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 2025  aprile 26 Sabato calendario

Conclave, controlli rigidi sul cibo: ai cardinali consentiti tabacco e liquori (portati in valigia da casa)

Le regole del conclave vaticano sono rigidissime, e non ci sono solo quelle del voto che vedranno gli aventi diritto scrivere la loro preferenza sulla scheda rettangolare con la scritta eligo in summum pontificem (eleggo a sommo pontefice, ndr).
Sono norme etiche e morali, prima di tutto, pena la scomunica latae sententiae per chi contravviene. In sostanza, si viene scomunicati già al momento della commissione della violazione. Così dice la Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis firmata da Giovanni Paolo II che ha visto poi qualche aggiustamento da parte di Benedetto XVI. Il documento regolamenta proprio l’elezione del pontefice.

COSA ACCADE
Durante il conclave ci sono quattro vigilanti: il cardinale camerlengo e i tre cardinali assistenti. A loro spetta il compito di non far volare una mosca fuori dalla Cappella Sistina. Nulla dovrà trapelare. Chi infrange la regola è scomunicato. Potranno parlare solo per “gravissime e urgentissime ragioni”, accertate dalla Congregazione particolare dei cardinali, via telefono o con le lettere (ovviamente, questa regola vale anche ora con le email). Non possono ricevere messaggi di qualsiasi genere che provengano al di fuori di Città del Vaticano e per questo non possono leggere giornali, ascoltare la radio o guardare la tv. Quello diventerà uno dei luoghi più chiusi del pianeta. Non potranno raccontare di quanto accade al conclave neanche ad avvenuta elezione se non per una esplicita facoltà che potrebbe essere concessa dal nuovo papa.

La regola del silenzio vale anche per tutti gli addetti che, in quei giorni, vivranno a strettissimo contatto con i cardinali: addetti alla mensa e delle pulizie, per esempio. Dovranno giurare con la mano sui Vangeli e dire: «Prometto e giuro di osservare il segreto assoluto con chiunque non faccia parte del Collegio dei cardinali elettori, e ciò in perpetuo, a meno che non ne riceva speciale facoltà data espressamente dal nuovo pontefice eletto o dai suoi successori, circa tutto ciò che attiene direttamente o indirettamente alle votazioni e agli scrutini per l’elezione del sommo pontefice». «Prometto parimenti e giuro di astenermi dal fare uso di qualsiasi strumento di registrazione o di audizione o di visione di quanto, nel periodo della elezione, si svolge entro l’ambito della Città del Vaticano, e particolarmente di quanto direttamente o indirettamente in qualsiasi modo ha attinenza con le operazioni connesse con l’elezione medesima – aggiungono – Dichiaro di emettere questo giuramento, consapevole che una infrazione di esso comporterà nei miei confronti la pena della scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica».

 A queste stesse regole dovrà sottostare anche l’infermiere personale di ogni cardinale elettore: ne possono chiedere la presenza per ragioni di salute che devono essere però comprovate dalla Congregazione cardinalizia. Insieme ai cardinali ci saranno anche (“per venire incontro alle necessità personali e d’ufficio connesse allo svolgimento dell’elezione”), il segretario del collegio cardinalizio, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie (con otto cerimonieri e due religiosi addetti alla segreteria pontificia), un ecclesiastico scelto dal cardinale decano, religiosi di diverse lingue (per le confessioni dei cardinali che parteciperanno) e due medici per le eventuali emergenze o esigenze sanitarie che potranno esserci. E anche loro dovranno giurare prima di questo lavoro tutto particolare, davanti al cardinale camerlengo alla presenza di due protonotari apostolici. Rigidissimi i controlli sul cibo che viene portato a Santa Marta, dove alloggeranno i porporati (si ha paura che possano entrare messaggi per gli elettori).
LA STORIA
Quello del conclave vaticano è un appuntamento unico al mondo, che mette insieme elementi di sacralità con altri che restano più nella storia dell’aneddotica. E che fanno emergere poi anche il tratto più umano di chi partecipa (soprattutto nelle valigie che porteranno). Rimase nella storia nel 1978 il cardinale Giuseppe Siri (tra i papabili per due volte, ex presidente della Conferenza episcopale italiana e per 41 anni arcivescovo metropolita di Genova) che portò per il conclave una mezza bottiglia di cognac. «Non è per me ma per l’eletto», si giustificò, sottolineando di averlo già fatto per le altre elezioni del ministero petrino. La passione per il liquore non è mai mancata, a quanto pare. Maurilio Fossati, cardinale di Torino, si trovava a essere vicino di stanza del cardinale Roncalli, il futuro papa Giovanni XXIII. E fu lui a dargli un sorso di cognac la sera prima del voto finale, quando si sapeva che il giorno dopo Roncalli si sarebbe affacciato a San Pietro, vestito di bianco. Il brandy francese pare quasi sia una tradizione che qualche cardinale voglia perpetrare e che arriva da lontano. Nel conclave del 1878, quello che portò all’elezione di papa Leone XIII, il cardinal Gasparri (allora camerlengo) fece comprare una sola bottiglia di cognac: per averne un sorso, diceva, «era necessaria la ricetta».
DISTENSIONE
Nella storia dei conclavi non sono poi mancati i casi di cardinali fumatori. Così sembra accadde nel primo conclave del 1978, quando il cardinale Vicente Enrique y Tarancon una mattina a colazione accese una sigaretta. E, a ruota, tanti altri fecero altrettanto. L’occasione per i cardinali sarà comunque di confronto che avrà grandi momenti di distensione. Come ha raccontato – ed è rimasto alle cronache – il cardinale belga Léon-Joseph Suenens. Quando venne eletto papa Giovanni Paolo I disse che «dopo la sua prima benedizione» Albino Luciani tornò a cenare con i cardinali «e ha avuto tempo per chiacchierare con ognuno». «Quando arriviamo ai dolci, un cardinale americano ha chiesto al nuovo Papa il permesso di fumare, qualcosa di contrario al protocollo. Il papa sembrava molto solenne, lui teneva tutti in attesa, mentre pensava un po’ la cosa. Poi finalmente disse: «Eminenza, lei può fumare, ma con una condizione: il fumo deve essere bianco». E questa fu la prima battuta del pontefice.
Oggi ci sono regole e sensibilità molto diverse attorno al fumo. In Vaticano, dal 2002, è vietato fumare sia nei luoghi aperti al pubblico sia negli ambienti chiusi di lavoro. E chissà se qualcuno vorrà chiedere un’eccezione.