La Stampa, 1 maggio 2025
Intervista a Chiamamifaro
«Il momento più bello? Quando ho vinto la maglia per il Serale. È venuto dopo le emozioni e lo stress della lunga fase preparatoria iniziata a ottobre. Dopo di che mi sono rilassata: l’obiettivo principale l’avevo raggiunto, e mi sono detta “basta”. Basta non godermi quello che stavo facendo». 23 anni, occhi luminosi, capelli scuri e lunghe ciocche platinate, sorriso contagioso tra lo sfrontato e il timido, Chiamamifaro è l’ultimo dei talenti lanciati da Amici, eliminata al ballottaggio con Senza Cri, nella 4° puntata del Serale (la finalissima domenica 18 maggio su Canale 5).
Nei mesi passati grandi apprezzamenti per il suo talento, ma anche non poche polemiche per via del nome dietro lo pseudonimo : Angelica Gori, figlia di Giorgio, sindaco di Bergamo ed ex direttore di Canale 5, e di Cristina Parodi, giornalista e imprenditrice. Era stata la stessa Maria De Filippi a certificare e stroncare ogni dubbio proprio in occasione dell’uscita di Angelica dallo show: «Nessun appoggio. Mai ricevuto nessuna telefonata».
Come ha preso le critiche?
«Sono cresciuta con la consapevolezza che per raggiungere gli obiettivi si debba lavorare sempre a testa bassa. Il mio progetto nasce 5 anni fa, con una label indipendente. Mi sono sudata (e so che dovrò sudare) ogni piccolo traguardo, passando dai palchi delle feste di paese a quello del 1° Maggio, un percorso normale per un’artista che da sconosciuta deve farsi notare. Come dico nel mio ultimo brano Leone ( il suo segno zodiacale, ndr): “Rispetta anche la gente che ti odia e tieni a mente che anche l’odio muore dentro una canzone"».
Chiamamifaro: come mai?
«Quando ero ragazzina d’estate andavo a suonare la mia chitarra sotto a un faro. È il mio posto del cuore. Quindi volevo portarmelo anche nel nome, nella mia musica. Darsi un nuovo nome è un modo di autodeterminarsi. Ho sempre voluto che la mia musica arrivasse prima del mio cognome, che la gente mi conoscesse per quella. Ed ecco perché non solo faro, ma Chiamamifaro»
Quando ha deciso di cantare?
«Canto da sempre. In realtà in casa chi aveva voce bellissima è mia sorella. Io la copiavo e tutti dicevano che lo facevo malissimo. Ma sono una testa dura: non sono nata con quel talento, ma ci ho lavorato, ho studiato. A 14 anni ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta, mentre a 18 mi sono iscritta a un’accademia musicale a Milano. Dove mi sono laureata con una tesi sull’ansia da palcoscenico».
Lei ha inciso album, aperto i concerti di Ariete, Pinguini Tattici Nucleari, Sangiovanni, partecipato al Concertone del 1° maggio 2024. Perchè ripartire da Amici?
«Mi ha dato il coraggio di focalizzarmi meglio, di mettere in gioco certezze acquisite che non dovevano diventare assolute. La mia sola sicurezza voglio sia la musica. Studiare mi piace. Mi piace crescere: non vorrei mai sentirmi “arrivata”. Qui mi si sono aperte tante porte, un diverso uso della voce che mai avevo sperimentato (e neppure pensavo possibile). Insomma ho imparato tanto ed esco diversa e più matura».
Che ragazzina era quella che suonava sotto al faro?
«Molto normale. Ordinaria. Bravina ma non eccezionale a scuola, diligente, non ribelle, tanti amici, buon rapporto con i genitori. Ma essere così normale un po’ mi faceva soffrire. La musica è stata la magia che mi ha fatta sentire speciale. A un certo punto per allontanarmi da Bergamo e affermarmi autonomamente sono andata a studiare a Londra».
Che lezione ne ha ricavato ?
«Che Bergamo mi mancava. Che puoi scoprire te stessa ovunque, senza dover scappare. Che sei come sei, ovunque vai».
Quindi è tornata a viverci?
«No, ora sto a Milano: in loft con il mio ragazzo (anche lui musicista) dove facciamo musica a tempo pieno. In casa c’è tutto quello che serve per provare, suonare, incidere. Ci siamo conosciuti 5 anni fa ma solo da un anno siamo nella stessa città: prima eravamo sempre sfalsati. L’ultima volta lontani, per Amici, è stata davvero dura. Ma ce l’abbiamo fatta».
Professionalmente cosa l’aspetta?
«Sto lavorando al tour estivo. Ho iniziato le prove con il mio gruppo. Eseguiremo solo miei brani, niente cover, malgrado alcuni abbiano rappresentato step importanti ad Amici. Essere su un palco davanti al pubblico è il momento più bello dell’essere musicisti».
Ha fatto una tesi sull’ansia da palcoscenico. Per esorcizzare?
«Nessuno ne è immune. Il pubblico fa quell’effetto lì a tutti. Ma è anche una droga di cui non riesci fare a meno. E, sì, mi piace pensare che sono stata la prima a giovarmene, visto che di mio sono abbastanza ansiosa. Dietro le quinte mi prende la tachicardia. Poi però sul palco sale anche l’adrenalina: inizi a cantare e pensi che non potrai mai più farne più a meno. Amo la musica, amo condividerla con il pubblico».