corriere.it, 28 aprile 2025
Enuresi notturna, ne soffre un bambino su dieci: le conseguenze sono anche psicologiche
Più del 7% di bambini e di adolescenti nel mondo bagna il letto di notte. L’enuresi notturna, soprattutto nel periodo dello spannolinamento, è un fenomeno comune: spesso si può attribuire a un’immaturità del piccolo, che non è in grado di percepire e di svegliarsi quando la vescica è piena, per andare in bagno. È definita dal DSM-5 come la perdita involontaria di urina durante il sonno nei piccoli di età pari o superiore a cinque anni e viene diagnosticata quando gli episodi si verificano almeno due volte al mese e non sono attribuibili a una condizione medica o agli effetti di sostanze. Non deve mai essere presa alla leggera anche se per molti è semplicemente uno step della crescita e per altri la manifestazione di un disagio facilmente superabile.
La revisione su 128 studi
La fotografia globale di questi incidenti notturni si deve da un’importante revisione scientifica su 128 studi (che comprende un campione di oltre 445mila individui in 39 Paesi) firmato da Molalign Aligaz Adisu, pediatra del College of Health Sciences dell’Università di Woldia in Etiopia, e dal suo team. A livello globale, la prevalenza dell’enuresi notturna varia considerevolmente, influenzata da fattori quali età, sesso e background culturale. Circa il 10-20% dei bambini di 5 anni ne soffre, con tassi in calo man mano che i bambini crescono. Entro l’adolescenza, la prevalenza scende in modo significativo all’1-3%. Ma chi sono i bambini più colpiti? Lo studio identifica alcuni fattori di rischio, quali anamnesi familiare positiva, infezioni del tratto urinario, decesso di un genitore, ma anche il sesso, perché i ragazzi hanno maggiori probabilità di essere colpiti rispetto alle ragazze, soprattutto nelle fasce di età più giovani.
Molti bambini non vengono curati
Bagnare il letto di notte è un disagio che viene recepito in modo diverso in base alla cultura: in alcune zone del mondo è considerata una parte normale dell’infanzia, mentre in altre può portare a biasimo sociale. Il background culturale è importante perché può influenzare la volontà delle famiglie di cercare assistenza medica. Le opzioni di trattamento variano ampiamente, spaziando da tecniche comportamentali e di educazione dei genitori a interventi farmacologici, e danno ottimi risultati. Eppure, molti bambini non vengono curati. Anzi, l’enuresi notturna si trasforma in un problema nascosto di salute pubblica che, invece, meriterebbe maggiore attenzione da parte degli operatori sanitari, degli educatori e della società nel suo complesso.
Un importante disagio emotivo
Le conseguenze dell’enuresi notturna vanno oltre i sintomi fisici. I bambini possono, infatti, accusare un importante disagio emotivo, che porta a bassa autostima e isolamento sociale. I genitori spesso riferiscono sentimenti di frustrazione e impotenza, che possono mettere a dura prova le dinamiche familiari. Inoltre, lo stigma associato al problema può sfociare in bullismo, esacerbando ulteriormente l’impatto psicologico sui bambini colpiti.
Implementare screening di routine
Con la crescente consapevolezza dei problemi di salute mentale, è fondamentale riconoscere le ramificazioni emotive e sociali dell’enuresi notturna e affrontarle con gli strumenti medici oggi a disposizione. Per questo motivo, «si raccomanda agli operatori sanitari di implementare uno screening di routine per l’enuresi notturna, in particolare per i bambini con fattori di rischio noti come anamnesi familiare e infezioni del tratto urinario, e si dovrebbe dare priorità allo sviluppo di interventi mirati e meccanismi di supporto, considerando gli impatti significativi di questi fattori tra bambini e adolescenti», consiglia Molalign Aligaz Adisu.