1 maggio 2025
Biografia di Luis Antonio Gokim Tagle.
Vito Sibilio, Nuovo Giornale Nazionale
Luis Antonio Gokim Tagle. Suo nonno proveniva da una famiglia filippina dell’alta borghesia, mentre la nonna materna proveniva da una benestante famiglia cinese immigrata nelle Filippine. Uno dei due figli, è spesso chiamato con il soprannome “Chito”. I gesuiti hanno avuto un ruolo importante nella sua formazione, insegnandogli nel Seminario di San José e poi all’Università Ateneo de Manila, dove ha conseguito la laurea triennale nel 1977 e poi il master. Lasciati i gesuiti, è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Manila nel 1982. Subito dopo, è diventato direttore spirituale e professore presso il seminario locale, per poi diventarne rettore dal 1983 al 1985. Inviato negli Stati Uniti dal suo vescovo, conseguì la licenza in teologia nel 1987 e poi il dottorato nel 1991 sul tema della collegialità episcopale nella prassi e nella dottrina di Paolo VI, sotto la guida del teologo Joseph Komonchak. Questo aprì a Tagle le porte per diventare un importante sostenitore della “Scuola di Bologna” di ecclesiologia e storiografia, che considera il Concilio Vaticano II una rottura con il periodo preconciliare. Per quindici anni successivi, fece parte del comitato editoriale del progetto di ricerca storica “Storia del Vaticano II”, supervisionato da Giuseppe Alberigo. Rientrato nelle Filippine, Tagle è stato vicario episcopale per i religiosi dal 1993 al 1995 e parroco della cattedrale di Imus dal 1998 al 2001. Nel 2001, Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo della diocesi di Imus, dove ha ricoperto il suo incarico fino alla nomina di Benedetto XVI ad arcivescovo di Manila nel 2011. Il suo apostolato teologico ha incluso la carica di membro della Commissione Teologica Internazionale dal 1997 al 2003. Ha inoltre partecipato alla Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche. Benedetto XVI ha creato Tagle cardinale nel 2012, dopodiché ha prestato servizio in numerosi consigli e congregazioni. Tagle ha partecipato ai recenti Sinodi dei Vescovi a Roma: sulla Nuova Evangelizzazione nel 2012, sulla famiglia nel 2014 e 2015, sui giovani nel 2018 e sull’Amazzonia nel 2019. Nel 2015, il cardinale Tagle è diventato presidente di Caritas Internationalis ed è stato rieletto per un altro mandato di quattro anni nel 2019. Nel novembre 2022, papa Francesco “ha spazzato via la leadership di Caritas Internationalis, incluso il cardinale Tagle. Nel 2019, Papa Francesco ha chiamato Tagle a risiedere a Roma come prefetto della prestigiosa Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Dopo la ristrutturazione della Congregazione, è stato annunciato che Tagle sarebbe ora stato pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Nel 2020, il Papa ha elevato Tagle al rango di cardinale-vescovo, probabilmente indicando il cardinale filippino come successore privilegiato in quel momento. Acclamato come il “Francesco asiatico”, il cardinale Tagle possiede non solo attributi simili a Jorge Bergoglio e una vasta esperienza pastorale e amministrativa, ma anche una significativa formazione teologica e storica. Un tempo era considerato il successore preferito di Papa Francesco, ma da allora è caduto in disgrazia. La sua tutela presso i gesuiti nelle Filippine e i suoi studi universitari negli Stati Uniti, i successivi quindici anni di lavoro con Joseph Komonchak e Giuseppe Alberigo, e i legami con la “Scuola di Bologna”, lo radicano saldamente nel campo di coloro che hanno una visione ecclesiologica progressista – sebbene lui stesso preferisca rifuggire tali etichette. Tagle usa spesso il pulpito per rispondere a questioni di giustizia sociale, ma le sue posizioni su questioni morali appaiono alquanto incoerenti. Da un lato, si è scagliato contro una legge filippina sulla “Salute Riproduttiva”, sebbene con meno forza di alcuni dei suoi colleghi vescovi, che introduceva politiche contrarie alla famiglia e alla vita, e si è espresso con forza contro l’aborto e l’eutanasia. D’altro canto, egli sostiene che esistano situazioni