Avvenire, 3 maggio 2025
Oltre la metà dei giovani italiani non nutre speranza per il futuro
La speranza è un orizzonte sconosciuto per almeno metà dei giovani italiani. Il dato, allarmante, emerge da un’originale ricerca realizzata da Ipsos (tra il 17 febbraio e il 3 marzo di quest’anno) su un campione di 2001 italiani tra i 18 e i 34 anni, per l’Osservatorio giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, in occasione della Giornata per l’Università Cattolica, che sarà celebrata domani sul tema, legato al Giubileo, “Università laboratorio di speranza”. Analizzando i risultati della ricerca, emerge con chiarezza che per una buona metà dei giovani italiani, soprattutto donne, la speranza nel futuro è, appunto, assai flebile. I più ottimisti sono i giovani che abitano nelle regioni del Nord-Ovest, con il 47,6% di speranzosi, rispetto al 46,2% di Sud e Isole, al 45% del Centro e al 44% del Nord-Est. Sono quattro i parametri della Scala integrata della Speranza, attraverso cui è strato misurato questo valore: la Percezione di Controllo e la Competenza personale nel plasmare il proprio futuro (Personal Mastery); la percezione di avere Supporto dagli altri; la Fiducia in sé e negli altri; la Spiritualità. Considerando queste componenti della speranza, vediamo che il Nord-Ovest registra valori superiori in Fiducia rispetto al Sud e alle Isole (punteggi medi: Nord-Ovest: 2.94 – Sud e isole: 2.60; range della scala 1-5) mentre quest’ultima area si distingue per un livello di Spiritualità superiore rispetto al Centro e al Nord-Ovest (punteggi medi Sud e Isole: 2.76 – Nord-Ovest: 2.58; Centro: 2.54; range della scala: 1-5). Complessivamente, la componente che ottiene il punteggio maggiore è il Supporto (3.33), il Personal mastery (3.18), la fiducia (2.87) e, ultima, la Spiritualità (2.65).
Le risposte dei giovani variano anche sulla base delle condizioni personali in cui si trovano a vivere. Per esempio, i ricercatori evidenziano differenze, anche statisticamente significative in Personal Mastery, Supporto e Spiritualità tra chi lavora e chi non lavora: i lavoratori mostrano punteggi medi superiori rispetto a chi non lavora. Lo stesso vale per il livello di benessere: chi ha livelli più alti di speranza riporta un maggior benessere emotivo, sociale, e psicologico oltre a una maggiore soddisfazione di vita rispetto a chi ha livelli più bassi di speranza.
Un fattore che incide sul livello di speranza per il futuro è anche il volontariato a favore della propria comunità: la speranza – nello specifico le componenti di Personal Mastery, Supporto e Spiritualità – risulta più elevata tra coloro che attualmente svolgono attività di volontariato – sia continuativa sia saltuaria – rispetto a chi non l’ha mai praticato e rispetto a chi lo ha fatto solo in passato.
Alla luce di questi risultati, si legge in una nota a corredo della ricerca, emerge che «la speranza è determinata soprattutto dall’aver trovato un significato al vivere, a seguire dalla soddisfazione dei bisogni psicologici di base (sentirsi competenti, sentirsi autonomi e sentire di avere relazioni significative), dalla religiosità e dalla ricerca di significato». Un percorso che, per almeno il 50% dei giovani italiani, è ancora tutto da completare, come evidenziato dalla ricerca del Toniolo. «Colpisce il fatto che circa metà dei giovani, e soprattutto delle giovani, nutrano poca speranza proprio in una fase della vita che dovrebbe essere ricca di progettualità, sogni, voglia di futuro», commenta Elena Marta, professore ordinario di Psicologia sociale e di comunità all’Università Cattolica. La docente ha condotto la ricerca – realizzata con il sostegno di Fondazione Cariplo – con Daniela Marzana, professore associato di Psicologia sociale e di comunità e Adriano Mauro Ellena, assegnista di ricerca in Psicologia sociale e di Comunità. «I dati ce lo mostrano chiaramente – prosegue la professoressa Marta –: avere speranza impatta sul benessere e sulla qualità della vita in generale. È interessante come questi, e altri dati che stiamo elaborando, mostrino una stretta relazione tra speranza e possibilità di dare un senso al vivere. In questi momenti carichi di ansia e preoccupazione – prosegue la docente della Cattolica – la speranza offre la possibilità di ritrovare un orizzonte di senso e con questo un orizzonte di futuro, la possibilità non solo di sopravvivere agli affanni quotidiani, ma di fare un’esperienza di vita piena, per sé e per gli altri, dove anche l’impegno civico e solidale trova spazio e offre categorie di senso. È quindi importante – conclude Marta – offrire ai giovani luoghi intergenerazionali di ricostruzione di senso del vivere, di trame di fiducia e di speranza».