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 2025  aprile 26 Sabato calendario

Festa della Liberazione, Mattarella pro referendum. Ma a sinistra litigi e rancori

Nel venerdì della Liberazione c’è un presidente che assomiglia al federatore del centrosinistra che non c’è, il Sergio Mattarella che a qualche settimana dai referendum celebra il 25 Aprile a Genova ricordando Sandro Pertini: “La sua figura induce a ricordare che è l’esercizio democratico che sostanzia la nostra libertà. Non possiamo arrenderci all’astensionismo degli elettori e a una democrazia a bassa intensità”. E poi c’è tutto il resto, cioè l’ennesima foto della frammentazione a sinistra e dintorni: dalle bandiere per l’Ucraina a chi non le ha volute, dai manifestanti pro Palestina a Maurizio Landini che dal corteo di Milano cita, ancora, il Papa: “Ci ha detto di fare rumore e di combattere sempre le disuguaglianze”. Fino a Riccardo Magi di Più Europa, che da presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza non può che collegarsi a Mattarella: “Il capo dello Stato ha mandato un messaggio importante dicendo di non rassegnarsi all’astensionismo”. Trovare un filo – rosso, ovviamente – tra le varie scene non è così semplice. Certo, c’è il richiamo all’antifascismo come messaggio comune.
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Ma poi le differenze si fanno largo. “A Bergamo non c’era una sola bandiera dell’Ucraina, ho provato vergogna” fa sapere su X l’ex sindaco e attuale eurodeputato dem, Giorgio Gori, dell’ala moderata-riformista. Parente politico del Carlo Calenda che su Facebook lamenta: “Giovedì sera a Torino ai militanti di Azione, +Europa e Italia Viva con bandiere ucraine ed europee è stato impedito di partecipare alla fiaccolata per la Liberazione, ogni anno la sinistra cerca di appropriarsi della festa”. L’ex eurodeputato del Pd è gentile invece, come ormai suo costume, con Giorgia Meloni: “Penso che la dichiarazione della premier sul 25 aprile (“la nazione riafferma la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato”, ndr) sia inequivocabile e appropriata”.
Poi si passa a Giuseppe Conte, per natura un solista, che infatti la Liberazione la celebra recandosi da solo alle Fosse Ardeatine. “Ho trovato la richiesta di sobrietà da parte del governo poco comprensibile e poco felice” sostiene. Il grosso dei leader progressisti invece si ritrova al corteo di Milano, dove Elly Schlein – in corposo ritardo, ma molto applaudita – va assieme a una folta delegazione del Pd. Ci sono anche Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, i leader di Avs, assieme al già citato Magi e a una rappresentanza del M5S, tra cui l’eurodeputato Gaetano Pedullà, e naturalmente l’Anpi. Ma il colpo d’occhio racconta una manifestazione tanto partecipata quanto divisa in tronconi, anche per evitare guai. Così durante il corteo c’è chi misura la distanza tra la Brigata ebraica e un centinaio di giovani palestinesi: cinquanta passi, che non rendono l’idea della distanza oceanica tra i due gruppi. Prima dell’arrivo in Duomo la Brigata si scioglie per motivi di sicurezza. Ma resta la scia delle durissime parole di Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione: “Con la complicità della polizia un gruppo di fascisti con bandiere israeliane e ucraine ha conquistato la testa del corteo”. È anche questo, il 25 aprile a Milano. Coi centri sociali – presente l’ex Br Paolo Maurizio Ferrari – che se la prendono col Pd (“Vergogna! Ipocriti!) e i pro-Palestina che fischiano e insultano Landini (“guerrafondaio”) e perfino la partigiana Sandra Girardelli.
Il segretario della Cgil tira dritto, e dal microfono teorizza: “Nessuno può darci lezioni di democrazia”. Poi si richiama a Mattarella: “Vorrei un applauso per lui, ha detto che bisogna combattere l’astensionismo, e ora abbiamo un’occasione, è importante difendere il diritto al voto praticandolo, come per i nostri referendum”. Così si torna all’uomo del Colle, e a Genova, dove il Pd protesta per il mancato invito alla celebrazione da parte del Comune per la candidata di centrosinistra, Silvia Salis. Mattarella invece rimette in fila certe verità: “Furono esponenti antifascisti a elaborare l’idea d’Europa unita, come Luciano Bolis, esponente del Partito d’Azione, che riposa a Ventotene accanto ad Altiero Spinelli”.
Risposta alla premier che settimane fa aveva preso le distanze dal manifesto scritto sull’isola (“L’Europa di Ventotene non è la mia”). Ma il capo dello Stato cita anche Bergoglio: “La grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco è che non ci può essere pace soltanto per alcuni e benessere per pochi”. Righe come una rotta.