Libero, 27 aprile 2025
Lombardia in cima alle classifiche per l’odio social
«Un mondo dove per gli avversari c’è solo odio, è un mondo senza speranza, senza futuro». Scriveva così a febbraio Papa Francesco, nell’omelia preparata per il Giubileo. Il Pontefice non sarebbe sicuramente stato contento di vedere che la Lombardia, come negli anni passati, continua a essere davanti a tutti per l’odio sui social. In particolare, è al primo posto davanti al Lazio secondo l’ottava edizione della mappa di Vox-Osservatorio italiano sui diritti, in grado di registrare gli insulti che girano sul web con la geolocalizzazione dei tweet contenenti parole considerate sensibili e, di conseguenza, l’identificazione delle zone dove l’intolleranza è più diffusa. Secondo la ricerca, la regione spicca sul gradino più alto del podio in cinque delle sei categorie analizzate: misoginia, antisemitismo, islamofobia, xenofobia, abilismo e omotransfobia. Dal primo gennaio al 30 novembre scorsi, i tweet rilevati sono stati 1 milione 980 mila 712, di cui 1 milione 126 mila 278 negativi, pari al 57%. Il 92,38% dei messaggi sono stati rilasciati da account individuali, mentre il 31,7% degli odiatori totali erano uomini.
Tra gli aspetti più preoccupanti c’è l’odio contro le donne. La categoria purtroppo più criticata, anche da gente dello stesso sesso. In particolare, la metà del totale, con al centro persone colpite da frasi di hate speech soprattutto per il loro corpo: una tendenza contraria rispetto agli anni passati, quando al centro delle accuse c’era la professione. Fanno da detonatore, in questo caso, i femminicidi e le emergenze politiche. Allarmante è anche il dato che riguarda l’irruzione dell’odio antisemita, che ha registrato un incremento esponenziale passando dal 6,59% di due anni fa all’attuale 27%. Sono in aumento anche la xenofobia e l’islamofobia, segnali di una società attraversata da forti tensioni verso il diverso. Sul fronte dell’abilismo (l’odio verso i disabili), il 79,86% dei contenuti analizzati è risultato intriso di odio e stereotipi, e in preoccupante espansione. Se a livello territoriale la Lombardia supera il Lazio – 22,78% dei tweet contro il 20,81% -, Milano e Roma (19,53%) condividono il primato per i contenuti più aggressivi, molto di più rispetto a un’altra grande città come Torino (4,54%). Il capoluogo lombardo è davanti anche nelle classifiche di misoginia (20,55%), islamofobia (19,50%) e abilismo (23,58%), mentre è secondo per l’antisemitismo (15,46%) e l’omotransfobia (18,95%). Il problema alla base di pregiudizi e discriminazioni, secondo la co-fondratrice di Vox, Silvia Brena, riguarda «la scarsa conoscenza dell’altro e la necessità di sentirsi parte di un gruppo come fonte di identità e di sicurezza – commenta – Ciò avviene specialmente se le situazioni di vita sono incerte e non c’è senso del futuro». La stragrande maggioranza dei tweet «mostra un odio generico verso i bersagli e una loro scarsa conoscenza». In questo caso, non c’è terapia migliore che conoscere gli oggetti dell’odio, così come sensibilizzare e formare fin dalle scuole: «Gli hater vanno fermati e denunciati – conclude Brena – Bene fa la senatrice Liliana Segre e chi, come lei, trascina i suoi persecutori davanti al giudice. Occorrono anche narrazioni alternative, oltreché tutti riscoprano il valore della cultura».