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 2025  aprile 25 Venerdì calendario

Isee, la fabbrica dei poveri: tutti i numeri di un paradosso (che interessa due italiani su tre)

È proprio il caso di dire che più di mezzo Paese è in fibrillazione per le modifiche apportate dalla legge di Bilancio, all’Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente, utilizzato per determinare l’accesso a varie prestazioni sociali agevolate per individui e famiglie. Infatti, il regolamento per la determinazione dell’Isee è stato modificato (Dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 14 gennaio 2025, n. 13) ed è entrato in vigore dallo scorso 5 marzo. Ma il ministero del Lavoro nella stessa data ha emesso un comunicato in cui precisa che il nuovo modello Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica) sarà varato entro 30 giorni; quindi, entro il 4 aprile se tutto andrà bene.
Il problema è che l’Isee, dicono Caf e patronati, lo hanno già presentato il 95% delle famiglie e dei soggetti interessati visto che lo scorso 28 febbraio scadeva il termine per aggiornarlo ai fini di incassare l’assegno unico universale per i figli. Secondo i Caf, scoppierà il caos tra un mese, quando arriverà il nuovo modello, perché almeno il 70% degli interessati chiederà di modificare la prima dichiarazione fatta e a oggi non è chiaro se quelle già compilate vanno rifatte online o fisicamente. La cosa certa è che i Caf possono fare la Dsu con le nuove regole solo per chi l’ha presentata dopo il 5 marzo, quando è entrato in vigore il decreto.
Confusione
Al di là della solita confusione all’italiana, quello che fa riflettere è l’entità di questo strumento e il numero enorme di persone e famiglie che coinvolge. L’Isee è l’indicatore, in vigore dal 1998 (legge 109/1998) che serve per valutare la situazione economica dei nuclei familiari per l’accesso alle prestazioni sociali e sociosanitarie in denaro o servizi erogate da comuni, province, regioni e le varie istituzioni statali e serve anche per l’applicazione di tariffe differenziate in relazione alla condizione economica. Il calcolo dell’Isee per definire le soglie per l’accesso alle agevolazioni e prestazioni assistenziali si basa sulla somma del reddito complessivo del nucleo familiare percepito negli ultimi 12 mesi, più il 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare; la cifra così ottenuta si divide per il parametro della scala di equivalenza tarato sul numero di componenti del nucleo familiare: con un solo componente il parametro è uguale a 1,00 che diventa 1,57 con due componenti, 2,04 con tre, 2,46 con 4 e 2,85 con 5 componenti più un ulteriore 0,35 per ogni persona oltre i 5. Quindi anche un reddito medio-alto con una famiglia numerosa, può dare un Isee utile per avere alcune agevolazioni.
Le novità
Il calcolo è fatto direttamente dall’Inps che elabora l’Isee sulla base delle Dsu presentata dagli interessati. La novità della legge di Bilancio per l’Isee prevede l’esclusione dal calcolo dei titoli di stato e strumenti di risparmio postale nel limite di 50.000 euro; nel calcolo del reddito del nucleo familiare non si considerano i trattamenti assistenziali erogati per disabilità; viene introdotta una ulteriore detrazione fino a un massimo di 7.000 euro (incrementati di 500 euro per ogni figlio successivo al secondo) per i nuclei che vivono in case in affitto. Ci sono poi una serie di ulteriori agevolazioni nel calcolo Isee introdotte nel tempo che hanno notevolmente ampliato la platea dei beneficiari. Nel 2012, dopo il salva Italia di Mario Monti, sono state presentate a fini Isee oltre 6 milioni di Dsu pari a circa di 5 milioni e mezzo di nuclei familiari e a circa il 30% della popolazione.
Nel 2022, dopo l’assestamento del 2021, è ripresa la crescita iniziata già a partire dal 2019, raggiungendo il massimo storico del numero di Dsu dall’introduzione dell’Isee: 11,3 milioni (+19% rispetto al 2021), relative a 9,3 milioni di nuclei familiari e a oltre 26 milioni di italiani; in pratica, 1,5 milioni di famiglie e 5 milioni di persone in più rispetto al 2021, che portano i tassi di copertura dell’Isee rispettivamente al 35,5% delle famiglie e al 45% della popolazione residente (erano il 29,3% e il 36,2% nel 2021).
L’aumento dei «fragili»
Nel 2023 e 2024 il numero dei beneficiari, anche grazie alle più favorevoli modalità di calcolo e soprattutto alla maggiore quantità di agevolazioni ottenibili tra cui le bollette elettriche o il passaggio al servizio delle tutele graduali che riguarda ben 11 milioni di utenti fragili, è aumentato, tanto che per il 2025 si potrà arrivare a quasi il 60% degli italiani. La cifra è coerente con un recente studio sulle dichiarazioni dei redditi relativi al 2022 (ultimo anno disponibile) dal quale emerge che appunto il 60% degli italiani paga solo l’8% dell’Irpef che vale 189,31 miliardi di euro, mentre il 24,74% è pressoché autosufficiente e il 15,26% degli italiani si sobbarca circa il 64% di tutta l’Irpef.
Giusto per capire, per garantire la sola assistenza sanitaria a questo 60% di popolazione la differenza tra l’Irpef pagata e il costo della sanità è di 60 miliardi che sono a carico del restante 40% e del debito pubblico. Poi c’è tutto il resto: istruzione, viabilità, sicurezza, amministrazione e così via. La domanda che ci si pone è la seguente: è sostenibile una situazione in cui il 60% della popolazione consuma servizi a partire dalla scuola, sanità e assistenza sociale senza pagare nulla? E per quanto tempo può durare questa situazione? È pensabile che i «fragili» siano la maggioranza della popolazione come fossimo un paese emergente?
Banca dati nazionale
Ancora oggi l’Italia è uno dei pochi Paesi che non ha una banca dati dell’assistenza, cioè lo Stato non sa quali assistenze erogano comuni, province, comunità montane, regioni, fisco, Inps, Inail. Possibile che con l’informatica che controlla tutti i nostri conti correnti non si riesca a sapere quanta assistenza riceve un individuo o una famiglia?
Nel 2008 con 73 miliardi di spesa i poveri assoluti erano 2,1 milioni e i relativi 5,7 milioni; oggi con 165 miliardi di spesa per assistenza a carico della fiscalità generale e un mare di altre agevolazioni Isee, tra cui l’Auuf (la paghetta di Stato), i poveri assoluti e relativi sono rispettivamente 5,7 milioni e 8,7. La domanda che si dovrebbero porre tutte le forze politiche è perché a fronte di un aumento di quasi il 240% della spesa sociale i poveri sono quasi triplicati e i richiedenti Isee si moltiplicano? Non è che l’Isee più che aiutare a ridurre la povertà sia la «fabbrica dei poveri»?