in cui i principi morali universali non trovano applicazione, come nel caso della Comunione per le coppie che convivono coniugalmente ma senza matrimonio sacramentale, e delle questioni relative all’omosessualità. Ma quando si tratta di cause popolari, il Cardinale Tagle si è dimostrato un sostenitore chiaro e schietto. Questo è particolarmente vero per temi come l’ecologia, come dimostra la sua partecipazione attiva al controverso rituale della Pachamama nei Giardini Vaticani nel 2019. Insieme alle sue ambigue affermazioni sulla bontà di tutte le religioni, questi fattori sollevano interrogativi su quella che Tagle ritiene essere l’essenza del Vangelo. La sua nomina a prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e l’elevazione al rango di cardinale-vescovo pongono comunque Tagle in una posizione favorevole per il papato, se i cardinali votanti desiderano la continuità con il pontificato di Francesco e desiderano un altro papa proveniente dal Sud del mondo. Il Cardinale Luis Antonio Tagle è noto per le sue capacità linguistiche. Oltre alla sua lingua madre, il tagalog, parla correntemente inglese e italiano e ha una conoscenza di francese, coreano, cinese e latino.
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Salvatore Cannavò, Fatto
L’altro papa che sul piano geopolitico può costituire un fatto storico è Tagle. Dopo il primo papa latinoamericano sarebbe il primo papa asiatico, di una chiesa che è in forte crescita, in particolare nelle sue Filippine. Ma anche un papa che, data l’origine per metà cinese, porterebbe sul volto il segno di un messaggio che avrebbe grande impatto sul continente e nella stessa Cina. Tagle, non a caso, ha accompagnato Francesco in più viaggi asiatici ed è stato tra coloro che hanno sostenuto l’accordo con la Cina del 2018. Un papa con quel viso, si commenta in Vaticano, non può non avere una forza evocativa anche rispetto all’ultimo “muro” che l’Occidente ha di fronte e in questo senso la missione asiatica avrebbe la stessa forza d’urto che ebbe la missione Est europea di Giovanni Paolo II. Tagle è stato uno dei collaboratori più fidati di Francesco, ha diretto il Dicastero per l’Evangelizzazione, il più importante del papato bergogliano, ha un buon carisma ma anche una certa ritrosia ad accettare l’incarico. Dietro di lui e Pizzaballa ci sono certamente altre figure dalla vocazione internazionale: come il cardinal Fernando Filoni, che rimase a Baghdad sotto le bombe nel 2003, ha servito a lungo a Hong Kong e ha un’esperienza antica maturata con più papi. Si fa anche il nome di Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e sul fronte asiatico anche quello di Maung Bo che ha lavorato incessantemente per la pace in Myanmar. Ma l’impatto di Pizzaballa e Tagle è certamente più forte.
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Paolo Salom, Corriere
Papa Francesco gli aveva detto, forse sorpreso dalla partecipazione di popolo alla visita pastorale nelle Filippine — sette milioni di fedeli alla messa a Manila, un record assoluto nella storia dei viaggi apostolici: «Il futuro della Chiesa è in Asia».
Il cardinale Luis Antonio Tagle, 68 anni il prossimo 21 giugno, quel giorno di gennaio 2015 aveva sorriso compiaciuto. Non tanto per i numeri dei presenti: l’arcipelago asiatico, 115 milioni di abitanti per l’80% di fede cattolica, è da secoli il baluardo dei credenti in quella parte di mondo. Ma perché lui, figlio di mamma cinese, sapeva bene che il Pontefice guardava con gli occhi del gesuita al vicino Celeste Impero, bacino immenso di anime che proprio un confratello, Matteo Ricci, aveva aperto all’evangelizzazione nella seconda metà del Cinquecento.
I tempi della Chiesa non sono quelli di un singolo papato, di questo Francesco è stato consapevole fino all’ultimo. Ma quello che il Papa appena scomparso ha costruito negli ultimi dieci anni (l’«accordo segreto» che — in attesa di ristabilire piene relazioni diplomatiche — regola i complessi rapporti tra gli ultimi «imperi elettivi» della Storia, la Cina e il Vaticano) traccerà la strada per il prossimo Pontefice.
