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 2025  maggio 03 Sabato calendario

L’equilibrio della coesistenza è già vicino all’implosione

Perde altri pezzi l’equilibrio illusorio del potere sorto a Damasco dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. Le “mine” confessionali ed etniche esplodono, infatti, senza sosta sotto i piede del presidente (non eletto) Ahmed al-Sharaa. Le recenti violenze a sfondo settario esplose nelle aree a maggioranza drusa situate vicino a Damasco accentuano ulteriormente le prospettive pessimistiche che si erano delineate, due mesi fa, nella zona costiera in seguito agli eccidi indiscriminati subiti dalla popolazione alauita. La “nuova Siria” sembra ancora lasciare campo libero a fazioni fondamentaliste che nulla hanno a che vedere con lo Stato di diritto che l’attuale amministrazione afferma di voler istituire. Gli interventi degli attori regionali e internazionali, ognuno dei quali cerca di imporre la propria agenda, rendono poi la miscela veramente esplosiva. La situazione sul terreno si presenta attualmente così: a est e a nord-est, i curdi, sostenuti da Francia e Stati Uniti, reclamano l’istituzione in Siria di un sistema federale che non solo vede la determinata opposizione di Ankara, ma va anche contro l’iniziale progetto di fondere «l’Amministrazione autonoma» a guida curda con l’emergente governo siriano; sulla costa, alcuni militari vicini al vecchio regime o influenti uomini d’affari cercano di forgiare – pare con l’implicito beneplacito russo – i contorni di un cantone alauita; a sud, Israele controlla vaste aree strategiche e spinge per la creazione di un cantone autonomo druso. L’acuirsi del discorso settario in molte strutture militari affiliate al governo di al-Sharaa finisce così per portare i gruppi minoritari siriani che avvertono un pericolo esistenziale a fare il gioco di chi vuole la frammentazione del Paese in nome di una presunta “protezione delle minoranze”. In questo contesto si inseriscono le dichiarazioni fatte martedì dal ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, in cui ha affermato senza mezzi termini che «Israele non fermerà la guerra prima di aver annientato Hamas, diviso la Siria e impedito all’Iran di dotarsi dell’arma nucleare».