3 maggio 2025
Biografia di Timothy Dolan
Giacomo Galeazzi, Stampa
Quando a Trump hanno chiesto un parere sul conclave la risposta è stata un endorsement per l’arcivescovo Timothy Dolan: «Sono tutte brave persone ma, se devo scegliere, dico che a New York c’è un cardinale molto valido». Il metropolita della Grande Mela è stato determinante già nel conclave del 2013 come presidente dei vescovi Usa, sostenitori di un pontificato post-Vatileaks quindi né italiano né curiale. Raccolse voti per il confratello argentino poi definì la sua elezione «una pietra miliare per la Chiesa». Due anni dopo pregarono inseme a Ground Zero. Sui temi etici, però, le posizioni divergevano pur avendo Dolan sempre manifestato apprezzamento per la personalità e il carisma di Bergoglio. Anche stavolta, sia che corra in proprio o da kingmaker, farà pesare nel sacro collegio il talento comunicativo e i finanziamenti dei cattolici statunitensi alle casse vaticane mai così in rosso e quindi bisognose di fundraiser di caratura mondiale. Ha account verificati sia su Facebook che su X, e una crescita costante dell’audience: conta oltre 416 mila follower su Facebook e 288 mila su X. Attivissimo sui social ha postato collegamenti da San Pietro, in occasione del suo omaggio a Francesco, e da fuori dell’Aula Paolo VI, per la prima congregazione generale. Leader per un triennio dell’episcopato Usa, ha guidato la preghiera all’insediamento del tycoon lo scorso gennaio. Dolan ha raccontato di aver discusso di questioni religiose con Trump e ha definito «serio» il suo approccio: «La sua fede si sta risvegliando e ciò è un bene perché non si può guidare gli Stati Uniti senza una fede profonda».
La candidatura al Soglio è vista con freddezza da molti porporati del Sud del mondo. Rigido conservatore in dottrina malgrado la formazione sacerdotale al Pontificio Collegio Nordamericano di Roma (di cui poi 25 anni dopo diventerà rettore) nella stagione “liberal” del post-Concilio stelle e strisce, è stato allievo dell’Angelicum come Karol Wojtyla, il suo modello. Il primo incarico è stato da vicario in una parrocchia a Richmond Heights, nel Missouri.
Tornato a Roma ha insegnato storia della Chiesa alle pontificie università Gregoriana e San Tommaso d’Aquino. Negli anni romani si è specializzato nella formazione dei seminaristi e nel 25° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, è stato nominato vescovo ausiliare di Saint Louis da Giovanni Paolo II. Come motto episcopale ha scelto la professione di fede di San Pietro: «Da chi andremo?». Nel 2002 è stato nominato arcivescovo di Milwaukee, nel Wisconsin. Sette anni dopo è stato promosso a New York.
«Stare in prima linea» è l’idea guida della sua missione. Nel 2010 Benedetto XVI gli ha dato mandato, come visitatore apostolico in Irlanda, di indagare nei seminari mentre divampava lo scandalo degli abusi sessuali. «Ora dobbiamo capire chi vuole lo Spirito Santo e questa è una grossa responsabilità», dice. Considera Bergoglio «un maestro e un custode: lo ammiro soprattutto per la grande determinazione, non ha mai mollato». Il prossimo vicario di Cristo, nella su visione del conclave, deve avere «il cuore caldo di Francesco», ma «più chiarezza nell’insegnamento, più raffinatezza della tradizione della Chiesa, più approfondimento dei tesori del passato». —