Tuttolibri, 3 maggio 2025
Charlie Chaplin: "Dicono che sono comunista ma non ho mai nemmeno letto Marx"
Articolo pubblicato su Tuttolibri nell’agosto del 1991.
Per mezzo secolo Chaplin fu nel mirino dell’Fbi, sospettato di simpatie filosovietiche: su di lui esiste un dossier di oltre 1500 pagine.
Pubblichiamo qui il testo di un interrogatorio del 1948: Chaplin, che quattro anni dopo lascerà gli Stati Uniti per la Svizzera, respinge l’accusa e si dichiara un «convinto democratico». Il documento rievoca la “caccia alle streghe” che nell’America maccartista non risparmiò Hollywood, come si vedrà nel film “Guilty by suspicion”, con Robert De Niro, alla mostra di Venezia.
Ha mai dato il suo contributo a organizzazioni affiliate al partito comunista?
Non penso. Ma è una domanda talmente generale... Non so che cosa lei intenda per “organizzazioni affiliate al partito comunista”.
Si considera membro del partito comunista, signor Chaplin?
Assolutamente no.
Signor Chaplin, credo di capire, in base a quello che dicono i giornali, che lei è più o meno interessato ai movimenti sponsorizzati dai comunisti nel nostro Paese. È esatto?
No... Io sono un liberale e quello che mi interessa è la pace, in nessun modo il comunismo (...).
Ha scritto il seguente comunicato: «Russia, il futuro ti appartiene»?
Sì.
A chi era indirizzato e perché?
Era su richiesta dei nostri alleati, i russi a quell’epoca. Volevano un messaggio... per uno dei loro anniversari. L’ho rivolto alla Russia sovietica.
Di che natura era quel comunicato?
Solo che si erano battuti, che erano morti, ecc. Il discorso patriottico abituale. Era durante la guerra.
Il Daily Worker (organo del Pc americano) dell’8 giugno 1947 ha pubblicato un articolo scritto da lei in cui lei chiedeva che il processo di Leon Josephsen, Eugene Dennis e Gerhardt Eisler venisse rinviato (tutti e tre erano membri del partito comunista). È esatto?
Come ha comunicato al Daily Worker la sua richiesta?
Non l’ho comunicata. Ricevo centinaia di appelli provenienti da organizzazioni di ogni sorta... Chiedono che si presti il proprio nome per la causa della giustizia... È avvenuto per corrispondenza scritta, con i percorsi normali.
Si interessava a loro perché erano comunisti?
Ero interessato perché avevo l’impressione che si trattasse essenzialmente di una caccia alle streghe. Durante la Seconda guerra mondiale, tutti più o meno erano simpatizzanti comunisti. Intendo parlare dei comunisti sovietici. Io non ho mai letto un libro sul comunismo. Non ne so niente. Non ho mai letto Karl Marx... La mia interpretazione del comunismo era la Russia (...).
Ha mai ricevuto membri del consolato russo a casa sua?
Sì, lei capisce, io ricevo molti consoli, ambasciatori, ecc. Vengono tutti a trovarmi perché sono un personaggio internazionale, suppongo. Conoscevo il console russo. Era un uomo affascinante, ma non penso di averlo visto più di due volte. Io non provo nessuna animosità nei confronti della Russia. Assolutamente nessuna. Forse non capisco la situazione, ma devo confessare in tutta sincerità che io continuo a conservare la speranza e continuo a essere persuaso che sarebbe una buona cosa se potessimo intenderci con loro...
Ha inviato un comunicato di felicitazioni al governo dell’Urss per il festival Chaplin di Mosca?
Sì... Io sono molto fiero. Lei capisce, quel festival è stato organizzato in onore del mio lavoro e, naturalmente, ho detto loro che ero molto onorato.
Qual è oggi il sua atteggiamento nei confronti del governo sovietico?
Quello che è sempre stato. Io ho molta riconoscenza per loro. In base a quel che leggo nei giornali, non capisco in che cosa abbiano commesso un crimine o un’atrocità contro la nostra democrazia.
Pensa che il modo di essere dei comunisti sia migliore di quello degli Stati Uniti?
