Corriere della Sera, 27 aprile 2025
Donald, «signore» delle cause: tutti lo contestano in tribunale
New York Litigation, che in inglese significa procedimento legale, sembra la nuova parola d’ordine del secondo mandato Trump. Tutto finisce in tribunale. Dal suo insediamento, il 20 gennaio, al 25 aprile, sono state avviate 211 cause legali contro gli oltre 130 ordini esecutivi del presidente e le sue politiche federali, secondo il tracker di Just Security. A promuovere le azioni sono stati 13 Stati – tra cui California, New York e Illinois – associazioni civili e singoli cittadini, l’università di Harvard. I ricorsi spaziano dall’immigrazione al commercio, dai diritti Lgbtq+ all’uso dei fondi federali, dalla politica ambientale ai licenziamenti arbitrari, con procedimenti attivi nei tribunali distrettuali, nelle corti d’appello e perfino alla Corte Suprema.
Tra i casi più emblematici figura lo ius soli. L’ordine esecutivo 14160, firmato nel giorno dell’inaugurazione, ha revocato la cittadinanza automatica per i figli di immigrati irregolari. Contro questa azione hanno fatto causa anche diversi Stati, tra cui Washington, Arizona, New Jersey e Oregon. Diversi tribunali hanno bloccato l’ordine, ritenendolo incostituzionale. Il caso è ora all’esame della Corte Suprema, che ha fissato la prima udienza il 15 maggio 2025.
I sindacati degli insegnanti e altre organizzazioni educative (tra cui American Federation of Teachers e American Sociological Association) hanno citato in giudizio l’amministrazione contro gli ordini esecutivi diretti a eliminare i programmi di diversità e inclusione. Finora due tribunali federali, in New Hampshire e in Maryland, hanno bloccato l’attuazione delle misure anti Dei, ora sono sospese. Ma il contenzioso continua.
Il 4 febbraio, diverse organizzazioni, tra cui l’Aclu e Lambda Legal, hanno presentato una causa nel distretto del Maryland contro un ordine esecutivo che limita l’assistenza sanitaria per i minori transgender. Il giudice Brendan Hurson ha emesso un’ingiunzione temporanea il 13 febbraio, poi estesa a livello nazionale. In aprile, l’amministrazione ha integrato le informazioni sui permessi di soggiorno degli studenti a un database dell’Fbi, portando alla revoca dei visti F-1 per migliaia di studenti. Oltre 100 cause legali e più di 50 ordini restrittivi sono stati emessi da giudici in tutto il Paese. Ieri, dopo settimane di battaglie legali, l’improvviso cambio di rotta del dipartimento di Giustizia, che (per ora) ha ripristinato la registrazione dei visti studenteschi.
Anche altre politiche migratorie di Trump sono finite in tribunale. I proclami e gli ordini volti a limitare le richieste di asilo e ad agevolare espulsioni rapide di alcune categorie di migranti hanno portato organizzazioni come il Refugee and Immigrant Center for Education and Legal Services e altre ong ad avviare cause federali sostenendo che i provvedimenti violano le leggi sull’immigrazione e i diritti dei migranti. Esemplare il caso «J.G.G. v. Trump», che ha visto l’amministrazione procedere con deportazioni di cittadini venezuelani nonostante il divieto di un tribunale.
Un’altra causa simbolica riguarda il congelamento di 1,5 miliardi di dollari di aiuti all’estero (UsAid). Dopo una sentenza di un tribunale che ordinava il rilascio dei fondi, la Corte Suprema ha concesso una sospensione temporanea, segnando una delle prime vittorie legali per Trump. Anche le politiche commerciali di Trump sono state oggetto di contenzioso. Contro i dazi si sono mossi la California e, separatamente, altri 12 Stati che hanno avviato una causa congiunta presso la Corte del commercio internazionale degli Stati Uniti, contestandone la legalità.