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 2025  aprile 27 Domenica calendario

Tanino Liberatore: “Io, il cattivo maestro”

C’è qualcosa che non va se il creatore (con Stefano Tamburini) di Ranxerox, il coatto sintetico più cattivodella storia, viene nominato “Magister” della 25ª edizione del Comicon di Napoli, in programma dall’1 al 4 maggio alla Mostra d’Oltremare. Una scelta che celebra uno dei massimi interpreti del fumetto italiano moderno, un artista che ha contribuito a definire l’estetica post punk degli anni Ottanta in Italia e in Europa certo, ma tutt’altro che tranquillizzante. Figlio di quella generazione che negli anni Settanta ha cambiato la storia del fumetto e non solo, prima con Il male,poi con l’autoprodotta rivista Cannibale e, infine, con Frigidaire: storie fuori dai canoni, piene di sesso, droga e rock‘n’roll ma in maniera mai gratuita. Con lui Pazienza, Tamburini, Scòzzari, Mattioli: ognuno, a suo modo, geniale e diverso dagli altri. Nel 1978 Andrea Pazienza, suo compagno di liceo, lo coinvolge nella rivista underground Cannibale dove disegna storie scritte da Stefano Tamburini: qui nasce Ranxerox, un androide bizzarro, una specie di Frankenstein punk che nel 1980 passa alla rivista Frigidaire e diventa il suo personaggio più famoso. Nel tempo la sua attenzione si sposta sempre più sul ritratto, in particolare di donne.
Tanino, sei contento che il Comicon ti abbia fatto “Magister”?
«Loro sanno bene che non mi hanno fatto un piacere, mi hanno rotto solo le p***e! (ride). Poi però, siccome sono tutti amici, vabbé. Non è che mi sento gratificato, sinceramente. Anche perché poi devi fare delle cose dacoordinatore e io non posso sobbarcarmi troppi impegni. Ma quello che mi uccide è dover salire sul palco a parlare, capito?».
Però il segno che hai lasciato è talmente grande...
«Sì, sì, vabbé, quando me l’hanno detto erano tutti contenti...».
E tu?
«Li ho mandati tutti a******o! Poi ho accettato. E comunque non faccio fumetti dal 2007. Ma non mi hai chiesto cosa sto facendo adesso...».
Cosa stai facendo?
«Un fumetto! (ride). Con due ragazzi abruzzesi. Uno è conosciutissimo e lavora addirittura per la Marvel, si chiama Carmine Di Giandomenico, e l’altro è Francesco Colafella. Siamo tutti della stessa provincia di Chieti.
Io sono nato il 12 aprile, loro il 13, e stiamo facendo un fumetto su Rocky Marciano per Bonelli. Lo sai chi era Rocky Marciano?».
Certo, il pugile italoamericano che si ritirò imbattuto.
«Beh, pure lui era abruzzese. Io faccio la copertina e 15 illustrazioni dentro la storia e loro tutto il resto, sono più di cento pagine».
Questa è una notizia.
«Io però faccio in realtà ritratti, anche se è una sequenza che crea una storia. L’ho sempre detto: sono un fotografo, non sono un regista».
A proposito di registi: ho appena parlato con Alain Chabat per la sua nuova serie di Asterix su Netflix.
«È una persona che adoro. L’ho conosciuto quando era ancora giornalista a Radio Montecarlo. Allora la star ero io (ride) e per due volte mi intervistò per Ranxerox.
Erano le interviste migliori che abbia mai fatto perché abbiamo parlato di tutto: architettura, musica, arte ma non di Ranxerox. Un giorno, quando era già regista, dissi alla sua segretaria che non avevo molto spazio a casa per lavorare e la sera stessa lui mi telefonò offrendomi di condividere il suo studio, dove poi sono rimasto per dieci anni».
Con lui hai anche finito Ranxerox.
«Sì, dopo quelle interviste aveva capito perfettamente il personaggio, così gli ho chiesto di aiutarmi con la sceneggiatura e i dialoghi».
E poi hai vinto pure il premio César per il suo film di Asterix!
«Sì, mi ha chiamato per i costumi, è stata una bella soddisfazione».
E alla mostra del Comicon dedicata a te, cosa vedremo?
«Mah, un po’ tutte le opere tranne gli ultimi quadri perché li devo ancora finire, anzi mi devo mettere a disegnare perché di quelli ci sarà un’altra mostra. E poi non è che mi resta molto (ride)...».
Ma che dici?!
«Ho compiuto l’altro giorno 72 anni e visto che sto bene dovrei lavorare, invece non faccio un c***o!».
Sempre per il Comicon hai deciso di dedicare una mostra a Massimo Carnevale. Come mai?
«Perché ho visto delle sue opere che mi sono piaciute tantissimo: un amore a prima vista, ecco. Infatti, di persona non lo conosco».
Farai anche degli incontri con Simon Beasley e Dave McKean.
«Non lo sapevo: vedi che sto perdendo la testa? (ride). Quando ho visto Simon Bisley con Lobo ho pensato fosse l’unico che potesse continuare Ranxerox. Dave McKean invece l’ho conosciuto ed è bravissimo. Però io parlo francese ma non inglese e in un dialogo mi piace divertirmi, far battute, cose così, e se non posso non mi piace, mi incazzo».
Dicevi che adesso vivi facendo quadri. Chi sono i committenti?
Amanti del fumetto o altro?
«Molti non conoscono nemmeno Ranxerox. E poi cerco di non riproporre su tela le cose dei fumetti. La figura umana resta sempre centrale nel mio lavoro, anche se ho cominciato a fare delle cose in cui non c’è nemmeno un muscolo. Giusto un po’ di sangue, magari».
Ma dai! Di cosa si tratta?
«Sto disegnando una serie di nature morte. Non come quelle tradizionali, un po’ diverse. Ma morte».
E il sesso, che è sempre stato un tema importante per tutti voi. Perché oggi tra i nuovi autori non esiste quasi più?
«E che ne so io. Il mio sesso era ed è abbastanza normale: è quello di un malato sessuale (ride). Ma a me quello che importa in realtà è il corpo umano, è da quello che sono attratto. Da ragazzino di paese ero rimasto folgorato dalle statue di Michelangelo della tomba Medicea che, come sesso, sono orribili, ma come statue bellissime. Così preferisco disegnare una donna con una cicatrice piuttosto che una perfetta e quello che mi piace è come trasmettere questa sensazione, quel tipo di bellezza, alla gente. Quando poi ero piccolo, la situazione era ancora molto arretrata: di sesso si parlava tanto ma non si faceva».
Avete contribuito voi, con i vostri fumetti, a emanciparlo.
«Forse, dopo essere stati noi stessi intrappolati in certi schemi. C’è stato un modo magari anche sbagliato di affrontare questi temi nel mio lavoro ma sempre autentico, senza alcun calcolo. Per questo sì, comunque è stato un tentativo di liberazione».