Corriere della Sera, 28 aprile 2025
Gli incontri, i simboli e il «tifo» per un cardinale. L’attivismo di Macron fa discutere la Francia laica
Interrotto il viaggio nell’Oceano indiano per partecipare ai funerali, poche ore prima di atterrare a Roma Emmanuel Macron ha fatto trapelare dall’Eliseo un’indicazione solenne e a prima vista definitiva, venerdì: «In questo periodo di lutto e raccoglimento, il presidente della Repubblica non effettuerà alcun incontro diplomatico a margine delle esequie di sua Santità il Papa Francesco». Un segno di distinzione, quasi una critica un po’ sdegnata a chi in quei momenti si affannava a preparare colloqui tra i grandi del mondo.
Come non detto. Dopo una cena al Bolognese venerdì sera con la moglie Brigitte e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, sabato il presidente Macron si è prodotto in una serie di iniziative diplomatiche senza fare nulla per nasconderle, anzi.
Prima l’incontro in San Pietro con il premier britannico Starmer, il presidente americano Trump e quello ucraino Zelensky, con la mano protettiva appoggiata sulla spalla dell’amico Volodymyr in un’immagine ormai celebre. Poi di nuovo il colloquio con Zelensky, davanti alle telecamere, nel giardino di Villa Bonaparte, già residenza di Paolina sorella di Napoleone e dal 1945 ambasciata di Francia presso la Santa Sede.
Alto livello
A dispetto del proclama della vigilia, sabato è stata una giornata di incontri continui, ad alto livello, e non solo per lavorare a un cessate il fuoco in Ucraina. Macron ha approfittato della sua presenza a Roma per mettere mano, in questo caso più discretamente, a un altro dossier importante, quello del conclave. Chi sarà il nuovo Papa? La linea per certi versi progressista di Bergoglio, non sgradita a Macron nonostante le differenze sull’Ucraina, sarà confermata o il successore imprimerà una svolta conservatrice, magari su influenza della chiesa americana?
Il presidente francese sembra volere seguire da vicino non solo l’evoluzione dei negoziati sull’Ucraina ma anche l’elezione del Pontefice.
Appena salutato Zelensky, sabato Macron ha ricevuto a Villa Bonaparte i cardinali francesi che voteranno nel conclave per un pranzo in compagnia dell’ambasciatrice Florence Mangin. Tra loro, nella ricostruzione del Figaro, Jean-Marc Aveline, l’arcivescovo di Marsiglia che sarebbe il preferito del presidente. Poi il vescovo di Ajaccio, François Bustillo, il nunzio apostolico negli Stati Uniti, Christophe Pierre, e l’arcivescovo emerito di Lione, Philippe Barbarin (accusato anni fa di avere coperto abusi su minori e poi prosciolto, ndr). L’altro votante, Dominique Mamberti, era assente dal pranzo perché ha assistito alla sepoltura di Francesco a Santa Maria Maggiore. Nonostante ripetuti inviti, in questi anni Macron non è mai riuscito ad avere Bergoglio in visita a Parigi, neanche nel momento più importante, la riapertura della cattedrale di Notre-Dame (in quell’occasione il Papa preferì andare in Corsica, una settimana dopo).
Un Pontefice di nuovo francese, dopo Gregorio XI che riportò il papato da Avignone a Roma (1377), sarebbe uno straordinario colpo di soft power per Macron, che in qualità di capo di Stato francese è anche «protocanonico d’onore» della basilica di San Giovanni in Laterano.
Neutralità
L’antica tradizione della Francia come «figlia primogenita della Chiesa» (in virtù della conversione di Clodoveo re dei Franchi nel 496) è tornata di attualità in questi giorni, assieme alle polemiche per le bandiere listate a lutto in tutto il Paese. Pratica abituale per la morte dei Papi, ma ogni volta contestata a sinistra perché poco coerente con la «laicità» dello Stato – la neutralità rispetto alle religioni —, dogma qualche volta intoccabile e altre volte, quando si vuole, adattabile alle circostanze, magari in virtù di qualche acrobazia intellettuale. La laicità sarà anche il cardine su cui poggia lo Stato francese, ma l’attivismo vaticano di Macron preoccupa non solo a sinistra. Secondo La Tribune Chrétienne, media vicino agli ambienti del cattolicesimo tradizionalista, l’importante cardinale ungherese Péter Erdö avrebbe sottolineato i contatti recenti tra Macron e i cardinali francesi «per sbarrare la strada alla candidatura di Robert Sarah», il cardinale guineano beniamino dell’estrema destra.