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 2025  aprile 27 Domenica calendario

Immagini nella storia La tv ha battuto i social

Fotogrammi epocali in successione. Il grande libro della Storia si è riaperto ieri mattina nelle nostre case. A sfogliarcelo davanti agli occhi, rapiti dalla bellezza e dalla commozione per tale magnificenza, è la televisione. Per una volta il mezzo è stato anche il fine: scolpire più che colpire, mostrando. Attraverso l’eloquenza di immagini la cui universalità evocava anche una intrinseca trascendenza. Quella bara semplice, osservata e contemplata dall’alto attraverso l’occhio di una telecamera aerea che si faceva sguardo di tutti, è stata un dono intimo e personale capace di sfociare in ciascuno di noi a perenne memoria.
Ma guardare non è mai automaticamente vedere. Ognuno coglie infatti ciò che è disposto a percepire. In base alla propria capacità interpretativa, ad altre infinite variabile personali e, soprattutto, al nitore degli occhi del cuore. Papa Francesco in dodici anni di presenza anche televisiva ha attentamente preparato il suo “pubblico”. Con lui la platea non è stata infatti soltanto o principalmente quella dei fedeli, dei cattolici più o meno praticanti. Ma quella dei “fratelli tutti”. Per questo tra le centinaia di migliaia di persone che si sono messe in fila per andarlo a vedere per l’ultima volta nella Basilica di San Pietro nei giorni scorsi, i cosiddetti “lontani” erano tantissimi. Grazie a papa Francesco si sono messi in cammino per essere più vicini al Mistero, tramite un volto. Tramite una voce, che ancora echeggia. Ieri le dirette televisive hanno offerto tanto, in sovrabbondanza. Moltitudine di visioni, di percezioni, di segni. Certo, le intenzioni e le scelte registiche inducono e suggeriscono. Il primo piano di un volto contrito oppure solare, la panoramica sulla piazza o su una parte di essa, l’inquadratura sulle file delle delegazioni o sul settore dei cardinali, sulla piazza con la gente comune, in piedi con lo zaino in spalla o per terra sopraffatta dalla stanchezza... E poi all’improvviso ecco le telecamere spaziare su Roma, sui suoi tetti, sulla sua eterna monumen-talità. Per tornare a inginocchiare gli occhi suoi e nostri davanti a quella grandiosa Basilica nel tempo di un nuovo Giubileo e dell’addio a un Papa entrato nella Storia. Così quando la televisione elevando la sua potenzialità si scrolla di dosso certo quotidiano superfluo, ecco riecheggiare quella lungimirante «gioia nel venirvi in qualche modo incontro fin nella intimità dei vostri focolari» evocata da papa Pio XII nel lontano 1954 all’apparire del nuovo potente mezzo di comunicazione sociale che avrebbe cambiato il mondo. È stata davvero all’altezza della sua missione, la televisione, nella settimana che si chiude. Ancor più ieri e ancor più in virtù della soggettività insita in sé capace di generare diversa e ampia spazialità. Sono poi le ali di ciascuno spettatore a connotare l’altezza e l’intensità del volo, benché soltanto televisivo. Rai 1, Canale 5, La7 e Tv2000 hanno offerto al meglio le dirette dei funerali di papa Francesco, fin dal primo mattino, con telecronache intonate all’evento e pienamente rispettose della sua dimensione eminentemente religiosa. E ognuno da casa ha potuto sperimentare con il proprio telecomando anche la bellezza della pluralità di racconto e di veduta. Se la diretta di Rai 1 (con abbondanza di scritte in sovrimpressione, a occupare ben tre angoli su quattro dello schermo) ha goduto, per esempio, delle puntuali sottolineature liturgiche di don Filippo Di Giacomo oltre che del successivo supporto degli ospiti in studio, Tv2000 ha offerto al pubblico un’inclusiva finestra in basso a destra con la opportuna traduzione nella lingua dei segni. Evitando poi di coprire le letture bibliche con una, forse importuna, traduzione. Il piacere e il desiderio di ascoltare direttamente, in “originale”, la prima lettura in inglese, la seconda in spagnolo e soprattutto il Vangelo in latino sono state invece preclusi sulle altre emittenti (tranne La7, dove Enrico Mentana si è sovrapposto molto poco). Con l’idea di rendere un maggiore servizio traducendo, si è infatti ostacolata una piena fruizione “live” a chi conosce l’inglese, lo spagnolo e l’eterna lingua della Chiesa. Visto che già si potevano sapere in anticipo i testi da tradurre, predisporre una scritta scorrevole in sovrimpressione sarebbe stato l’ideale. Ma c’è anche chi ha seguito l’addio al Papa in streaming. Magari attraverso i social, ondivaghi new media che nel giorno della morte, lunedì scorso, avevano registrato un’impennata di “post” su papa Francesco, salvo poi vederli calare bruscamente nei giorni successivi. Volatilità di una modalità comunicativa per sua natura caduca, segno dei tempi. Ma non per forza segno distintivo ed esclusivo dei giovani. Con le ultime immagini, colte dalle telecamere all’ingresso in Santa Maria Maggiore, a raccontare ed eternare il più simbolico saluto finale. Agli ultimi.