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 2025  aprile 25 Venerdì calendario

Armi e cimeli fascisti, agenti a processo

Munizioni «da guerra». Pistole, coltelli, un machete. E un pugnale fascista dell’Opera nazionale Balilla. Cartucce e lacrimogeni al Cs. Carabine e baionette.
Camera 37, palazzina D del reparto mobile di Torino. La perquisizione in via Veglia, come tutte, è scattata a sorpresa. Gli investigatori della polizia giudiziaria scoprono vicino alle postazioni letto di due agenti in servizio, i mucchi di armi.
Il secondo arsenale di pistole e coltelli è nascosto in un magazzino dello stesso reparto. Ci sono una Rigarmi calibro 22, una carabina Beretta calibro 22, una pistola ad aria compressa Walther, altre due pistole d’epoca e una pistola ad aria compressa non classificata. Tutte armi non denunciate, secondo il pm Giovanni Caspani. Tutte armi che i poliziotti non possono usare per il lavoro che fanno. Sono armi «abusive». E alcune di queste, le munizioni, «da guerra». Uno dei reati per cui verranno indagati tre poliziotti del reparto mobile, finiti a giudizio per varie violazioni della normativa sulle armi. Il processo è appena iniziato. C’è una quarta imputata, la compagna di uno dei poliziotti. Formalmente risulta essere «detentrice» di alcuni di questi oggetti, che per le difese sono «da collezione», come il pugnale dei Balilla. Ma per gli investigatori il «proprietario di fatto» sarebbe il fidanzato.
La scoperta delle armi nella caserma risale a novembre. Gli investigatori della pg della polizia di Stato della procura stavano in realtà indagando su un altro caso. Stavano cercando prove riguardo ad alcuni agenti sospettati di ristrutturare case private, lavorando in nero, durante l’orario di servizio. Questa inchiesta è ancora in corso. Durante una delle perquisizioni ordinate dal pm nelle case e nella caserma dove lavorano gli indagati, gli investigatori hanno scoperto le armi. Nei giorni scorsi i tre poliziotti, e la compagna di uno di questi, difesi dagli avvocati Federica Cicciotti, Alfonso Frugis e Alessio Pellizzari, sono stati citati a dibattimento per direttissima. Durante la prima udienza la presidente del collegio, Federica Bompieri, ha ordinato una consulenza tecnico balistica sulle armi sequestrate. L’obiettivo è verificare se alcune di queste possano essere catalogate come «armi da guerra». L’accusa non ha dubbi. Si tratterebbe di una questione non di sostanza ma di diritto. Secondo la normativa «sono armi da guerra anche gli aggressivi chimici, le cartucce e i relativi bossoli o proiettili destinati al caricamento di armi da guerra». E appartiene a questa categoria, secondo la procura, la cartuccia calibro 9 per 19 millimetri parabellum contraddistinta dal marchio Nato trovata «nella postazione letto» di un agente indagato. Nel verbale di sequestro compaiono anche «due cartucce calibro 40 a frammentazione per lanciatore a caricamento» e un lacrimogeno «al cs» che per il pm «è da considerarsi aggressivo chimico». Nella stessa stanza il suo collega teneva altre cartucce, considerate «munizioni da guerra». Nei magazzini del reparto gli investigatori hanno trovato «una pistola Rigarmi calibro 22, una carabina Beretta calibro 22, una pistola ad aria compressa Walther, due pistole d’epoca e una pistola ad aria compressa». Tutte armi non denunciate, secondo la procura.
Sempre qui c’erano il pugnale «Opera Balilla», un altro pugnale Nowill e Sons, una baionetta con una lama da 25 centimetri, un coltello a lama fissa con incisioni in arabo, una sciabola, due coltelli a serramanico e un machete. «Li ho trasferiti qui perché sono al sicuro», si è difeso il poliziotto che per l’accusa sarebbe il reale detentore delle armi, anche se alcune di queste risultano della compagna, che ha un porto d’armi per uso sportivo. «Avevo paura che a casa nostra qualcuno potesse rubarle, viviamo in una zona piena di delinquenti, ma qui sono al sicuro», ha spiegato. Secondo gli investigatori «la coincidenza con le armi regolarmente detenute dalla compagna è solo parziale». E l’indagato potrebbe «abusarne». Se siano o meno «da collezione», lo stabiliranno i giudici.