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 2025  aprile 30 Mercoledì calendario

Pakistan: “L’India sta per attaccarci, ci sarà una risposta decisa”

Entro 24-36 ore, l’India lancerà un attacco sul territorio del Pakistan. Ne è convinta Islamabad, col ministro dell’Informazione Attaullah Tarar che sostiene di avere “informazioni credibili” secondo Nuova Delhi sta pianificando un imminente attacco militare, col Pakistan che promette una «risposta decisa».
I rischi di una guerra tra i due grandi Paesi dell’Asia meridionale crescono di ora in ora. Ad aumentare i pericoli, il fatto che sia India sia Pakistan abbiano a disposizione un arsenale nucleare. Per la sesta notte consecutiva, ci sono stati scontri a fuoco tra i soldati schierati dai due eserciti lungo la “linea di controllo”, la frontiera di fatto del conteso territorio del Kashmir.
Il Pakistan denuncia di aver abbattuto un drone da ricognizione che avrebbe violato lo spazio aereo della regione e sostiene che il premier indiano Narendra Modi avrebbe dato alle sue forze armate “completa libertà operativa” per rispondere all’attacco del 22 aprile contro un centro turistico del Kashmir. «L’India ha intenzione di lanciare un raid aereo nelle prossime 24-36 ore usando come pretesto l’incidente di Pahalgam. Qualsiasi aggressione innescherà una risposta decisa. L’India sarà ritenuta completamente responsabile di tutte le gravi conseguenze nella regione», dice Islamabad, che Nuova Delhi ritiene legami col gruppo armato responsabile dell’attentato dei giorni scorsi.
Ma che cosa si sa finora della vicenda che rischia di riaprire nel modo più doloroso possibile 70 anni di scontri tra i due Paesi rivali?
I rapporti tra India e Pakistan sono storicamente segnati da conflitti, soprattutto per via del contenzioso sul Kashmir. Da decenni, ribelli armati in Kashmir lottano contro il controllo indiano, spesso con il sostegno, almeno ideologico, di una parte della popolazione musulmana locale che vorrebbe unirsi al Pakistan o diventare indipendente. L’India accusa il Pakistan di sostenere il terrorismo, accusa che Islamabad respinge.
Nel corso degli ultimi decenni, vari attacchi terroristici hanno riacceso periodicamente le tensioni. In uno degli episodi più gravi, nel 2019 un attentato suicida uccise 40 soldati indiani, con Modi che reagì con la controversa decisione politica di revocare l’autonomia del Kashmir, ponendo il territorio sotto un controllo più diretto (anche militare) di Nuova Delhi.
Dopo l’attacco del 22 aprile, l’India ha sospeso un trattato sulla condivisione dell’acqua e revocato tutti i visti per cittadini pakistani. Inoltre, ha annunciato la riduzione del personale diplomatico pakistano a New Delhi da 55 a 30 unità. Il Pakistan ha risposto definendo le misure “irresponsabili”, ha revocato i visti agli indiani, interrotto tutti i commerci, inclusi quelli via Paesi terzi, e chiuso lo spazio aereo agli aerei indiani. La decisione indiana di sospendere il Trattato delle Acque dell’Indo segna un potenziale punto di svolta. Il Pakistan ha avvertito che qualsiasi tentativo di bloccare o deviare il flusso dei fiumi comuni sarà considerato un “atto di guerra”. Il trattato del 1960, mediato dalla Banca Mondiale, regola l’uso delle acque del sistema fluviale Indo e ha resistito a guerre e tensioni. La sua sospensione potrebbe causare gravi carenze idriche in Pakistan, già colpito da siccità e calo delle piogge.
Come detto, ad aumentare i timori il fatto che entrambi i Paesi dispongono di centinaia di testate nucleari. In uno scenario di confusione globale come quello attuale, c’è chi teme che le rispettive cautele potrebbero vacillare, col rischio di un conflitto nel cuore dell’Asia.