonava con i Jolly Rockers, con i quali nel 1993 partecipò a Sanremo Giovani con la canzone “Va a lavorare”: come andò?
«Male. Ci trombarono subito. Nel 1996 feci il bis andando con Lillo e i Latte e i suoi derivati. Presentammo Ginoska: anche quello un flop».

La cosa venuta meglio qual è?
«In tv Telenauta 69 del 2000, in onda su Italia 1, un omaggio ai varietà in bianco e nero degli Anni 60. Poi ci sono tanti spettacoli teatrali, la radio, le colonne sonore per il cinema. A volte anche molto di nicchia, ma che sono contento di aver fatto».

Quella venuta peggio?
«Presentare i David di Donatello nel 2013. Io e Lillo eravamo proprio due pesci fuor d’acqua. Fu un disastro».

Chi deve ringraziare per primo?
«I miei – che oggi non ci sono più – e mia moglie Nicoletta che mi ha instradato su percorsi esistenziali di equilibrio e apertura mentale che oggi mi fanno sentire meglio».

Sua moglie si occupa – l’ho letto sul suo sito – «di numerologia, energia runica e diverse altre tecniche di indagine dell’inconscio e dell’“oltre” come tarocchi, fenomenologia dei segni» e via dicendo: fa lo stesso anche lei? Di che si tratta?
«Sì, certo. È un ritorno alla terra e alle scienze antiche di migliaia di anni. A una spiritualità che ha a che vedere con l’energia dell’universo e non con le religioni».

E lei pratica tutto questo?
«Sì, è parte del mio percorso evolutivo. Per questo con Nicoletta a luglio apriremo un centro dove vorremmo poter fare meditazione classica, ricreare piramidi energetiche e capanne organiche, usare tamburi e simboli per ritrovare con l’aiuto sciamanico la dimensione ideale a prescindere dalla corrente spirituale di ognuno di noi. Insomma, vorremmo creare un’oasi di benessere dove potersi ritrovare e parlare di tutto».

Dove l’aprirete questo centro?
«Non a Roma, ma a Santa Marinella. Non sul mare, però, ma nel bosco, in una zona secondo la radionica energeticamente molto pura (medicina alternativa, metodo di diagnosi e di terapia fondato sul ricorso a percezioni extrasensoriali e sull’utilizzazione di una speciale strumentazione, ndr)».

Va bene. Con tutte le maschere indossate in questi anni da lei e Lillo, qualcuno che si è veramente arrabbiato c’è stato?
«Tanti. Me so’ ’ngrifato, parodia delle canzoni di Franco Califano, che lo stesso Califfo apprezzò molto, fece infuriare un gruppo di femministe che ci accusò di maschilismo. Un’altra volta un pezzo come Noi, ragazzi del 2000 ci fece accusare di razzismo...».

L’acronimo del vostro gruppo, Latte e i Suoi Derivati, è Lsd: l’ha mai provato?
«Per carità. Quella roba non fa per me. Il nome lo proposi a Lillo e alla band perché sotto casa mia si fermava sempre un pullmino con la scritta Trasporto latte e derivati».

Nel 2021 Lillo da solo ha avuto un grande successo con “Lol”: è vero che ha creato qualche problema alla coppia?
«No, assolutamente. Se Lillo va sempre più forte, meglio anche per me. Viene più gente a teatro».


Ed è vero che lei ha rifiutato l’ingaggio per la seconda edizione?
«So che si faceva il mio nome, ma nessuno mi ha mai contattato. Detto questo, non è uno show nelle mie corde. Non l’avrei mai fatto».

Lo scherzo più divertente che ha fatto a Lillo qual è?
«Anni fa andavamo spesso a Milano per lavoro, in aereo, e mi divertivo a giocare con una rivista porno».

Che vuol dire?
«Lillo nove volte su dieci si siede e si addormenta subito: così prima dell’imbarco passavo in edicola a prendere un giornaletto, poi lo aprivo e lo mettevo sul suo tavolinetto. A volte, se non lo trovavo gli facevo un disegno hard e gli mettevo la penna in mano. Quando arrivava l’hostess lo svegliava per sgridarlo. Faceva un figurone memorabile».

Lei ha la sindrome di Tourette: l’ha condizionata in qualche modo?
«È un po’ una rottura di scatole perché il cervello non si ferma un attimo. Roba tipo contare le strisce per strada, i multipli di questo o quello, i sinonimi di contrari, i palindromi, l’anagramma, i disegni mentali, i triangoli... Roba così. Però è anche una risorsa: faccio continui giochi di parole o arrangiamenti mentali di musiche che poi mi portano inevitabilmente a crearne di nuove».

È vero che ha anche la prosopagnosia, disturbo neuropsicologico caratterizzato dall’incapacità di riconoscere i volti, anche di persone conosciute, pur mantenendo intatte la vista e la memoria?
«Sì. Non ho mai capito qual è il particolare che mi fa ricordare una persona: a volte uno brutto lo riconosco subito e una bella donna no».

Di recente le è capitato?
«Certo. Con Miriam Leone, per esempio, che ho conosciuto prima ancora che diventasse Miss Italia. Ogni volta che la incontravo, mi presentavo, fino a quando un giorno è sbottata e mi ha detto: “Ancora? È possibile che non ti ricordi di me?”. E allora le ho raccontato tutto».

I paletti di Greg quali sono? In scena cosa non farà mai?
«Sicuramente non suonerei mai trap o reggaeton. Sono di ampie vedute, ma c’è un limite a tutto».


La cazzata della vita qual è stata?
«Prestare un sacco di soldi a un presunto amico che non me li ha mai restituiti. Diciamo che ho imparato una lezione. Come lo sport».

Che intende dire?
«L’ho scoperto tardissimo, non mi piace, ma lo pratico perché mi fa star bene. Vado in palestra tre volte a settimana e ogni volta non ci vado mai contento. Per me è una vera galera. Ma serve».