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 2025  aprile 28 Lunedì calendario

Dalle Asl solo spiccioli contro i morti sul lavoro

Alla sicurezza negli ambienti di lavoro va appena lo 0,4% dei bilanci delle Asl: 400 milioni su 10 miliardi. Lo racconta una ricerca Uil sui bilanci di 83 aziende sanitarie locali sul totale di 110 che sarà presentata domani.
Troppo poco per fare molte cose importanti: dalle ispezioni alle autorizzazioni, dalle visite mediche alle indagini su infortuni e malattie professionali. La sanità è davvero la cenerentola della sicurezza sul lavoro. Soffre – come Inps, Inail e Ispettorato nazionale del lavoro – del freno tirato sui conti. E dello sfilacciamento del sistema delle verifiche con database che non si parlano e ispezioni alle aziende sempre più rare e lasche. Intanto si continua a morire.
Il Primo Maggio sulla sicurezza
In Italia si investe poco sulla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Non bastano i 1.077 morti del 2024 a cambiare rotta, in crescita del 5% sull’anno prima: tre al giorno compresi i festivi. Non bastano i 133 morti dei primi due mesi di quest’anno, già il 13% in più dell’anno passato quando furono 118. Crescono gli infortuni. Dilagano le malattie professionali: +22% l’anno scorso a quota 88.499. Lavorare in Italia significa sempre più rischiare la vita e la salute.
Non bastano nemmeno le denunce costanti dei sindacati. Il Primo Maggio di quest’anno sarà dedicato proprio alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, valore costituzionale: “Uniti per un lavoro sicuro”, lo slogan. Con i leader di Cgil, Cisl e Uil nei luoghi delle tragedie o dei numeri record di infortuni: Roma, Prato, Casteldaccia. Per ricordare Luana D’Orazio, operaia di 22 anni, stritolata da un orditoio manomesso nel distretto toscano del tessile. E dei cinque operai siciliani asfissiati dall’idrogeno solforato mentre lavoravano alla manutenzione della rete fognaria in subappalto per la municipalizzata che gestisce l’acquedotto di Palermo, l’Amap.
Strage senza fine
Una strage che non si ferma. «È passato un anno dalla strage alla centrale idroelettrica di Bargi, sul lago di Suviana, in cui sette lavoratori persero la vita», ricorda Ivana Veronese, segretaria confederale Uil. «Per quanto siano comprensibili le difficoltà delle indagini in un simile contesto, non è invece comprensibile che le famiglie delle vittime siano ancora lontane dall’avere risposte. Dopo tutti questi mesi i piani interrati della centrale sono ancora sommersi a parecchi metri sott’acqua. La procura ipotizza i reati di disastro colposo, omicidio plurimo e lesioni gravi, ma al momento non ci sono indagati. Purtroppo, nel nostro Paese si dimentica in fretta».
La campagna Zero Morti
E questo nonostante i costanti e ripetuti richiami del capo dello Stato Sergio Mattarella: «La sicurezza sul lavoro è una questione di dignità umana». Si spiega anche così la scelta della Uil di concentrare gli sforzi di denuncia – dopo la campagna “zero morti”, le bare nelle piazze, la carovana – anche sulla quarta gamba della prevenzione in Italia. Quella della sanità sottofinanziata – il 6,2% del Pil speso da noi, contro il 10,9% della Germania, il 10,3% della Francia, il 7,3% della Spagna – in cui confluisce da sempre, dalla riforma sanitaria del 1978, anche la prevenzione in tema di salute e sicurezza sul lavoro, materia concorrente tra Stato e Regioni.
«Chiediamo che non sia così, che torni nelle mani solo dello Stato», ragiona Veronese. «E nel frattempo, in attesa di una riforma costituzionale, bisogna rivedere i Lea, i livelli essenziali di assistenza, e i bilanci del servizio sanitario nazionale per assicurare più risorse a sicurezza e salute». Prevenire è meglio di morire.