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 2025  aprile 25 Venerdì calendario

Oltre 750 koala sono stati uccisi in Australia dai cecchini in elicottero: ecco cosa sta accadendo

Una tragedia ambientale senza precedenti scuote l’Australia: centinaia di koala, simbolo nazionale e specie protetta, sono stati abbattuti nel Parco nazionale Budj Bim, nello stato di Victoria. Il motivo? “Per il loro bene”, sostiene il governo. Un incendio ha bruciato circa il 20% del parco patrimonio mondiale dell’Unesco a metà marzo. Il governo ha dichiarato che l’abbattimento era urgente perché i koala erano stati lasciati morire di fame o erano stati ustionati. Ma la spiegazione non convince animalisti, ambientalisti e buona parte dell’opinione pubblica.
Abbattimento di massa
Nello stato di Victoria, una delle zone più colpite dagli incendi boschivi negli ultimi anni, si è consumata una delle operazioni di abbattimento animale più controverse nella storia australiana recente: fino a 750 koala sono stati uccisi da cecchini a bordo di elicotteri. Le immagini degli elicotteri che sorvolano il Parco nazionale Budj Bim alla ricerca di “esemplari debilitati, feriti o affamati hanno fatto il giro del mondo”, suscitando shock e indignazione. Il Dipartimento per l’Energia, l’Ambiente e l’Azione per il Clima ha difeso l’operazione, spiegando che gli animali colpiti si trovavano “in grave difficoltà”, vittime di ustioni, disidratazione e malnutrizione a seguito dell’incendio che a marzo ha incenerito oltre 2 mila ettari di boscaglia. Secondo le autorità, in un territorio così impervio e pericoloso, l’unica soluzione “praticabile e umana” era l’abbattimento aereo. Ma è davvero così?
Una scelta estrema, tra giustificazioni e indignazione
La premier dello stato di Victoria, Jacinta Allan, ha sostenuto che la decisione è stata presa dopo “valutazioni approfondite” e in consultazione con veterinari specializzati in fauna selvatica. Tuttavia, le modalità dell’intervento – cecchini che sparano agli animali da elicotteri – hanno sollevato dubbi sull’effettiva capacità di valutare, dall’alto, le condizioni di salute dei koala. Jess Robertson, presidente della Koala Alliance, è categorica: “Non c’è modo di sapere se un koala è in cattive condizioni da un elicottero. E chi garantisce che non ci siano cuccioli nel marsupio delle madri abbattute?”. Secondo i gruppi animalisti, la procedura avrebbe lasciato molti piccoli orfani e destinati a morire. Rolf Schlagloth, ricercatore del Cq University Australia, ha sottolineato come “l’eutanasia debba essere l’ultima risorsa e non un’azione automatica. E soprattutto non dovrebbe mai essere condotta in modo così indiscriminato”.
La radice del problema: habitat distrutti e crisi climatica
Questa strage non è che l’effetto di problemi ben più ampi e radicati: la distruzione dell’habitat e il cambiamento climatico. Negli ultimi vent’anni la popolazione dei koala in alcune aree si è dimezzata. Gli incendi, sempre più frequenti e intensi, colpiscono foreste già frammentate dal disboscamento e dallo sviluppo edilizio. A peggiorare la situazione, il sovrappopolamento causato dalla migrazione dei koala verso le piantagioni commerciali di eucalipto blu. Quando queste vengono abbattute, gli animali si spostano verso le poche foreste naturali rimaste, come quella di Budj Bim, creando una pressione insostenibile sulle risorse alimentari. “Questo incidente è solo l’ennesimo esempio di cattiva gestione della specie e del suo habitat”, ha dichiarato Schlagloth. “Abbiamo bisogno di un habitat esteso e interconnesso, e di una gestione delle piantagioni che tenga conto della presenza dei koala”.
Le richieste degli attivisti: trasparenza e alternative concrete
Di fronte al clamore mediatico e alla crescente opposizione, diversi gruppi – tra cui Friends of the Earth Melbourne – chiedono una revisione indipendente dell’operazione. Vogliono sapere chi ha autorizzato l’intervento, su quali basi veterinarie e con quali alternative valutate e scartate. Brad Rowswell, portavoce dell’opposizione per l’ambiente, ha definito l’operazione “imbarazzante” e ha chiesto la pubblicazione di tutti i documenti ufficiali relativi alla decisione. “Il pubblico ha diritto di sapere perché e come è stata presa questa decisione senza precedenti”, ha detto. Anche Georgie Purcell, deputata dell’Animal Justice Party, ha sollevato la questione etica della morte di cuccioli non ancora nati: “Non c’è stato alcun tentativo di verificare se le madri abbattute portassero con sé dei piccoli”.
Un’icona in pericolo
Il koala non è solo un animale: è un simbolo dell’Australia, un’icona internazionale, una specie considerata vulnerabile e a rischio di estinzione in molte regioni. La perdita di biodiversità in corso nel continente, accelerata dal riscaldamento globale, potrebbe trasformare questo marsupiale in un ricordo del passato. Lisa Palma, direttrice di Wildlife Victoria, ha dichiarato: “I parchi nazionali sono l’ultimo rifugio per la nostra fauna selvatica. Dobbiamo prendere sul serio il cambiamento climatico e la perdita di habitat, e agire subito per salvare ciò che resta”. Ora la tragedia dei koala a Budj Bim è uno spartiacque. Mostra quanto la gestione della fauna selvatica sia diventata una questione urgente, complessa, ma anche profondamente etica. Nessuna decisione dovrebbe essere presa senza piena trasparenza, valutazione scientifica e consultazione pubblica.