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 2025  aprile 26 Sabato calendario

Salvata a Borodyanka l’arte di Banksy e C215

Sofia ha 13 anni, sottili treccine bionde e occhi tristi. Volteggia a testa in giù come “La ginnasta” dipinta dallo street artist Banksy sulle pietre crollate di una casa della sua città, Borodyanka. Il 24 febbraio 2022 la Russia invade l’Ucraina e questa tranquilla cittadina di 13mila abitanti a 58 chilometri da Kiev; è una delle città più colpite dalla guerra, quasi completamente distrutta e con oltre 200 morti in soli due mesi. Poche settimane dopo la fine dell’assedio arrivano a Borodyanka Banksy, lo street artist più famoso al mondo e dall’identità ancora sconosciuta, e il francese C215, pseudonimo di Christian Guémy.
Arte vs Guerra – Banksy e C215 a Borodyanka, Ucraina, è un documentario in prima visione su Sky Arte oggi alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand, che racconta, con la voce narrante di Alessandro Sperduti, un barlume di speranza nel dramma della guerra. Tra i palazzi distrutti dall’esercito russo Banksy ha realizzato due opere: La Ginnasta e Davide e Golia, un bambino che, con una mossa di judo, atterra un gigante. Le bombolette spray di C215 disegnano graffiti sui carri armati russi, uccelli sulle pareti delle case bombardate, i ritratti di Dmytro Kotsiubaylo, un ragazzo di 27 anni caduto durante la battaglia, ma anche il profilo una coppia di anziani morti nei bombardamenti.
La guerra distrugge persone e muri, ma Paola Ciaccia, Alessandro Cini e Maria Colonna, giovani restauratori italiani con un laboratorio a Pavia, sono corsi a salvare le opere di Banksy e C215, destinate anch’esse ad andare perdute, per farne una risorsa per la ricostruzione. I tre, in accordo con la municipalità e a titolo totalmente gratuito, hanno messo in sicurezza i murales, che saranno custoditi ed esposti in un Museo ancora tutto da costruire, ma che è il simbolo di una città che guarda avanti. Questo documentario, commovente e delicato, ripercorre questa storia di speranza attraverso e testimonianze di C215, di un caro amico di Dmytro Kotsiubaylo, di una coppia di anziani sopravvissuti, di una bambina allieva di una scuola di danza distrutta dalle bombe, di un poliziotto che ha perso tutta la famiglia, delle autorità che scommettono su questo progetto d’arte per il futuro della città. E ancora, dei giovani restauratori italiani che raccontano il loro lavoro nella Casa della cultura, divenuto centro di aggregazione per la comunità cittadina. Il documentario è prodotto da 3 D produzioni in collaborazione con Terzo Tempo Film, scritto da Francesca Canto, regia di Michele Pinto.
«Ho raccontato la nostra avventura nel libro “Fixing Banksy”per Fv editore – racconta ad Avvenire Alessandro Cini, titolare della piccola società artigiana Restauro e Arte Srl di Pavia –. Io sono andato per la prima volta da solo a Irpin per il progetto di restauro della Casa della cultura. Lì sono venuto in contatto con la comunità di Borodyanka che aveva in città due Bansky e una decina di C215. Noi avevamo già ristrutturato 4 Banksy in Inghilterra e avevamo quindi esperienza. Alcuni murales erano esterni ed altri interni nei palazzi distrutti. Il nostro lavoro è stato intervenire su muri che erano stati fortemente danneggiati prima di essere dipinti perché gli intonaci erano “cotti” dal calore delle bombe. Quindi si sarebbero disgregati molto presto».
Un progetto totalmente sostenuto da questi restauratori «perché noi ci crediamo, siamo un po’ come Medici senza frontiere» dice soddisfatto il titolare che racconta l’incontro con la comunità ferita. «Non avevo mai lavorato in una situazione di guerra – aggiunge Cini –. Ero stato volontario a Sarajevo, ma non eravamo mai stati in una situazione come in Ucraina nel 2023 quando arrivavano droni e allarmi. È stato forte come impatto emotivo». Il rapporto con le persone è rimasto ancora fortissimo, «sono tornato a Natale 2024 solo per salutarli e portare i panettoni. Gli ucraini sono persone dalla forte energia, là si pensa ad andare avanti». Nel documentario si parla anche della discussione fra chi pensa che la street art debba essere lasciata deteriorarsi naturalmente in quanto arte “effimera”, e chi, come l’assessore alla cultura di Borodyanka, pensa che queste opere debbano essere salvaguardate come memoria storica. «Lui dice che queste opere dimostreranno che questo è avvenuto, nonostante oggi ci sia qualcuno che voglia invertire la storia – aggiunge -. Il polo museale è la scelta giusta, perché queste opere sono testimonianze, raccontano delle bombe, sono parte della loro storia. Torneremo quest’estate perché dopo due anni all’aperto queste opere hanno bisogno ancora di un mantenimento. Non è vero che la cultura è sempre accessoria, l’arte unisce ed è miracolosa».