Che riprenderà esattamente da dove si è fermato Francesco, sulla soglia dell’immensa nazione, proprio come era capitato a Matteo Ricci, fermato a Macao per 18 anni prima che gli fosse consentito di recarsi a Pechino. Non è un caso che, oggi, il cardinale Tagle sia stato inserito a buon diritto tra i favoriti al soglio pontificio. Lui ovviamente si schermisce: «Io Papa? Ma questa è una barzelletta», aveva detto alla vigilia del Conclave che, nel 2013, portò all’elezione di Bergoglio.
La famiglia
A fargli la stessa domanda adesso è certo che risponderebbe nella medesima maniera: fa parte del personaggio, uomo a suo modo schivo e allo stesso tempo capace d’infondere calore umano e simpatia nei presenti. Oggi Pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, fino al 2022 responsabile della Caritas Internationalis, Luis Antonio Gokim Tagle è nato a Manila nel 1957 in una famiglia modesta. Suo padre, Manuel Topacio Tagle, di etnia tagalog, e la mamma, Milagros Gokim, di origine cinese, erano cattolici devoti. E per via paterna discendenti dell’aristocrazia locale legata ai dominatori spagnoli. In seguito all’indipendenza dell’arcipelago, alla guerra civile e alle successive invasioni — americani prima, giapponesi poi — i Tagle si ritrovarono senza grandi mezzi finanziari. Ma, come ricorda parlando in terza persona lo stesso cardinale, che ancora oggi preferisce essere chiamato con il suo soprannome «Chito»: «I suoi genitori gli hanno dato il dono più bello per la sua vita futura: si sono presi cura di dare un’eccellente educazione ai loro figli e di trasmettere loro valori morali, in modo che lui e suo fratello potessero avere una solida base per prepararli alla loro vita nella società». E Chito non sprecò certo il suo tempo. Terminati gli studi liceali, amici sacerdoti, impressionati dalla luminosità della sua fede, gli consigliarono di entrare al seminario gesuita di San José che ben presto lo spedì all’Università Ateneo di Manila, anche questa gestita dai gesuiti.
Gli studi
La strada era segnata. E Chito non ebbe mai ripensamenti: dopo studi brillantissimi in Teologia, a 25 anni fu ordinato sacerdote e iniziò il suo percorso come «umile servitore di Gesù» prima da parroco e poi da insegnante. Per quanto «ai confini del mondo», espressione cara allo stesso Francesco, il giovane sacerdote filippino fu segnalato alla Curia vaticana: dal 1997 al 2002 papa Giovanni Paolo II lo volle alla Commissione teologica internazionale alle dirette dipendenze del suo presidente, l’allora cardinale Joseph Ratzinger.
Consacrato prima vescovo di Imus (2001), poi arcivescovo di Manila (2011), nelle sue Filippine, Luis Antonio Tagle arrivò ben presto al soglio cardinalizio: il 24 novembre 2012, Ratzinger, ormai papa Benedetto XVI, annunciò la sua elezione, facendo di lui il settimo porporato nella storia della Chiesa filippina e il secondo più giovane mai nominato.
Figura complessa
Ma, al di là dei conseguimenti raggiunti da un uomo capace — tanto umile quanto brillante — che posizione rappresenta il cardinale Tagle nella complessa architettura della Chiesa universale? Di recente è stato definito il «Francesco d’Asia». E non soltanto per i suoi studi dai gesuiti. Tagle è considerato tra i papabili «progressisti». Ma la sua figura è ben più complessa. Data per scontata la sua solida preparazione teologica, il cardinale è l’espressione della vitalissima — da un punto di vista religioso — società estremo-orientale. Dà per acquisiti i punti fermi della dottrina (no all’aborto, alla contraccezione, all’ateismo «pratico»). Ma si è espresso in più occasioni per avvicinare divorziati, risposati e persino le persone Lgbt al mistero della fede: perché nessuna anima può essere abbandonata dai suoi pastori elettivi.
