Avvenire, 3 maggio 2025
Il calo degli aiuti restringe anche l’Onu: meno interventi e «fuga» da New York
La drastica riduzione degli aiuti pubblici allo sviluppo, soprattutto da parte degli Stati Uniti di Donald Trump ma anche da parte di altri importanti donatori, impone alle Nazioni Unite non solo una massiccia riduzione dei programmi di cooperazione, ma anche una radicale ristrutturazione delle sue agenzie umanitarie e la ridistribuzione delle risorse. Se già si fanno stime su quante persone nel mondo rischiano di restare vittime di insicurezza alimentare e del mancato accesso a programmi di protezione e formazione, un cambiamento epocale riguarderà la struttura stessa delle agenzie del Palazzo di vetro, per le quali si prospettano accorpamenti e altri cambiamenti strutturali, stando a un documento preparato da un gruppo di lavoro del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Lo schema previsto propone di indirizzare le decine di agenzie in quattro direzioni principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani. Tra le misure specifiche c’è anche la fusione delle agenzie operative del Programma alimentare mondiale (Pam), dell’Unicef, dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) in un’unica agenzia umanitaria. La riforma prevede inoltre la riduzione delle duplicazioni di funzioni e la razionalizzazione del personale, incluso il trasferimento di una parte del personale da Ginevra e New York, sede anche dell’iconico Palazzo di vetro, a città con costi decisamente inferiori. In molte agenzie la forza lavoro sarà diminuita del 20-30 per cento. «I fondi tagliati non torneranno presto e ce ne potrebbero essere altri. Dobbiamo lavorare con i soldi che abbiamo, non con quelli di cui abbiamo bisogno – ha avvertito il responsabile degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, Tom Fletcher –. Cerchiamo di dirlo in modo gentile, ma delle persone moriranno». «Di fronte a questa realtà – ha aggiunto Fletcher – le Nazioni Unite stanno avviando una “revisione umanitaria”: riducendo il personale e riorganizzando le priorità».
In questo contesto cupo, il direttore dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha sottolineato che alcuni Stati sono determinati ad onorare i loro impegni. Ma la botta sarà forte. Dopo l’ordine esecutivo siglato da Trump a gennaio, gli Usa hanno annunciato la cancellazione dell’83 per cento dei programmi dell’agenzia di aiuti Usaid. Un colpo durissimo sul settore umanitario, che secondo l’Osce contava sull’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale per circa la metà degli aiuti globali: nel 2024, infatti, gli Usa hanno distribuito 72 miliardi di dollari in aiuti a più di 130 Paesi. Con i tagli attuali significa che circa 60 miliardi, in gran parte destinati a programmi sanitari e all’assistenza umanitaria per rispondere alle emergenze e aiutare a stabilizzare le regioni devastate dalla guerra, non saranno erogati. Oltre all’annunciato smantellamento di Usaid, anche altri tra i principali donatori occidentali hanno manifestato l’intenzione di diminuire i loro impegni, dal Regno Unito (-40%) alla Francia (- 37%), dai Paesi Bassi (- 30%) al Belgio (25%). In totale questi tagli equivarrebbero a un calo del 44% rispetto agli 1,6 miliardi di dollari donati nel 2022 alla sola Oms sul fronte degli obiettivi per la nutrizione.
Il Pam, agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma, ha avvertito il mese scorso che 58 milioni di persone sono a rischio di fame estrema o di carestia a meno che non arrivino finanziamenti urgenti per gli aiuti alimentari. Milioni di persone che affrontano una grave carenza alimentare nel Sudan devastato dalla guerra potrebbero essere colpite. Un nuovo allarme è arrivato ieri anche dall’Unhcr, secondo cui la carenza di fondi sta aumentando i rischi di violenza per i rifugiati. Tra i casi citati, in Sud Sudan il 75% degli spazi dell’agenzia Onu per donne e ragazze non offre più servizi, lasciando 80mila vittime di stupro o violenza senza sostegno e cure, mentre 200mila donne e bambini vulnerabili sono senza aiuto anche in Giordania, dopo la chiusura di 63 programmi umanitari. A Ginevra ieri centinaia di dipendenti delle Nazioni Unite hanno manifestato nell’iconica Place des Nations, di fronte alla sede europea dell’organizzazione, per protestare contro gli annunciati drastici tagli al bilancio. «Difendiamo l’umanità» e «Proteggiamo chi ci protegge» erano alcuni degli slogan scritti sui cartelli esibiti dai dipendenti di diverse agenzie Onu con sede nella città svizzera. Migliaia di posti di lavoro verranno tagliati presso l’agenzia responsabile del coordinamento degli aiuti di emergenza (Ocha), l’Oms e Unaids, mentre l’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, subirà un taglio del bilancio del 20%. Un provvedimento che peggiora interventi già complessi e spesso insufficienti nel contesto di gravi crisi umanitarie che richiedono importanti risorse, in Birmania, Sudan, Gaza e Ucraina.