Corriere della Sera, 30 aprile 2025
Chi era Alexandra Fröhlich, la scrittrice tedesca uccisa nella sua casa galleggiante ad Amburgo
L’assassino arriva di notte, e come in un classico noir – di quelli che sapeva scrivere – da una barca ormeggiata sul canale non si può scappare. Alexandra Fröhlich, 58 anni, ex giornalista, poi scrittrice di best-seller a trama vagamente gialla, è morta la scorsa settimana, uccisa nella casa galleggiante sul Holzhafenufer, uno dei tanti canali che si dipanano a est di Amburgo. Ci è voluta quasi una settimana perché la polizia rivelasse di chi fosse quel cadavere, illustre. Le regole della privacy. Prima erano state diffuse le fotografie del delitto: la chiatta rosso ciliegia, i tavolini di legno bianco sistemati in coperta accanto allo stendino dei panni. Sul molo-passerella a filo sull’acqua squadre di poliziotti scientifici, in tute bianche, andavano alla ricerca di indizi. È successo tutto la notte di martedì tra mezzanotte e le 5.30 del mattino, quando uno dei tre figli della scrittrice è andato a casa della madre. Si era detto in un primo momento che fosse stata uccisa con un’arma da fuoco. Invece, lo sparo partito all’1.30 di notte non è stato fatale. Alexandra Fröhlich, ha precisato la polizia ieri, è stata uccisa nel corso di «una colluttazione violenta» con un «oggetto pesante».
La casa galleggiante era da anni il suo rifugio. Come lo scrittore svedese Björn Larsson, che dal bordo del suo yacht descriveva le avventure del pirata Long John Silver e si conquistava la fama mondiale, o come – per citare un grande film – il vecchio Clint Eastwood in Debito di sangue, stanco e malconcio, dalla sua houseboat sui canali di Los Angeles dava la caccia (o veniva cacciato) dai serial killer, così Alexandra si è ritirata sulla barca, tra le nebbie invernali di Amburgo e il reticoli dei canali dell’Elba, per inventarsi il suo mondo di libri, e poi di successo. Non che non avesse una bella biografia, avventurosa. Ha lavorato in Ucraina, dove aveva anche fondato una rivista femminile, e aveva sposato un russo. Però pare eccessivo, per adesso, collegare questa morte a qualsiasi forma di attivismo pro-ucraino. C’è invece qualcosa di autobiografico probabilmente nel suo primo successo, Meine russische Schwiegermutter und andere Katastrophen (La mia suocera russa e altre catastrofi), che racconta di come l’arrivo dell’energica, imprevedibile suocera Darya mandi a sconquasso le sue abitudini e il matrimonio. Vendette 50.000 copie.
E sempre di storie famigliari narrano Gestorben wird immer (Si muore sempre, del 2016) e Dreck am Stecken (Scheletri nell’armadio, del 2019), con il suo tono intimo e allo stesso tempo surreale e comico. Racconti di segreti famigliari – nessuno dei quali è stato tradotto in italiano – che si dipanano lungo più generazioni, dove tutti hanno crimini e misfatti da nascondere, e ovviamente da scoprire. E infatti, con queste morti e questi scheletri, Alexandra Fröhlich ha scalato regolarmente le classifiche dello Spiegel Bestseller, la classifica non ufficiale dei libri più letti in Germania.
Chi può averla uccisa, che cosa c’è nel suo passato di così tortuoso, o indicibile, da aver scatenato tanta violenza? E chi è la persona che si è introdotta di notte a casa sua? Perché un figlio è venuto a cercarla all’alba? La polizia per ora oppone solo un assoluto silenzio. Si sa che, da giorni, squadre di sommozzatori perlustrano i fondali, alla ricerca dell’arma del delitto, usando anche lo scanner 3D. E si apprende che ad almeno un familiare gli inquirenti hanno prelevato un tampone per verificare la presenza di tracce di polvere da sparo. Ci vorrà tempo perché la polizia dica qualcosa, e si capisca quanto largo è il cerchio in cui sta indagando, da dove si è intrufolato l’intruso – o l’estraneo – o quanto invece anche questo delitto abbia una qualche origine, come tante parti delle storie di Alexandra Fröhlich, nei segreti famigliari.