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 2025  aprile 27 Domenica calendario

Fantaindirizzi da romanzo

Aramis, il più elegante dei moschettieri, viveva in una casa «tra rue Cassette e rue Servandoni». Lo sappiamo con certezza perché ce lo dice Alexandre Dumas in un capitolo dei Tre moschettieri, mentre segue d’Artagnan durante una passeggiata notturna, quando cammina «parlando alla notte e sorridendo alle stelle» per le vie di Parigi. Peccato che a Parigi, nel 1625, quando i moschettieri del re tiravano di spada, rue Servandoni non esisteva. Semplicemente perché l’architetto fiorentino Giovanni Niccolò Servandoni, al quale è intitolata, «è nato nel 1695, nel 1733 ha disegnato la facciata della chiesa di Saint-Sulpice, e quella via gli è stata dedicata solo nel 1806». Lo racconta Umberto Eco in una delle sue Sei passeggiate nei boschi narrativi (l’edizione più recente è quella del 2024, La nave di Teseo) prendendo a esempio «lo strano caso di Rue Servandoni» per ragionare intorno all’intreccio tra realtà e fantasia che viene a crearsi nella narrativa, e al patto che si stringe tra autore e lettore per cui verità e finzione coesistono, con regole che non sono più né quelle dell’una né quelle dell’altra.
Un patto che può pretendere che l’indirizzo di un personaggio fittizio rispetti parametri di verità catastale e che può portare i lettori (Eco fra questi, lo racconta lui nello stesso saggio) a partire per Dublino per cercare al numero 7 di Eccles Street la casa dove James Joyce nell’Ulisse fa abitare Leopold Bloom.
Strade che non ci sono infilate in città reali, case che non esistono ma collocate lungo vere vie, paesi immaginari modellati su paesi veri come la Vigàta di Andrea Camilleri che ha i contorni di Porto Empedocle: l’indirizzario della narrativa è un pozzo di meraviglia e contraddizioni con cui si può giocare all’infinito, aggiungendo, ricordando, anche discutendo sulle regole di ingaggio. Immaginando una città ideale in cui trovino casa i personaggi dei romanzi di cui sappiamo, dai loro autori, le coordinate stradali.
Questa città invisibile – abbiamo provato a giocarci con la mappa che trovate nelle prossime due pagine – per cominciare potrebbe avere un quartiere che assomiglia terribilmente alla Londra reale. A Londra vive, per esempio, Sherlock Holmes, a uno degli indirizzi letterari più celebri di sempre, il 221 b di Baker street. Luogo che c’è e non c’è, nel senso che Baker street esisteva (ed esiste tuttora) ma nella Londra di Watson e Holmes quel civico non c’era. È stato aggiunto dopo e ora lì c’è una tra le case museo più false di sempre e tuttavia verissima nell’immaginario dei lettori. Al numero 7 di Savile row – via e civico regolarmente esistenti – vive invece Phileas Fogg quando non è in viaggio (è l’eroe del Giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne). Inutile cercare l’appartamento 56 b di Whitehaven Mansions, in Sandhurst square: non esiste nulla – appartamento, edificio, piazza – ma è uno degli indirizzi di Hercule Poirot (Miss Marple invece vive a Danemead Cottage, Old Pasture Lane, Saint Mary Mead, fintissimo centro di una verissima Inghilterra). Jack Whorting, ne L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, fa sapere a Lady Bracknell di star di casa al 149 di Belgrave square: «Il lato fuori moda», chiosa lei.
Ma stradario letterario londinese è fittissimo soprattutto di rimandi alla letteratura per bambini: «Dovete capire che sarebbe un po’ difficile seguire le avventure di Peter Pan senza essere almeno un po’ pratici dei Giardini di Kensington», scrive James M. Barrie raccontando di Peter Pan, che arrivando dall’Isola che non c’è fa tappa a Londra, «dove abita il re». Se invece cercate la famiglia Banks (e la tata di casa, Mary Poppins) basterà chiedere al poliziotto all’incrocio dov’è il 17 di Cherry tree lane, il Viale dei Ciliegi: «Se seguite esattamente le sue indicazioni, ci sarete davvero: proprio in mezzo al viale, dove da un lato ci sono le case e dall’altro il Parco, e nel mezzo i ciliegi sono allineati come ballerini». Quel viale però, a Londra, non esiste. Esiste invece una Windsor Gardens ma non assomiglia per nulla a quella omonima dove abita la famiglia Brown, al numero 32, che adotta l’orso Paddington il cui nome ricalca quello della stazione, vera, in cui viene trovato. È finta Grimmauld place, residenza della nobile casata dei Black e sede dell’Ordine della fenice: nella saga di Harry Potter, J. K. Rowling immagina che l’edificio sia invisibile ai babbani (noi), ma nella realtà è l’intera piazza a non esistere (come non esiste Little Whinging, Surrey, dove in Privet drive 4 abitano i Dursley). Esiste la stazione di King’s Cross, da cui Harry parte (da un binario fittizio, il 9 e ¾) per andare a Hogwarts. Non sappiamo dove si trovi Diagon alley, la strada magica dello shopping, ma ha un ingresso dal (finto) pub Il paiolo magico che affaccia sulla (vera) Charing cross road.
Nella nostra città letteraria basta girare l’angolo e il Tamigi diventa la Senna. Qui, al 132 di boulevard Richard-Lenoir ha casa il commissario Maigret (ufficio al 36 di Quai des Orfèvres, sede della polizia giudiziaria). L’eroe di Georges Simenon frequenta la brasserie Dauphine (finta) in place Dauphine (vera). La famiglia Malaussène di Daniel Pennac abita al 78 di rue de la Folie-Regnault, quartiere di Belleville. A Neully, se ci riuscite, potreste riconoscere Arsenio Lupin, che vive al 95 di rue Charles-Lafitte.
Giri l’angolo, e sei a New York. Su Park avenue (civico non pervenuto) abita Sherman McCoy ne Il falò delle vanità e la nascosta Patchin place può diventare una porta per tornare indietro nel tempo (succede ne Le vite impossibili di Greta Wells di Andrew Sean Greer). Nella mappa c’è la Lubecca dei Buddenbrook, ci sono Roma (il dannunziano Andrea Sperelli, per dire, abita nel Palazzetto Zuccari di via Gregoriana, beato lui, e al 219 di via Merulana c’è il Palazzo degli Ori di gaddiana memoria) e Milano (il Duca Lamberti di Giorgio Scerbanenco sta di casa in piazza Leonardo da Vinci 10, angolo con via Pascoli). Suggestioni. Lo stradario-collage della città dei romanzi ha i confini incerti: abbiamo scelto di fermarci agli indirizzi indicati dagli scrittori con la maggior precisione possibile, reale o fittizia (città, strada o piazza, appartamento, numero civico se c’è....). Si potrebbero includere indicazioni più vaghe (Pepe Carvalho, per dire, abita a Barcellona, nella zona di Vallvidrera), comprendere tenute, castelli, paesi fittizi. La fantasia, comunque, invita al viaggio.