Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 03 Sabato calendario

Paul Mescal: “Non importa quanto talento hai, se poi non sei una persona gentile”

«Shiiit, adrenalina incredibile, love it, da rifare assolutamente». Il suo esordio da star del cinema mondiale Paul Mescal lo ricorda esattamente così, con la reazione a caldo il giorno in cui (a 16 anni) partecipò alla recita scolastica del Fantasma dell’Opera di Andrew Lloyd Webber. Debutto sul palcoscenico e pura euforia: «Diciamo che ero un baritono appena passabile, ma è stato bellissimo». Irlandese, 29 anni, vincitore Bafta per il ruolo nella serie cult Normal People e nomination all’Oscar per Aftersun (regia di Charlotte Wells), ha in progetto vari film di cui sentiremo parlare. Tra i quali: l’epic-musical Merrily We Roll Along di Richard Linklater, Hamnet di Chloé Zhao (ispirato al romanzo di Maggie O’Farrell Nel nome del figlio – Hamnet) e The History of Sound, accanto a Josh O’Connor, nel quale saranno due giovani uomini che durante la Prima guerra mondiale – registrando le voci e le vite dei propri connazionali – finiranno per innamorarsi l’uno dell’altro. Film nel quale Paul sarà anche coproduttore, ennesima metamorfosi di questo talento unico nella sua generazione.
ROBERTO CROCI: Le spiace se iniziamo però parlando di sport e di calcio gaelico? Lo pratica ancora?
PAUL MESCAL: «No, non potrei. Lo adoro, ma è molto fisico, una lotta contro gli altri e con te stesso. Ho praticato molti sport, tutti quelli di contatto e sempre all’aperto, finché non mi sono massacrato una mascella...».
RC: È meno pericoloso recitare?
PM: «È una scommessa. Avevo delle ambizioni e sarei bugiardo se dicessi il contrario. Ma non pensavo di farcela, di avere tutto quello che ho prima dei 30 anni. A scuola cercavano sempre di scoraggiarci, dicendo che stando alle statistiche solo il 17% di chi studia recitazione ha poi un effettivo successo. Ma dopo aver ottenuto il primo lavoro mi sono gasato e ho pensato: “Ehi, Paul, forse la strada è in discesa per te”. Essere naïf mi ha aiutato e mi rendo conto della fortuna che ho avuto».
RC: Preferisce film indie o blockbuster?
PM: «Indie, senza dubbio. Ho scelto di essere attore per fare un lavoro che mi permetta di costruire un rapporto di collaborazione con registi e attori, per mantenere un giusto equilibrio dell’ecosistema personale e cinematografico. Altrimenti finiamo per cercare solo grandi progetti e fare tutti gli stessi film. Prediligo un tipo di recitazione più introspettiva, che richiede un “cambiamento” interno. Non sono il tipo da mega colossal».
RC: Eppure ha lavorato al sequel de Il Gladiatore, che arriverà su Paramount+ tra pochi giorni, l’11 maggio.
PM: «E sono contento d’averlo fatto. Ma non devo necessariamente recitare in film di quel tipo, a meno che non ci sia sempre un Ridley Scott dietro la macchina da presa».
RC: A proposito di mostri sacri, a teatro è stato in Un tram che si chiama desiderio nel ruolo che fu di Marlon Brando...
PM: «Ho lavorato tantissimo. Brando è sempre stato un idolo, perché non faceva solo bei film, ma raccontava storie con un valore sociale. Primo attore a essere considerato un sex symbol, ruolo che non mi appartiene ma mi incuriosisce. Ma in ogni ruolo faccio molta ricerca sulla psicologia del personaggio e il suo background».
RC: Ci fa qualche esempio?
PM: «Per Carmen ho studiato canto, danza e boxe perché non essendo un ballerino volevo creare un mio stile. Per Il Gladiatore ho passato ore a saltare su e giù da cavallo (ride, ndr), ma poi quando è arrivato il momento di cavalcare nel film Ridley mi ha proibito di farlo a causa di un incidente che era accaduto sul set de I duellanti; per Normal People ho giocato davvero a calcio gaelico; in God’s Creatures ho imparato ad allevare ostriche; per Estranei ho studiato il dialetto e le tecniche di isolamento...».
RC: La emoziona ancora un’audizione?
PM: «Studio un sacco, memorizzo le battute, organizzo i pensieri seguendo scalette, se si tratta di un film d’epoca mi documento sul periodo storico. Essere preparato è l’unica cosa che mi aiuta se sono nervoso».
RC: Ci dice qualcosa dei prossimi ruoli?
PM: «Hamnet, di Chloé Zhao, è una storia sul figlio di Shakespeare, morto nel 1596 a 11 anni, quattro anni prima che scrivesse Amleto. La storia è devastante. Amleto è un memorial per il figlio, quella morte gli ha spezzato il cuore. L’altro progetto, Merrily We Roll Along, sarà girato nell’arco dei prossimi 20 anni: il cast invecchierà in tempo reale. Linklater, il regista, mi ha detto che potrò parlarvene tra 15 anni! Posso dire che adoro i musical e canterò e ballerò tutto il tempo».
RC: Presto sarà anche produttore esecutivo in The History of Sound.
PM: «È una storia d’amore tra due uomini che viaggiano durante la Prima guerra mondiale. Ho accettato il ruolo perché sono amico di Josh O’Connor e abbiamo sempre voluto fare un film insieme. Questa era la storia giusta».
RC: Desideri inconfessati?
PM: «Mi piacerebbe un ruolo comico, ma ho paura. Far ridere è la cosa più difficile. C’è una frase di Larry Hagman, attore di Dallas, che mi ha sempre colpito: “La commedia non è divertente per chi la fa. La commedia è un lavoro duro, bisogna avere tempismo e richiede molte prove”».
RC: Quali performance consiglia di vedere a un giovane attore?
PM: «Michael Shannon in Take Shelter, Marlon Brando in Fronte del porto, Al Pacino ne Il Padrino, Ryan Gosling e Michelle Williams in Blue Valentine, Adam Driver e Scarlett Johansson in Storia di un matrimonio, e l’ultimo Timothée Chalamet in A complete unknown».
RC: C’è invece una lezione che ha imparato e che usa tutt’ora?
PM: «Non importa quanto talento hai, se poi però non sei una persona gentile e rispettosa tutto questo non ha senso e nessuno apprezzerà come sei».
Dopo il successo della serie Normal People, tratto dal romanzo di Sally Rooney e che gli è valso un Bafta come miglior attore, Paul Mescal (classe 1996) ha dimostrato tutto il proprio talento in vari progetti teatrali e cinematografici. Per il poetico Aftersun si è aggiudicato la prima nomination agli Oscar. Nel 2024 è stato nel film di Ridley Scott Il Gladiatore II, accanto a Denzel Washington. Per Merrily We Roll Along, di Richard Linklater.