la Repubblica, 28 aprile 2025
Antonio Latella: "Riporto in scena la forza scomoda di Dario Fo”
Bisognerebbe tornare al 1970, al successo trionfale di Dario Fo e Franca Rame che raccontavano, con il loro graffio satirico, le omissioni e i depistaggi sul caso dell’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano nel dicembre 1969, in uno degli episodi più cupi e controversi della storia italiana, pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana del 12 dicembre. Morte accidentale di un anarchico oggi ha 55 anni e resta una gran bella, importante commedia, famosa e molto rappresentata in tutto il mondo, mentre in Italia non se ne parla, a teatro non si vede (addirittura dal 2005, all’Elfo di Milano), e probabilmente la nuova generazione non ne sa niente.
È dunque una gran bella scommessa quella del Teatro Bellini di Napoli che dal 13 maggio propone una nuova edizione di Morte accidentale di un anarchico, con Daniele Russo protagonista nel ruolo del Matto, inventato da Fo per raccontare un’altra verità di quello che accade in questura, e con lui Caterina Carpio, Annibale Pavone, Edoardo Sorgente, Emanuele Turetta. Ma soprattutto c’è la regia di Antonio Latella, 58 anni, figura importante nel teatro (ultimi lavori, Wonder woman, straordinario successo contro l’orrore della violenza sulle donne, e Zorro un quasi musical sulla povertà), e qui in una delle sue operazioni ‘d’autore’ che lo hanno fatto apprezzare nei teatri europei.
Latella, è la sua prima volta con Fo: un’eredità potente.
“Parliamo di un grande autore che affronto come un classico, un’eccellenza nell’invenzione di un teatro che nasce da fatti veri. Qui, poi, Fo, fa un triplo salto mortale: nel fatto di cronaca e nella denuncia politica, inserisce anche la ricerca sul giullare. L’invenzione del personaggio del Matto che scombina i piani della polizia, parte dagli archetipi, da Aristofane. E studiando il testo ci sono passaggi scritti in modo straordinario, anche perché con gli oltre 40 processi che Fo ha avuto per questa commedia, sapeva di dover essere rigoroso, inattaccabile”.
Infatti, prima da solo poi con Franca Rame, lo ha riscritto più volte.
“Il risultato a mio parere è un testo anarchico, nel senso che usa tutti i generi,i linguaggi teatrali rivoltandoli ogni volta. Smonta la drammaturgia teatrale, come smonta il caso di cronaca, e in questo è veramente un caposaldo non solo politico ma anche di scrittura drammaturgica”.
Come mai, allora, è una commedia dimenticata?
“È sconvolgente. Anche perché, andando spesso all’estero, vedo che l’autore italiano più conosciuto è Fo. Ma da noi, quando ha vinto il Nobel, abbiamo riso. E dire che i suoi sono testi scritti da una grandissima mano, dove si vede l’elaborazione originale della tradizione del teatro popolare che punta il dito contro il potere”.
Forse è proprio questo che dà fastidio: la carica di denuncia che il teatro di Dario Fo e Franca Rame ancora ha.
“Morte accidentale smaschera le strategie di Stato, ne mostra la macchia nera e soprattutto fa una cosa pericolosa perché con il teatro porta il caso Pinelli fuori dal Palazzo, lo fa arrivare alla gente con l’arma della satira e della risata che è un atto dissacrante, tanto più se rivolto a un caso ancora oggi irrisolto”.
In scena Dario Fo autore aveva il Dario Fo attore. Lei come ha lavorato allo spettacolo?
“Credo che molti di quelli che verranno a teatro non conoscono neanche i fatti, quindi si tratta di capire cosa è questo testo nel ventunesimo secolo. Lo spettacolo è costruito come chiedeva Dario, ‘fuori dalla cornice’. La platea diventa il palcoscenico, e il pubblico sarà nei palchetti tutto intorno, come se fosse affacciato alla finestra, come fossero testimoni, cittadini, non spettatori”.
E in spazi diversi dal Bellini come farà?
“Non è prevista una tournée, ed è una scelta coraggiosa del Bellini, di Daniele Russo e compagni, ma mi piace pensare che anche nel nome di Fo la gente si sposti e venga a Napoli. Il pubblico, dunque, guarderà dall’alto il palcoscenico dove vedrà l’enorme sagoma di un corpo caduto, Pinelli.”
E gli altri personaggi? Quando fu scritto, il riferimento a persone pubbliche era chiaro.
“Ho recuperato la ricerca di Dario sui pupazzi, e gli attori- pupazzi nei volti richiameranno quelli delle persone che erano in quella stanza della questura. Anche il commissario Calabresi, sì”. Che impatto avrà sul pubblico?
“Spero che apra discussioni, soprattutto che mostri che non è cambiato nulla. Anzi, una volta sapevi contro chi combattevi, oggi la censura ha strade subdole. È un brutto momento. Come dice Fo nello splendido finale di Morte accidentale, in una delle prime versioni che noi usiamo: ‘Siamo così immersi nella merda fino al collo, che camminiamo a testa alta!’”.