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 2025  maggio 04 Domenica calendario

Quegli orchi che adescano minori online sui social e dentro le chat dei videogames

I predatori sono in agguato nella Rete. Tessono ragnatele e comunicano con modalità riservate e indirizzi “anonimizzati”. Scambiano e vendono immagini e video nelle profondità oscure del dark web. A volte, contattano le prede direttamente, fingendosi ragazzini nelle chat dei giochi online, che insieme ai social media e alle piattaforme di messaggistica vengono usati dagli adolescenti per coltivare relazioni amicali. Talvolta – ragiona con Avvenire Maria Rosaria Romano, primo dirigente della Polizia postale – «i minori possono essere vittime di grooming, ossia di adescamento, o essere indotti da predatori online a produrre proprie immagini intime, con il rischio di finire vittime di reati come la pedopornografia, il revenge porn e la sextortion». La dottoressa Romano parla per esperienza: da tempo dirige la seconda divisione della Postale, che investiga su crimini informatici compiuti in danno di minorenni. E lo scenario tratteggiato – in vista della giornata per il contrasto alla pedofilia, che ricorre domani – dovrebbe indurre istituzioni, famiglie, educatori a riflettere per irrobustire le reti di prevenzione e comunicazione a salvaguardia di bambini e adolescenti.
Crescono gli arresti e i siti oscurati
Gli investigatori lavorano sul duplice versante della prevenzione e della repressione, attraverso le articolazioni territoriali e la “cabina di regia” di Roma, il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo). Gli ultimi dati disponibili sono relativi al 2024 (ma quelli sui primi mesi dell’anno in corso presto potrebbero essere resi noti e confermare alcune tendenze). E sono quasi tutti col “segno più”: dai siti visionati (42.231 nel 2024 rispetto ai 28.355 del 2023); ai casi trattati (2.828 rispetto a 2.702); ad arresti (147, a fronte di 108) e perquisizioni (986 contro 927) fino ai siti “oscurati” grazie allo strumento delle black list (2.775 rispetto a 2.739). Gli unici dati in lieve flessione riguardano il numero complessivo di indagati (1.184 rispetto a 1.239) e di denunciati in stato di libertà (1.031 rispetto a 1.031): riflettono la valutazione della Postale di concentrarsi in prima battuta sui «soggetti di particolare pericolosità». Molte indagini (l’ultima, denominata “Stream”, è partita da Napoli) confermano come si tratti spesso di persone all’apparenza insospettabili, in media dai 20 ai 70 anni d’età, e di tutti i ceti sociali: avvocati, impiegati di banca, informatici, ma anche operai o disoccupati con conoscenze digitali.
L’adescamento online è «su livelli allarmanti»
Fra le «minacce più insidiose e pericolose», la Postale inserisce l’adescamento di minori online, che si mantiene «su livelli allarmanti», con 374 casi l’anno scorso a fronte di 353 del 2023. I territori di caccia degli orchi sono «le piattaforme digitali sempre più precocemente utilizzate da bambini e ragazzi, come i social network, le app di messaggistica istantanea e, più recentemente i videogiochi online, luoghi virtuali adatti per “predatori” pronti ad usare tecniche di manipolazione affettiva per ottenere immagini sessuali, video e addirittura incontri reali con potenziali vittime». La fascia d’età più esposta è quella fra i 10 e 13 anni (207 episodi), quando i ragazzini si fanno più autonomi nel cercare e stringere amicizie virtuali; ma anche la fascia fra 14 e 16 anni registra un aumento di casi del 24%. Inquietano ancor di più gli adescamenti in danno di bambini (età fra 0 e 9 anni), con 26 casi nel 2024 (erano 32 l’anno prima),
perché riguarda una tipologia di «vittime particolarmente fragili per le quali un approccio sessuale precoce e tecnomediato può costituirsi come trauma concreto con potenzialità dannose elevate». Come vengono agganciati i più piccoli? Spesso, avvertono gli investigatori, nei luoghi virtuali del gioco gli adescatori “avvicinano” le loro vittime, «sfruttando l’entusiasmo di vincere una partita nel gioco online preferito, nascondendosi dietro profili falsi di sedicenti coetanei».
Le piattaforme degli orchi, i token e le criptovalute
Quelle contro le reti di pedopornografia, osserva la dottoressa Romano, sono «indagini transnazionali, in cui la cooperazione con polizie e magistrati di altre nazioni è indispensabile». Una delle inchieste più recenti ha visto la partecipazione di 35 Paesi (tra cui Germania, Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Spagna, Canada), portando a identificare di 1.400 sospettati in tutto il mondo e a chiudere una piattaforma dal nome beffardo, “Kidflix”, per l’assonanza con quelle che trasmettono film e serie tv a pagamento. Creata nel 2021 da un cybercriminale, aveva 1.8 milioni di utenti in tutto il pianeta, che potevano vedere o scaricare video pedofili pagando in criptovalute e perfino ricevere “token” (gettoni virtuali) se caricavano a loro volta filmati. Nel server sequestrato due mesi fa da poliziotti olandesi e tedeschi c’erano 72mila video. Un enorme lavoro adesso sarà quello di identificare le vittime (attraverso il ricorso a una maxi banca dati dell’Interpol) rintracciare i flussi di valuta. In Italia è l’Uif di Bankitalia a segnalare transazioni sospette legate alla vendita di materiale pedopornografico sul web.
I consigli della Polizia alle famiglie
Molti genitori non hanno consapevolezza delle potenzialità dei device che affidano ai figli: «Spesso vediamo in mano a bambini di 8-9 anni dispositivi con accesso ai social network, per cui se ne dovrebbero avere almeno 13», avverte Maria Rosaria Romano. Il suo primo suggerimento è di andarci cauti e far crescere i ragazzi, attivando in ogni caso il parental control. Poi, è sempre meglio che sia i genitori che ragazzi e ragazze evitino «di condividere dati personali (numeri di telefono, indirizzo, generalità, foto) con sconosciuti. E tantomeno foto intime, che potrebbero essere usate da malintenzionati per ricatti o altri reati». Ma il consiglio cardine «resta quello di parlarsi, di comunicare in famiglia. Solo così, se c’è un timore per qualcosa, si potrà valutare insieme cosa fare». E nel caso, conclude la dirigente di Polizia, «denunciare la vicenda o segnalarla attraverso il commissariato di Ps online».