No, certo. Se lo pensassi, andrei là e ci resterei. Ma ciò nonostante non sono contro di loro e non lo sarò mai, per lo meno fino a che non dovessero invadere gli Stati Uniti. In quel caso, sarei il primo a prendere le armi.
Prenderebbe le armi?
Sì, per respingere qualunque invasore degli Stati Uniti. E voglio dire un’altra cosa... Ai giornalisti non piacciono le persone che parlano francamente. Io disprezzo i giornalisti, hanno sempre mentito in mio proposito. Hanno cercato di fare di me un mostro. Io ho sempre vissuto una vita calma e normale. Non faccio parte di nessuna associazione. Ma durante la guerra, ero contro i nazisti e il solo scopo della mia presa di posizione era di vedere la disfatta dei nazisti e dei fascisti. (...)
Signor Chaplin, era presidente d’onore di un meeting culturale organizzato il 16 ottobre 1942 al Carnagie Hall di New York?
Sì, vi feci un discorso.
Ha cominciato il suo discorso con la frase: «Cari compagni»?
Che cosa voleva dire esprimendosi così?
C’erano sicuramente dei russi nel pubblico e, siccome eravamo alleati in difesa della democrazia, ero fiero di rivolgermi a loro in quanto compagni.
Ha continuato il suo discorso dicendo: «Io non sono un cittadino e non ho bisogno di documenti di cittadinanza americana. I documenti di cittadinanza non vogliono dire niente. Io sono un patriota dell’umanità. Io sono un cittadino del mondo»?
Nella prima parte ci sono delle inesattezze.
Del resto, signor Chaplin, lei non è cittadino americano, vero?
No.
Ha mai fatto una domanda di cittadinanza?
Mai. Dall’età di 19 anni, io ho sempre avuto un senso dell’internazionalizzazione. Ed è qualcosa che sento sempre di più...
È questa la ragione per cui non ha mai fatto domanda di cittadinanza?
Sì. Io mi considero un cittadino americano come chiunque altro e ho sempre amato questo Paese. Non ho mai detto che la cittadinanza non vuole dire niente. Non ho mai denigrato gli Stati Uniti (...)
Per tornare al discorso del 16 ottobre 1942 lei avrebbe detto: «E ci sono tutte quelle affermazioni assurde sui comunisti, ma per fortuna il comunismo non è più il lupo mannaro che era prima. Chi sono questi comunisti? Grazie a Dio, cominciamo a capirli. I comunisti sono persone normali come noi. Dicono che i comunisti sono dei senza Dio. Che insulsaggine. Un popolo che si batte e muore come i russi non può essere altro che vicino a Dio».
Questo è più o meno esatto. Ho sentito che c’erano numerose forze in questo Paese che cercavano di disunire gli Alleati.
Ne deduco che lei pensa che il modo di essere dei comunisti è compatibile con quello degli Americani...
Non vedo perché non dovremmo poter vivere in pace con la Russia. La loro ideologia non mi interessa. Mi interessa il fatto che vogliono la pace e non vedo perché non dovremmo poterla fare e evitare una guerra mondiale (...).
Secondo i giornali, lei ha più o meno sostenuto la linea comunista per vari anni. Che cosa ha da dire a questo proposito?
«La linea comunista», è così vago. Ho seguito questa linea, come lei dice, per via della nostra lotta contro la Germania e Hitler... Naturalmente, io sono progressista... e credo nell’unione dei popoli (...).
Ha fatto alcunché per promuovere gli interessi del partito comunista negli Stati Uniti, finanziariamente o in altro modo?
No, che io sappia.
C’è altro che vorrebbe aggiungere, signor Chaplin?
Sì. Vorrei che lei fosse più preciso. Il semplice fatto che ho dichiarato di voler la pace tra la Russia e gli Stati Uniti, significa seguire la linea comunista? Se è così, non è questo che voglio dire io (...). Il mio solo scopo è di preservare la democrazia. Io penso che vengono commessi degli abusi e che si pratica decisamente troppo la caccia alle streghe e non penso che questo sia molto democratico. Mi stupisce di essere considerato comunista. Vivo qui da trentacinque anni e il mio lavoro è il mio principale interesse e questo non è mai stato anti-qualsiasi cosa... Io non sono né per la guerra né per la rivoluzione.