ilmessaggero.it, 28 aprile 2025
Alessandro Coatti ucciso in Colombia. Una banda (esperta) «lo ha adescato su Grindr, drogato e poi smembrato». La svolta nelle indagini
Alessandro Coatti è stato attirato in una trappola tramite un’app di incontri, poi drogato, derubato e infine brutalmente ucciso. È questa la drammatica svolta nelle indagini sulla morte del biologo italiano di 39 anni, trovato smembrato lo scorso 6 aprile a Santa Marta, in Colombia. A rivelarlo è stato il capo della polizia nazionale colombiana, Carlos Triana, come riportato dal quotidiano locale El Tiempo, citando anche altre fonti anonime.
Secondo quanto emerso, quattro persone sono state identificate e risultano attualmente a piede libero. Il loro modus operandi prevedeva l’adescamento di turisti stranieri tramite Grindr, una popolare app di incontri utilizzata nella comunità LGBTQ+.
Una volta attirate le vittime, queste venivano drogate, derubate e, in alcuni casi, come quello di Coatti, uccise. Centrale nella ricostruzione dei fatti è stata l’analisi degli spostamenti di Alessandro Coatti nei suoi ultimi giorni di vita nella località caraibica di Santa Marta. Il biologo, originario della bassa Ravennate, era uscito dal proprio albergo credendo di incontrare un ragazzo conosciuto sull’app, ma ad attenderlo ha trovato i malviventi.
Le tracce del DNA e gli effetti personali nella casa degli orrori
Nell’abitazione individuata dagli inquirenti sarebbero state rinvenute tracce del DNA di Coatti, oltre ad alcuni oggetti personali appartenuti al ricercatore italiano. Alessandro, forte di una brillante carriera accademica maturata in Europa, si trovava in Sudamerica probabilmente con l’idea di trasferirsi e lavorare nella regione.
Sin dalle prime ore dell’indagine, la pista della rapina finita in tragedia era stata tenuta in considerazione. Tuttavia, il macabro stato in cui è stato ritrovato il cadavere aveva aperto anche ad altre ipotesi, tra cui il possibile coinvolgimento di gruppi paramilitari di destra attivi nelle montagne circostanti Santa Marta, o bande di narcotrafficanti che utilizzano la città come hub per l’esportazione di droga.
Il racconto della famiglia e l’ipotesi delle «bande della scopolamina»
Anche la famiglia di Alessandro aveva notato segnali inquietanti quella sera. Lo zio, Gianni Coatti, ha raccontato in un’intervista a La Stampa che la madre della vittima e un caro amico avevano osservato degli spostamenti anomali nella geolocalizzazione del suo cellulare, utilizzato da Alessandro come misura di sicurezza personale. L’ambasciatore italiano a Bogotà, Giancarlo Maria Curcio, aveva spiegato in un’intervista che in Colombia operano da tempo le cosiddette «bande della scopolamina», gruppi criminali che utilizzano questa sostanza per manipolare le vittime, inducendole a compiere azioni come prelevare denaro o consegnare oggetti di valore. La droga, letale e subdola, non lascia tracce nella memoria delle vittime. Nel caso di Alessandro Coatti, però, le cose sono precipitate: il biologo non è uscito vivo dalla trappola, forse a causa di un tentativo di reazione. Il brutale smembramento del suo corpo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato un tentativo dei rapinatori di confondere le indagini e ritardare l’identificazione della vittima