Poi, come abbiamo visto, ha un legame familiare importante con la Cina: e questo oggi significa davvero tanto.
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Iacopo Scaramuzzi, Rep
Quel 27 febbraio del 2013 si incontrarono all’attesa delle valigie all’aeroporto di Fiumicino, e nessun altro si rese conto che erano due cardinali. Jorge Mario Bergoglio, appena arrivato da Buenos Aires dopo un volo di quattordici ore, era vestito da semplice prete, Louis Antonio Tagle, arrivato da Manila con un viaggio durato quindici ore, jeans e la classica camicia filippina barong. I due porporati dovevano prendere parte al Conclave convocato dopo le dimissioni di Benedetto XVI, si conoscevano da anni e chiacchierarono un po’. «Cosa ci fa qui questo ragazzo? », domandò l’argentino. «E cosa ci fa qui questo vecchio? » rispose scherzando il filippino: «Qualche giorno dopo ho dovuto chiamarlo Sua Santità».
Tagle, 67 anni, ha stile semplice ma alle spalle una formazione di spessore e una carriera importante. Viene dal più grande paese cattolico d’Asia: quando Francesco celebrò messa a Manila ad assisterlo c’erano sette milioni di fedeli. «Quanto hai pagato quelle persone?» domandò con il suo consueto humour Bergoglio. «Ho risposto che avevo promesso loro la vita eterna se avessero salutato il Successore di Pietro», ha raccontato Tagle nella messa in suffragio di Francesco. «Diventando serio, il Papa disse: “Non sono usciti per vedere me. Sono venuti per vedere Gesù”».
Il porporato è nato in una famiglia benestante delle Filippine, la nonna da parte di madre era cinese: un dettaglio che si è rivelato non indifferente nel momentoin cui papa Francesco, nel 2018, ha siglato un accordo sulle nomine episcopali con la Cina, e il filippino è stato uno dei collaboratori che meglio ha interpretato e difeso questo passaggio storico dalle molte critiche piovute sul Vaticano. “Chito” Tagle, questo il suo soprannome, ha studiato filosofia e teologia a Manila, ha ottenuto un dottorato alla Catholic University of America di Washington, più tardi è entrato a far parte del comitato editoriale dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna, impegnato nella stesura della Storia del Concilio Vaticano II. Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo, Benedetto XVI lo ha promosso arcivescovo di Manila e creato cardinale.
Progressista senza eccessi, oratore capace, teologo apprezzato ben al di là delle Filippine, Tagle è sempre stato attento ai giovanie ai poveri. Nei giorni scorsi i siti oltranzisti statunitensi hanno ritirato fuori un video in cui Tagle canta Imagine di John Lennon, criticando sia lo stile informale che il contenuto poco ortodosso della canzone. Il porporato, in un incontro con le Pontificie opere missionarie, ha raccontato che era in un campo estivo per giovani, una ragazza gli ha chiesto di cantare, lui ha risposto: «Fai domande sensate e poi canterò per te». Un anno dopo, tra quei ragazzi c’era chi ancora ricordava quel momento, e decisamente non aveva perso la fede.
Papa Francesco nel 2015 gli ha affidato l’incarico di presidente di Caritas internazionale (nel 2022 Bergoglio ha commissariato l’ufficio romano per porre fine a un ambiente lavorativo tossico creato dal segretario generale dell’epoca) e nel 2019 lo ha chiamato a Roma per guidare Propaganda Fide, la potente congregazione che governa le Chiese di mezzo mondo, quelle che un tempo erano terra di missione e oggi paesi in via di sviluppo, tanto che il prefetto, che da cardinale veste di rosso, è soprannominato il “Papa rosso”.
