la Repubblica, 29 aprile 2025
Anche gli italiani bocciano Trump: “Persa credibilità”
I cento giorni che hanno sconvolto il mondo. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha rivoluzionato l’America e il pianeta: dazi commerciali micidiali contro nemici e amici, antiche alleanze umiliate, tentativi (finora falliti) di porre fine a guerre atroci, svolte su immigrazione, aiuti all’estero e indipendenza di università e magistratura.
È un’America che non si era mai vista prima. E come sono andati questi cento giorni? Donald Trump, parlando con Time, li ha definiti un grande successo. Ma gli italiani non sono affatto d’accordo. E lo bocciano inesorabilmente. Secondo il sondaggio Ispi realizzato da Ipsos nell’ambito dell’Osservatorio “ItaliaInsight – L’Italia nel mondo”, ben il 66% degli italiani ha un giudizio negativo (per il 41% è anzi estremamente negativo), contro solo il 16% di valutazioni positive.
Si tratta di una bocciatura bipartisan (da parte dell’85% degli intervistati di sinistra e del 60% di quelli di destra) e di un quadro decisamente peggiorato rispetto a dicembre, quando a poche settimane dalla vittoria elettorale lo scarto tra ottimisti e pessimisti era molto più ridotto: il 38% pensava che il suo ritorno alla Casa Bianca fosse una cattiva notizia, mentre il 24% era contento.
Il Trump bis è un disastro, secondo gli italiani, per l’America e anche per il mondo. Per il 58% gli Stati Uniti hanno infatti perso credibilità (solo il 10% pensa il contrario, mentre per il 17% non è cambiato nulla), e per il 54% non sono più una democrazia liberale. In quest’ultimo caso si assiste anche a un divario generazionale nelle risposte: tra i cosiddetti “boomer”, cioè chi ha più di 60 anni, la percentuale sale al 66%, mentre nella Gen Z, ovvero gli under 28, scende al 43%, in sintonia con altri studi che rilevano un calo netto della fiducia dei giovani nelle istituzioni democratiche e di conseguenza una minore preoccupazione verso gli attacchi di Trump ai giudici, alle opposizioni e ai media.
La sfiducia nel leader spinge una maggioranza relativa e bipartisan di italiani, il 40%, a pensare che sia «arrivato il momento per l’Europa di sviluppare la propria politica estera senza più dipendere da altre superpotenze», mentre solo il 20% farebbe ancora affidamento sugli Stati Uniti.
Il sondaggio – realizzato con 800 interviste tra il 22 e il 23 aprile su un campione proporzionale della popolazione italiana – porta cattive notizie anche per Giorgia Meloni, che molto punta sul rapporto personale privilegiato con il presidente americano: ben il 45% ritiene che Trump sia indifferente alla vicinanza con il governo italiano, e solo il 17% pensa invece che la special relationship avvantaggi il nostro Paese. L’imprevedibilità del leader americano confonde le idee su come reagire ai dazi: il 34% ritiene che l’Italia dovrebbe lasciar negoziare la Ue, il 24% che dovrebbe trattare a nome di tutta l’Unione, mentre il 21% pensa che dovrebbe agire solo per difendere i propri interessi.
E se sul tema della Difesa l’arrivo di Trump non ha spostato le opinioni, visto che il 43% giudica sufficienti le spese militari attuali, che il tycoon vorebbe invece che venissero sensibilmente aumentate, sulla guerra in Ucraina si osserva forse l’unica apertura verso il presidente americano: per il 40% non riuscirà a porre fine al conflitto, ma il 33% è invece fiducioso. Ben poco per salvare il calo d’immagine di questi primi cento giorni. Che peraltro vede gli italiani sulla stessa lunghezza d’onda degli americani stessi. L’indice di gradimento di Trump varia negli Stati Uniti tra il 39 e il 45 per cento in tre diversi sondaggi, il peggiore da settanta anni per un presidente appena eletto.