lastampa.it, 30 aprile 2025
Esplode la Labubu-mania: cosa sono le bamboline elfo kawaii da appendere alle borsette
Milano, in corso Buenos Aires, il 25 aprile c’era una coda lunghissima, un serpentone che correva per due isolati. Non era il sobrio corteo per la festa della Liberazione. Ragazzi e ragazze, ma non solo, stavano educatamente aspettando dalle cinque del mattino che aprisse Pop Mart. ll negozio, unico punto vendita in Italia, fa parte di una catena cinese i cui ricavi sono cresciuti del 107 per cento in un anno: vende oggettini assolutamente inutili, ma deliziosi. Pupazzetti. Mostriciattoli molto kawaii (carini). Una mania, genere Hello Kitty. Ed ecco a voi le Labubu. Non ne sapete niente? Vuol dire che non frequentate Tik Tok, o non avete figli/e e/o conoscenti tra i 16 e i 25 anni. La tribù The Monsters è formata da una quantità di elfi grandi quanto una mano, pelosi, carini con il muso di gomma e i dentini aguzzi, da appendere a borse, zaini, cinture o dove volete. Motivo della coda: era appena arrivato il nuovo set delle Labubu, annunciato su Instagram, che notifica le info sulle edizioni speciali. Sono tutte femmine (19 /20 euro), hanno anche un guardaroba, mentre l’unico maschio, Zimomo, il capotribù, è più grande (160 euro). Mixano il mondo orientale e l’estetica kawaii con le culture nordiche (elfi e creature dei boschi finlandesi). A lanciare la moda è stata la reginetta del K-pop Lisa, delle Blackpink (vista anche in The White Lotus) che ha dichiarato di “spendere tutto in Labubu”, e si sa che la Corea fa tendenza. Non solo. Dua Lipa, Selena Gomez, Emma Roberts, e Rihanna vanno in giro con le bamboline appese alle loro lussuose borse alimentando l’ossessione.
Create dal disegnatore Kasin Lung (di Hong Kong, ma trapiantato in Belgio) le Labubu erano tra i personaggi di una serie di libri per bambini dedicati ai The Monsters. Nel 2019 ha venduto i diritti, solo delle Labubu (gli auguriamo dietro lauto compenso) alla catena Pop Mart, specializzata in pupazzetti da collezione, altrimenti adesso gli dispiacerà averlo fatto. Difficile dire da che cosa nasce questo bisogno incontrollabile. Anche prima di Tik Tok, che rende tutto virale, esistevano fenomeni simili. Hello Kitty ha cinquant’anni (e non li dimostra), poi ci sono stati i ciucci (anni ’90) e c’è stato Diddl, il topolino bianco dalle grandi orecchie con la salopette a due bottoni e i suoi amici (2000-2010). Forse ogni decennio ha bisogno di ricreare un piccolo mondo fiabesco dove rifugiarsi. Forse è la voglia di appartenere a qualcosa, una comunità con un suo linguaggio segreto.
Nota personale. Siccome il 25 aprile ero a Milano e la coda chilometrica mi è sembrata eccessiva, ho chiesto: «C’è qualche promozione?». Tre ragazze mi hanno guardata con aria di compatimento, e poco ci mancava che dicessero: «Ok boomer!». Mi hanno mostrato con orgoglio le Labubu dell’edizione passata appese alla borsa. Una di loro, su Tik Tok come Elfina, ha ammesso di essere stata rapinata: «Ero in metro, e quando mi sono voltata la mia piccola era sparita!».
Mi si è aperto un mondo. Se riesci a entrare in negozio e non hanno ancora venduto tutto, non puoi scegliere la bambolina preferita (tipo «la voglio rosa»). Devi comprarla a scatola chiusa e dire grazie, come succede soltanto con le Birkin e poche altre borse di culto. O con le figurine che prendi in edicola. Su Vinted poi, trovi i mostriciattoli al doppio o triplo del prezzo (c’è anche chi li acquista per rivenderli, come i biglietti dei concerti). Si è sviluppato un mercato secondario interessante perchè i collezionisti più deliranti pagano 700-800 euro per le edizioni speciali (e ho conosciuto un venticinquenne che ci vive). Chi è proprio disperato, ripiega sui falsi, ribattezzati “Lafufu”. Nella follia collettiva ne ho comprato uno anch’io. Ed è lì che mi guarda con i suoi occhioni stupiti.