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 2025  maggio 01 Giovedì calendario

Biografia di Ferdinando Filoni

Vito Sibilio Nuovo Giornale Nazionale

Ferdinando Filoni è un illustre diplomatico della Santa Sede e attuale Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che ha prestato servizio come prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Sostituto alla Segreteria di Stato e Nunzio Apostolico in Iraq durante la guerra del 2003. Nato il 15 aprile 1946 a Manduria (Taranto), Filoni è stato ordinato sacerdote il 3 luglio 1970, dopo aver completato gli studi di filosofia e diritto canonico, ottenendo il dottorato in entrambi i rami. Ha inoltre conseguito il diploma in scienze e tecniche dell’opinione pubblica, con specializzazione in giornalismo. Durante i suoi primi anni a Roma, servì come viceparroco e insegnò nelle scuole superiori locali. Nel 1981, Filoni entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede, prestando servizio in vari paesi, tra cui Sri Lanka, Iran, Brasile e Filippine. Fu di stanza a Teheran durante il periodo più sanguinoso della guerra Iran-Iraq. Il suo periodo a Hong Kong, dal 1992 al 2001, fu particolarmente significativo, poiché gli fu affidato il compito di seguire la situazione della Chiesa in Cina durante un periodo di cambiamenti sociali e religiosi. Durante il suo soggiorno, aprì una “missione di studio” nella Cina continentale. Nel 2001, Filoni fu nominato nunzio apostolico in Iraq e Giordania e promosso arcivescovo. Rimase in Iraq durante la guerra del 2003, dimostrando la vicinanza della Chiesa alla popolazione mentre Baghdad veniva bombardata. Tre anni dopo rischiò di essere ucciso a Baghdad quando un’autobomba esplose vicino alla nunziatura. Nel 2006 venne trasferito nelle Filippine come nunzio apostolico. La carriera di Filoni in Vaticano progredì rapidamente. Nel 2007 fu nominato sostituto della Segreteria di Stato. Nel 2011, Papa Benedetto XVI lo nominò prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide). Nel febbraio 2012, sempre Benedetto XVI lo ha elevato al cardinalato. Dall’8 dicembre 2019 è Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il cardinale Filoni si è guadagnato la reputazione di esperto di affari cinesi e del Medio Oriente. Riguardo alla Cina, ha descritto l’accordo provvisorio segreto del 2018 tra Vaticano e Pechino come di “importanza storica”, ma in una lunga intervista del 2019 a L’Osservatore Romano ha espresso una certa apprensione, affermando di comprendere “le perplessità, a volte le condivido”. Pochi mesi dopo la pubblicazione dell’articolo, e due anni prima dell’età pensionabile prevista per i cardinali, Filoni, 73 anni, è stato trasferito dall’incarico di prefetto di Propaganda Fide alla nomina a Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Riguardo alla guerra tra Israele e Hamas scoppiata il 7 ottobre 2023, Filoni ha proposto una soluzione equilibrata che riconosce i diritti di entrambe le parti e chiede azioni concrete per porre fine al conflitto, sottolineando la necessità di abbandonare la logica vendicativa e perseguire una pace duratura basata sul rispetto reciproco e sul riconoscimento dei diritti di entrambi i popoli. Sostiene fermamente la soluzione a due stati e ritiene che non esistano altre alternative. Filoni è un fervente sostenitore del Concilio Vaticano II. È anche un convinto sostenitore del Sinodo dei Vescovi e, controverso, delle Conferenze Episcopali, su cui ha appena scritto un libro. Filoni ha una visione globale ed esperienza internazionale, possiede importanti capacità diplomatiche e di governo, ha dimostrato sensibilità pastorale ed è intransigente riguardo all’insegnamento della Chiesa. Se i cardinali elettori volessero restituire il papato alle mani sicure e collaudate degli italiani, potrebbe essere la persona giusta. Di negativo c’è il fatto che il cardinale Filoni non abbia esperienza nella guida di una diocesi.
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Franca Giansoldati, Messaggero

Per capire a fondo la cifra umana e il carattere tosto di Fernando Filoni basta questo: quando si trovò a fare il nunzio a Baghdad durante la Guerra del Golfo nel 2003, aiutando il Vaticano a coordinare disperatamente ogni possibile mossa politica nel tentativo di scongiurare un conflitto che Giovanni Paolo II aveva ampiamente previsto come disastroso per gli equilibri mondiali, scelse di non abbandonare la nunziatura. Per anni quella fu l’unica sede diplomatica a restare aperta sotto le bombe. Più volte lui stesso ha rischiato la vita ma ha sempre risposto così: «Abbiamo scelto di stare accanto agli iracheni, allora restiamoci fino in fondo». Quando ricorda quei momenti ripete che si trattò di un conflitto «fondato sulle bugie» che ha aperto la strada all’arrivo dell’Isis.