Arrivò a Roma a febbraio del 2020, poche settimane dopo in Italia scattò il lockdown: appena assunto un incarico gravoso Tagle si ritrovò confinato in una residenza nuova, senza ancora avere intrecciato nuove relazioni. I maligni sparsero la voce che il porporato filippino era incline all’abbattimento, la verità è che sarebbe stata una situazione complicata per chiunque. Nel corso degli anni Tagle ha governato bene il dicastero per l’Evangelizzazione dei popoli, un incarico impegnativo sia dal punto di vista pastorale che manageriale. Gran lavoratore, sorridente e discreto, profilo basso ma idee chiare, Tagle è uno dei non numerosi cardinali conosciuti in tutto il mondo, e specie in quel global south che rappresenta ormai il 50 per cento del Conclave. La stima di Bergoglio nel corso degli anni non è calata, e lo ha nominato in almeno altri otto dicasteri o strutture amministrative del Vaticano, oltre a portarlo con sé in numerosi viaggi internazionali, ogni volta che la meta era un paese che rientrava nella giurisdizione del “papa rosso”. C’è chi scommette che dopo il primo Papa latino-americano sia l’ora di un Papa proveniente dal continente dove il cristianesimo cresce di più. E che quel rosso, ora, diventi bianco.
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Domenico Agasso, Stampa
Alla messa di congedo da arcivescovo di Manila i suoi fedeli gli hanno cantato You’ll Never Walk Alone. Un saluto inedito, commovente e sorprendente. Luis Antonio Tagle «ha un sorriso capace di bucare lo schermo. Un pastore che ama parlare al cuore, con lo stile semplice di chi ha scelto la prossimità al popolo, soprattutto ai poveri. Sotto quel volto mite e gioviale, pulsa una delle menti più lucide e internazionali della Chiesa contemporanea». Un alto prelato della Santa Sede descrive così il cardinale filippino, già pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione, da anni tra i nomi più citati ogni volta che si apre l’orizzonte di un conclave.
Nato il 21 giugno 1957 a Manila, in una famiglia con radici cinesi, Tagle incarna una Chiesa asiatica giovane, in crescita, minoritaria ma dinamica. Il Concilio Vaticano II - e la figura di San Giovanni XXIII - sono al centro della sua visione ecclesiale: dialogo aperto con tutti, «camminare con l’umanità».
Nel 2011 è nominato arcivescovo di Manila da Benedetto XVI. Il salto nel Collegio cardinalizio avviene nel 2012, facendolo diventare uno dei più giovani porporati elettori.
Tagle condivide lo stile pastorale di papa Francesco, l’attenzione alle periferie, la predilezione per i migranti, la denuncia delle diseguaglianze. Nel 2019 il pontefice argentino l’ha chiamato a Roma come prefetto di Propaganda Fide, oggi fuso nel dicastero per l’Evangelizzazione. Una mossa letta da molti come un’investitura: mettere un volto del sud globale al cuore della missione evangelizzatrice della Chiesa.
Tagle ha il dono della narrazione, «sa toccare corde emotive, e anche esprimere profondità dottrinali con parole accessibili», dice un monsignore. E si muove con disinvoltura tra i grandi temi contemporanei: la globalizzazione, il cambiamento climatico, la convivenza tra religioni.
Il suo grande vantaggio è la sintesi tra popolarità e preparazione teologica, tra visione globale e attenzione al locale. Tagle ha una forte empatia naturale, sa parlare ai giovani. È meno «politico» di altri papabili, non guida cordate. «Rappresenta una Chiesa che sa sorridere senza essere ingenua - dicono di lui Oltretevere - che predica e pratica la misericordia, che vuole essere globale senza perdere il radicamento popolare. È capace di raccontare con tenerezza il Vangelo nel tempo della complessità».
In questi giorni è tornato virale sui social un video del 2019 in cui Tagle intona Imagine di John Lennon. Le Sacre Stanze più conservatrici hanno espresso forti critiche per questo episodio, sottolineando il verso «no religion too» come una contraddizione per un alto prelato. Fonti vicine al Cardinale hanno subito precisato che «la versione eseguita era abbreviata e non includeva quel passaggio controverso. L’intento era quello di trasmettere un messaggio di pace e unità, valori che Tagle ha sempre promosso nella sua missione pastorale». Evidenzia un presule della Santa Sede: «Quello dei tradizionalisti è un attacco velenoso che conferma una sensazione: la consistenza dell’appoggio che il Cardinale potrà avere nella Cappella Sistina non è marginale».
Sarebbe il primo Papa asiatico della storia, e aprirebbe così una nuova storia.