il Fatto Quotidiano, 26 aprile 2025
Tax credit, blitz della Gdf: acquisiti i cachet delle star
Un cachet da 18 milioni di euro al divo di Hollywood interamente pagato grazie al “tax credit” del governo italiano. C’è anche il contratto sottoscritto dal due volte premio Oscar Denzel Washington, per il film americano The Equalizer 3, tra i documenti acquisiti nelle scorse settimane dalla Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma sul credito d’imposta del settore cinematografico. L’indagine nasce da un esposto presentato a febbraio dall’avvocato Michele Lo Foco, componente del Consiglio superiore del cinema e dell’Audiovisivo, che aveva segnalato ai pm otto pellicole “sospette”, tra italiane e straniere.
Il fascicolo, affidato al procuratore aggiunto Giovanni Conzo e alla sostituta Eliana Dolce, risulta ancora senza indagati e senza ipotesi di reato. Gli investigatori sono però al lavoro per fare chiarezza. Così, su delega dei pm, nei giorni scorsi i finanzieri del Nucleo Pef di Roma hanno fatto visita alle sedi di due importanti società di produzione cinematografiche, la ex Ilbe (che ora ha cambiato nome in Sipario Movies, prendendo anche le distanze dalla gestione precedente) e la The Apartment Pictures, società satellite italiana del colosso britannico Fremantle. The Apartment, in particolare, è attiva dal 2020 e in pochi anni ha raccolto 106 milioni di tax credit. Fremantle d’altronde, nel 2022 aveva firmato un accordo quinquennale con i Cinecittà Studios di Roma per affittare stabilmente sei teatri di posa. Nel 2024 aveva anche nominato come amministratore delegato Nicola Maccanico (estraneo all’inchiesta), che pochi mesi prima aveva concluso il suo mandato come Ad di Cinecittà: dopo due giorni di polemiche, nate dallo scoop del Fatto sulla nomina, Maccanico ha rifiutato l’incarico. Va specificato che le due società di produzione e i suoi rappresentanti legali non risultano indagati.
Gli investigatori una volta in sede si sono fatti consegnare le fatture e le ricevute dei bonifici sulle spese per la lavorazione dei film nel mirino, dall’allestimento dei set ai costi per le maestranze, i materiali, il catering e via dicendo. Non solo. La parte più importante riguarda i contratti con gli attori, dalle semplici comparse fino ai protagonisti. Tutto materiale che la Finanza non era riuscita a trovare a marzo, quando aveva fatto visita alla direzione Cinema del ministero della Cultura: per ottenere il credito d’imposta – pari al 40% del costo totale dichiarato – le società di produzione non erano obbligate a consegnare la documentazione completa, bastavano dei giustificativi complessivi. Uno dei tanti aspetti che ora il ministero sta provando a riformare.
Le indagini dei pm romani per ora si stanno concentrando sui film indicati nell’esposto di Lo Foco. Ci sono sei pellicole italiane e due statunitensi, queste ultime in parte girate nel nostro paese. Gli italiani sono Finalmente l’alba (9 milioni di tax credit), diretto da Saverio Costanzo; La chimera, diretto da Alice Rohrwacher (3,3 milioni di tax credit); Il sol dell’avvenire (5 milioni) di Nanni Moretti; L’immensità (6 milioni) di Emanuele Crialese e Siccità (4 milioni) di Paolo Virzì, oltre alla serie Viola come il mare (3,65 milioni). Le pellicole di Hollywood, girate in parte in Italia, sono invece The Equalizer 3 (30 milioni di tax credit, girato in parte sulla Costiera Amalfitana) e Fast&Furious 10 (10 milioni, con riprese tra Roma e Torino). Va ricordato che i registi sono del tutto estranei all’inchiesta e non potrebbe essere altrimenti in quanto la questione fiscale-contabile non è di loro competenza. La Guardia di Finanza ha già consegnato alla Procura una prima informativa dove si chiede di procedere con ulteriori indagini e con accertamenti bancari.
Intanto l’inchiesta rischia di allargarsi ulteriormente. Nei giorni scorsi è stato presentato un nuovo esposto, sullo stesso tema, dal deputato del M5S, Gaetano Amato, che è anche componente della Commissione parlamentare Cultura. Che però non riguarda direttamente il “tax credit”. Non solo tax credit: l’onorevole infatti, cita anche il film La Versione di Giuda di Giulio Base, che ha ottenuto 1 milione di contributi dal ministero ma ha visto 4 mila euro di incassi, prodotto da Agnus Dei, società di Tiziana Rocca (moglie di Base), molto vicina a Sbarigia e Borgonzoni, e omonima dell’associazione Agnus Dei (sempre di Tiziana Rocca) che organizza festival come il “Filming Italy”, passata in pochi anni da 50 mila a mezzo milione di euro di contributi pubblici. Anche su questa vicenda Amato chiede verifiche.