Tra i profili che stanno emergendo c’è questo cardinale italiano di 79 anni, nato in Puglia, che ha accumulato nel suo lungo cammino una rara visione d’insieme della Chiesa, di quello che è, delle sfide e dei punti di debolezza. Ha lavorato in Sri Lanka, Iran, Brasile, Filippine, Hong Kong, Giordania con vari incarichi fino a diventare sostituto alla Segreteria di Stato, ai tempi di Benedetto XVI e, in seguito, a capo dell’ex Propaganda Fide, il super dicastero dal quale dipendono le terre di missione cattoliche, una vera e propria centrale sensibile e strategica per le potenziali aree da esplorare e i bacini d’anime ancora da evangelizzare. Diocesi che ricevono quotidianamente sostegni, progetti e aiuti. Per esempio dell’Asia e dell’Africa. Nonostante la gestione diretta di importanti portafogli, su Filoni in tanti anni, non si è mai levata una sola voce di critica dal punto amministrativo. Puntiglioso, trasparente, rigoroso e forse per questo si trova ora al vertice dell’Ordine del Santo Sepolcro.

Alcuni anni fa Francesco gli chiese di rimettere mano a questa antica struttura, fondamentale per sostenere le attività in Medio Oriente. Le scuole, i seminari, gli asili dipendono dalla generosità dell’Ordine che Filoni ha progressivamente trasformato, introducendo trasparenza nei bilanci, il concetto di sostenibilità gestionale e circondandosi di validi collaboratori. Dal piglio deciso, pieno di energia e idee è un uomo che non passa inosservato; colpisce per il tratto umano, la curiosità innata, i modi di fare gentili, capaci di mettere subito a proprio agio gli interlocutori anche se poi va dritto al punto, senza perdere troppo tempo. Da giovane per un certo periodo ha fatto l’insegnante in un istituto superiore, mantenendo sempre un legame stretto con i libri, il mondo accademico e la cultura. Ama anche scrivere oltre che leggere. Nel 2015 ha pubblicato un libro intitolato La Chiesa in Iraq (Libreria Editrice Vaticana) in cui descrive con lucidità la situazione del Medio Oriente da una prospettiva storica, allargando poi l’orizzonte al futuro delle minoranze.

Invoca una «Chiesa in movimento» che non si spaventa, capace di dare testimonianza ed evangelizzare. «Una Chiesa aperta in tutta la sua ricchezza a tutti i popoli di tutti i continenti». Più di recente a proposito della crisi a Gaza, ha continuato a difendere la soluzione di due popoli, due Stati. «Una soluzione che non può essere raggiunta se non con il consenso di entrambe le parti». Subito dopo il 7 ottobre Filoni aveva invece sottolineato che esistevano due priorità da perseguire per permettere ad una tregua di realizzarsi, «agendo a livello umanitario e porre le basi per una futura soluzione: Hamas doveva liberare i prigionieri e dare riconoscimento al diritto di Israele all’esistenza. Da parte di Israele, il riconoscimento pratico ad uno stato palestinese di esistere e operare e il rilascio di prigionieri palestinesi». Poi aggiungeva: «So bene quanto possa essere difficile ma questa potrebbe essere una maniera non solo per affrontare l’emergenza immediata ma anche di aprire una prospettiva nuova, senza cadere nel déjà vu che purtroppo non ha portato frutti».

L’età di Filoni – 79 anni – non sembra essere un ostacolo. Potrebbe essere il candidato per un papato di transizione. I suoi critici, invece, ricordano la sua simpatia per i Neocatecumenali che, come tutti i movimenti, hanno finora avuto momenti difficili sotto il pontificato di Francesco che non li ha mai amati. Filoni, invece, ha spesso incoraggiato l’approccio di questo movimento alla rievangelizzazione delle aree decristianizzate. «Ogni persona battezzata è un missionario».

Durante la pandemia, in una intervista al Messaggero, Filoni cesellò il concetto di speranza: «L’uomo non può camminare sempre guardando per terra, dobbiamo alzare gli occhi e le nostre capacità si aprono a una dimensione diversa. La fede è la fiducia che si pone in Dio. Se da una parte si alza lo sguardo, dall’altra c’è Dio che si rivela e ci aspetta».