Avvenire, 4 maggio 2025
L’import di frutta cresce più dell’export
L’ortofrutta italiana vive un periodo di grandi numeri ma di altrettanto grandi contraddizioni, con molte incognite e con importanti innovazioni tecnologiche da mettere letteralmente in campo. Dell’andamento del settore – in Italia e nel mondo così come delle molte opportunità ma anche delle notevoli difficoltà da affrontare, si parlerà nel corso dell’edizione 2025 di Macfrut di Rimini prevista dal 6 all’8 maggio: un’occasione per ragionare tra produttori, trasformatori e distributori alle prese con, appunto, innovazioni e tensioni di mercato.
Stando agli ultimi dati a disposizione il solo comparto dell’ortofrutta fresca vale più di 17 miliardi, oltre un quarto del totale della produzione agricola nazionale. Nel 2024 l’export del settore ha raggiunto 6,4 miliardi di euro, con una crescita del 6,3% rispetto al 2023 e del 30,3% rispetto al 2019. Lo dice Confagricoltura che sottolinea come «nonostante le difficoltà e gli effetti del cambiamento climatico, l’ortofrutticoltura rimane trainante per l’agricoltura del nostro Paese».
Cosa dicono però i numeri?
Prima di tutto del grande balzo in avanti delle vendite di prodotti italiani nel mondo, ma dell’altrettanto forte crescita delle importazioni. Stando a Fruitimprese – una delle organizzazioni di produttori più rappresentativa del settore – il risultato è una bilancia commerciale che, viene spiegato in una nota del Corriere Ortofrutticolo, rimane in territorio negativo in volume ma si dimezza in valore.
Intanto, anche il mercato interno, per ora tiene. Stando alle elaborazioni Ismea, il comparto degli ortaggi freschi e trasformati ha registrato nel 2024 una crescita della spesa del 2,2%, dopo il +9,4% del 2023. A correre di più i prodotti freschi con un aumento del 2,9% per la frutta.
Alti e bassi, quindi, per un settore che è comunque in prima fila a rappresentare il buon agroalimentare nazionale nel mondo. Anche se deve fare i conti non solo con la complessità dei mercati, ma pure con il cambiamento climatico che periodicamente tartassa campi e serre nostrani. Coldiretti non ha dubbi: importazioni selvagge e crisi climatica minacciano i record dell’ortofrutta italiana.
Servono, sempre secondo i coltivatori, politiche capaci di garantire la reciprocità delle regole rispetto ai Paesi stranieri oltre che il rafforzamento delle filiere e la tutela delle coltivazioni dalle calamità.
Mentre CIA-Agricoltori italiani ricorda quanto proprio l’ortofrutta sia sottoposta alle bizze del clima con tutte le conseguenze del caso.