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 2025  aprile 28 Lunedì calendario

Ergastolo per il femminicidio Roua Nabi. Il pm: “Se avesse caricato il braccialetto sarebbe viva”

Ergastolo con isolamento diurno per 4 mesi all’assassino di Roua Nabi. La sentenza è stata emessa oggi a Torino contro Abdelkader Ben Alaya, l’ex marito di Roua, che uccise la donna con un coltello il 23 settembre scorso in via Cigna 66 a Torino, davanti agli occhi di sua figlia. La condanna coincide con la richiesta del procuratore aggiunto Cesare Parodi che al termine della requisitoria aveva chiesto per l’assassino il carcere a vita. Il giudice ha anche disposto provvisionali di un milione e mezzo di euro in totale alle parti civili, i due figli e la mamma di Roua.
Le lacrime della mamma
La madre di Roua alla lettura del verdetto scoppia in lacrime: «Attendevo questa sentenza esemplare ma adesso ho paura per il futuro dei miei nipoti, perché non so se lui resterà o in carcere o se, come accade a volte, lo metteranno in semilibertà prima o poi. Noi abbiamo paura di lui e di cosa possa fare ai figli di mia figlia. Io spero che i miei nipotini potranno rifarsi una vita, o meglio riprendere la loro vita e che sia una vita migliore». La donna è assistita dalle avvocate Stefania Agagliate e Silvia Bregliano che dicono: «È stato riconosciuto il reato di maltrattamenti e questo è importante. Sul braccialetto elettronico aspetteremo le motivazioni della corte, per quanto ci riguarda non c’è stata un’indagine né una consulenza specifica».
La requisitoria del procuratore aggiunto
«Il braccialetto elettronico non era applicato soltanto all’imputato ma anche a Roua Nabi. Non è vero che non ha funzionato, ma sono braccialetti che sono come i cellulari, vanno ricaricati. Nel caso di Roua Nabi il braccialetto non è stato caricato né dall’imputato né dalla donna. Noi cerchiamo di dare la tutela massima alle persone offese ma possiamo pensare che questa donna non ha in qualche modo rischiato la vita sapendo che il braccialetto era scarico? Se lei lo avesse caricato sarebbe scattato l’allarme e lui sarebbe andato in carcere». È un passaggio della requisitoria – che ha suscitato brusii e sguardi sgomenti tra il pubblico della maxi aula 4 – del procuratore aggiunto Cesare Parodi, che oggi ha chiesto l’ergastolo per Abdelkader Ben Alaya, l’ex marito di Roua Nabi, che l’ha uccisa con un coltello il 23 settembre scorso in via Cigna 66 a Torino, davanti agli occhi di sua figlia.
Il contesto familiare di Roua Nabi
Roua aveva 34 anni. Si stava separando dal marito violento che da due mesi aveva l’obbligo di non avvicinarsi alla donna. Eppure l’imputato – come risulta da varie testimonianze – si è sempre comportato violando la misura. Fino ad uccidere Roua Nabi.
Relazione tecnica di Fastweb sul braccialetto elettronico
Fastweb, la compagnia del braccialetto elettronico, in una relazione ha confermato che il braccialetto sarebbe stato funzionante e che avrebbe lanciato degli alert, che sarebbero però rimasti inascoltati.
I dubbi sull’efficacia dei controlli
Non è mai stato chiarito in fase di indagine e nemmeno oggi al processo perché il sistema del braccialetto elettronico non tutelò Roua Nabi. E nemmeno come mai, anche nel caso in cui il braccialetto non fosse stato caricato, nessuno intervenne per controllare le mosse dell’uomo, che non avrebbe potuto avvicinarsi a Roua Nabi.
Accuse rivolte alla vittima e all’imputato
L’unico momento dell’udienza in cui si è accennato al funzionamento del braccialetto è stata la requisitoria del pubblico ministero Cesare Parodi, che, appunto, ha sostenuto che la “colpa” sarebbe stata della donna e dell’imputato, che non avrebbero caricato i dispositivi.
Richieste di aiuto precedenti di Roua Nabi
Eppure Roua, e questo emerge dall’analisi degli atti giudiziari e dalle relazioni degli assistenti sociali, nei due anni precedenti al femminicidio aveva chiesto aiuto più volte, sia al centro antiviolenza, che agli assistenti stessi. E persino gli insegnanti dei suoi due figli avevano allertato i servizi, preoccupati dal contesto di «gravi maltrattamenti familiari».
Dichiarazioni del procuratore Parodi sull’omicidio
«Questo è un caso facilissimo, non rendiamo complicato cosa è semplice – ha esordito Cesare Parodi iniziando la requisitoria – oggi sarò brevissimo. È stato un omicidio, questo è chiaro ed evidente. Lo scenario sulle motivazioni dell’imputato è inquietante, assurdo e spropositato».
Richiesta di vietare riprese giornalistiche
All’apertura dell’udienza il pubblico ministero titolare dell’indagine aveva chiesto alla Corte d’assise di vietare ai giornalisti le riprese foto e video del dibattimento. La difesa si è associata alla richiesta. La Corte ha stabilito con ordinanza che la richiesta va accolta, perché il caso «coinvolge due minorenni», i figli di Roua Nabi, che non sono presenti in aula e che non sono mai stati sentiti durante le indagini. E perché sarebbe «assente un interesse sociale preminente».
Obiezioni dei cronisti presenti in aula
I cronisti presenti in aula avevano ribadito che la necessità di poter riprendere il dibattimento è motivata soprattutto dal bisogno di comprendere come mai il braccialetto elettronico non avesse funzionato. Ma la decisione della Corte ha accolto la richiesta del pubblico ministero.
Svolgimento dell’udienza e testimonianza della madre di Roua
È stata un’udienza lampo. L’istruttoria è durata poco più di un’ora. L’unica testimone sentita è stata la madre di Roua Nabi, Radiha, che ha ricordato: «Quell’uomo era un violento, picchiava mia figlia ma lei non osava dirmelo».
Dichiarazioni spontanee dell’imputato
L’imputato, difeso dagli avvocati Rocco Femia e Gianluca Marta, ha reso una dichiarazione spontanea: «Non sono un criminale e non sono un omicida, ho cercato di ammazzarmi quando sono arrivati i carabinieri».
Dichiarazioni dell’avvocata Stefania Agagliate sulla protezione mancata
L’avvocata di parte civile Stefania Agagliate che tutela la madre di Roua ha detto: «Roua Nabi si sentiva sicura perché aveva quel braccialetto elettronico. Aveva denunciato il suo futuro assassino, che era violento e che nessuno ha fermato. La reiterazione delle sue violenze e anche l’escalation sono agli atti. Roua Nabi è stata tradita da quell’uomo ma anche dallo Stato che non l’ha protetta. Leggete i report del braccialetto elettronico. Aveva suonato anche la sera del femminicidio per due volte ma nessuno è intervenuto».