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 2025  aprile 27 Domenica calendario

Meloni fa felici Enel&C. e Confindustria implode

Si fa presto a dire “le imprese”: ce ne sono milioni con decine o centinaia di interessi diversi. Meno ambiguo potrebbe essere dire Confindustria, eppure si scopre che l’associazione degli industriali – almeno sull’energia – vuol dire almeno due cose e in deciso contrasto tra loro: quelli che con le bollette alte ci fanno utili record, i produttori di energia riuniti in Elettricità Futura, e quelli che le bollette le devono pagare, riuniti nel “Tavolo della domanda”. Ecco, il governo Meloni col suo ultimo decreto Bollette ha deciso di far incazzare assai i secondi, in sostanza l’industria, schierandosi coi primi, che poi sono Enel, Eni e compagnia cantante, cioè grandi e medie partecipate che dall’invasione dell’Ucraina hanno guadagnato miliardi, ma dando anche una mano ai governi nel sostituire il gas russo. Il risultato è che lo scontro dentro Confindustria è talmente elevato che si è arrivati alle minacce di scissione.
Ripartiamo da capo. Come tutti sanno, il costo dell’energia è assai più alto del normale: persino oggi che una possibile recessione sta facendo abbassare i prezzi, il gas e l’elettricità costano ancora assai più di prima del Covid. La cosa, ovviamente, mette in difficoltà famiglie e imprese: in Europa l’energia costa più che negli Stati Uniti, in Italia più che nel resto d’Europa. Nel 2024, ha ricordato Mario Draghi in Parlamento, gli italiani hanno pagato l’87% in più dei francesi, il 70% degli spagnoli, il 38% dei tedeschi: “Una seria politica di rilancio della competitività deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette per imprese e famiglie”.
La risposta del governo, per ora, è stato il decreto Bollette diventato legge qualche giorno fa (vedi qui in basso): 3 miliardi in tutto, qualche bonus per le famiglie e alle imprese 600 milioni per la transizione energetica dovuti a una norma Ue che l’Italia applica buona ultima. “Una pazzia” l’ha sobriamente definita il delegato per l’energia di Confindustria, Aurelio Regina: “Per le imprese non c’è nulla, nemmeno le misure a costo zero”. È seguito un comunicato ufficiale, più gentile ma altrettanto duro.
Più che la riduzione dell’alta tassazione sull’energia (per cui servirebbero soldi che il Tesoro non vuole spendere), il problema riguarda proprio le riforme proposte dalle imprese e ignorate dal governo: l’allineamento dell’indice del gas italiano (Psv) al prezzo del mercato Ttf di Amsterdam comporterebbe risparmi per gli utenti pari a 1,3 miliardi di euro. Niente. Un’altra richiesta era, a parità di costo, estendere anche agli allacci a media tensione (le Pmi) l’azzeramento degli oneri di sistema oggi in vigore per la bassa tensione (i piccoli negozi). Niente. Altre ancora riguardavano l’ampliamento – in particolare al gas – dei contratti di lungo periodo a prezzo fisso garantiti dal Gestore elettrico e in definitiva il famigerato disaccoppiamento tra prezzo dell’elettricità prodotta da rinnovabili e prodotta dal gas (più alto, ma quello base per tutta la corrente). Niente.
In sostanza, l’industria italiana chiedeva – absit iniuria verbis – di limitare i meccanismi di mercato e passare a un regime di prezzi parzialmente amministrati per sterilizzare i picchi speculativi che in questi anni hanno ingrassato Eni, Enel, A2a, Acea e simili. Anche queste ultime però sono in Confindustria, dentro Elettricità Futura appunto, di cui hanno ripreso le redini a fine 2024 dopo una gestione più orientata al green e alle medie imprese: ecco, i colossi energetici non ci pensano proprio a rinunciare ai mega profitti che questa situazione gli porta in tasca da oltre tre anni. Il governo Meloni s’è piegato a questa linea, forse anche perché quel ben di dio di utili finisce pro quota nelle tasche del Tesoro e dei Comuni coi dividendi.
I big energetici, però, non hanno gradito l’alzata di capo di Viale dell’Astronomia e ora fanno girare (di nuovo) la minaccia di uscire da Confindustria per creare un nuovo soggetto associativo con tanto di quotidiano anti-Sole 24 Ore. Il presidente Emanuele Orsini è già tornato a più miti consigli, invocando un dialogo costruttivo: per mettere la pistola sul tavolo bisogna averla…