Avvenire, 30 aprile 2025
L’Istat: stipendi più bassi rispetto al 2021
Isalari aumentano ma non abbastanza. Nonostante nel primo trimestre dell’anno la retribuzione oraria media sia cresciuta del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, «le retribuzioni contrattuali reali di marzo 2025 sono ancora inferiori di circa l’otto per cento rispetto a quelle di gennaio 2021», si legge nel rapporto dell’Istat su Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali. «Perdite inferiori alla media si osservano in agricoltura e nell’industria – prosegue la nota dell’Istituto di statistica – mentre situazioni più sfavorevoli si registrano nei settori dei servizi privati e della pubblica amministrazione».
Complessivamente, segnala il report, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo di quest’anno segna un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4% rispetto a marzo 2024; l’aumento tendenziale è stato del 4,9% per i dipendenti dell’industria, del 4,3% per quelli dei servizi privati e dell’ 1,7% per i lavoratori della pubblica amministrazione. E ancora. I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: alimentari (+7,8%), settore metalmeccanico (+6,3%) e commercio (+ 6,1%). Infine, l’incremento è invece nullo per farmacie private, telecomunicazioni, regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale. Proprio alla luce di questi dati, la Lega ha annunciato la presentazione di un disegno di legge sui salari. «Stiamo lavorando per affrontare con urgenza la questione, con l’obiettivo di sostenere i lavoratori italiani, le famiglie e dare loro maggiori certezze economiche – dichiarano il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon e la deputata del Carroccio, Tiziana Nisini, responsabile del dipartimento lavoro del partito -. Porteremo in Parlamento le nostre proposte per garantire retribuzioni adeguate, eque e trasparenti. Affrontare la questione dei salari bassi con posizioni ideologiche non è la strada giusta», concludono i due esponenti leghisti. Di «dinamica positiva» dell’andamento delle retribuzioni parla la Cisl, soddisfatta per gli aumenti registrati nei settori industria e servizi privati. «Questi dati confermano l’efficacia dell’azione contrattuale che stiamo portando avanti come parti sociali», commenta il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli. «Da registrare positivamente che grazie ai rinnovi contrattuali degli ultimi mesi solo tre dipendenti su dieci nel settore privato sono in attesa di rinnovo», ricorda Pirulli, che sottolinea, allo stesso tempo, la situazione «particolarmente critica» della pubblica amministrazione, «dove la gran parte dei dipendenti è in attesa di rinnovo, con la sola esclusione delle Funzioni Centrali». Sul salario minimo rilancia, invece, il Partito democratico. «L’Istat certifica che dal 2021 i salari reali hanno perso l’8 per cento del potere d’acquisto – ricorda il capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera, Arturo Scotto –. Significa che ci sono milioni di persone che devono decidere se mangiare o mandare i figli a scuola. Basta chiacchiere: siamo pronti a confrontarci in qualsiasi momento per lavorare ad alzare le retribuzioni sia attraverso la forza della norma sia sostenendo i rinnovi contrattuali di più di cinque milioni di lavoratori. Serve un nuovo patto per la qualità del lavoro e della produzione – rilancia Scotto –. Con meno di questo il declino è inevitabile».
Per Assoutenti, infine, «gli italiani pagano ancora oggi il conto del caro- prezzi scoppiato in Italia tra il 2022 e il 2023», mentre l’Unione nazionale dei consumatori chiede con «urgenza una legge che preveda, in caso di mancato rinnovo dei contratti oltre i due anni, il ripristino automatico della scala mobile all’inflazione programmata dal Governo».