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 2025  aprile 25 Venerdì calendario

Soldati ucraini tra stipendi alti, bonus, mutuo gratis per comprare casa. Ma la campagna di Kiev per arruolare giovani va a rilento

Lo scorso febbraio il ministero della Difesa ucraino ha lanciato una campagna di reclutamento, incoraggiando i giovani dai 18 ai 24 anni a prestare servizio nell’esercito per un anno. In cambio offre uno stipendio superiore di cinque volte a quello medio, un bonus di 24 mila dollari e un prestito senza interessi per acquistare una casa. Un’offerta molto allettante, ma la prospettiva per chi aderisce è la concreta eventualità di combattere in prima linea nella guerra contro la Russia. Per questo, a due mesi dal lancio dell’iniziativa, le adesioni languono. A tracciare il bilancio è Pavlo Palisa, consigliere militare del presidente Volodymyr Zelensky: meno di cinquecento giovani hanno firmato il contratto.
I funzionari di Kiev sostengono però che è ancora presto per un bilancio. È un progetto nelle fasi iniziali, sottolinea Palisa, inizialmente è limitato a sei brigate prima di essere esteso a ventiquattro. Ma la nuova chiamata alle armi offre al momento ben poco sollievo alle forze di difesa ucraine, in inferiorità numerica rispetto alla Russia dopo tre anni di guerra. A dicembre Zelensky ha dichiarato che circa 43 mila soldati ucraini sono stati uccisi nei combattimenti, tuttavia per gli analisti il numero reale è molto più elevato. E il rischio di non tornare dai campi di battaglia rende il reclutamento complicato. Molti giovani sono attratti sia dall’incentivo finanziario sia dal senso del dovere, altri sono titubanti, sospesi tra l’ambizione giovanile e lo spettro della guerra. L’ondata iniziale di volontari desiderosi di difendere il proprio Paese si è esaurita, lasciando l’esercito in difficoltà nel rafforzare i propri ranghi. La fine del conflitto non è ancora all’orizzonte, perciò quest’anno il governo di Kiev punta a reclutare altri 200 mila soldati, ma le operazioni vanno a rilento. Nella capitale cartelloni e campagne online invitano i cittadini ad arruolarsi, le brigate dell’esercito hanno ricevuto l’autorità diretta di reperire nuove forze e hanno intensificato la mobilitazione. Con un numero crescente di ventenni che si sottrae alla leva, evidenza l’agenzia Reuters in un approfondimento, raggiungere l’obiettivo appare sempre più difficile.
Senso del dovere
Pavlo Broshkov, tra le poche centinaia di giovani che hanno finora accettato l’offerta, spiega di considerare il servizio militare un suo dovere e di voler contribuire a risparmiare alla figlia di sei mesi, Polina, gli orrori che lui ha dovuto affrontare crescendo durante il conflitto. «Non voglio che mia figlia senta nemmeno pronunciare la parola guerra in futuro», afferma una delle sette reclute intervistate da Reuters che tra circa due mesi saranno mandate a combattere nelle unità in prima linea.
Da neo papà che sogna di acquistare un appartamento per la sua famiglia, Broshkov è stato attratto anche dalle condizioni finanziarie: oltre al mutuo, il pacchetto include uno stipendio mensile fino a 2.900 dollari, ben al di sopra della retribuzione media nazionale di circa 520 dollari, un bonus in contanti di un milione di grivne (24.000 dollari) e un anno di esenzione dalla mobilitazione dopo dodici mesi di servizio.
La moglie diciottenne di Broshkov capisce la necessità di difendere il Paese, ma si angoscia per il pericolo che corre Pavlo. «La morte ormai perseguita mio marito e potrebbe raggiungerlo in qualsiasi momento», il tormento di Kristina Broshkova, tornata a vivere con i suoi genitori insieme alla figlia. «Il denaro è una motivazione, ma morire per denaro non vale davvero la pena». Dopo l’invasione russa su vasta scala del 2022, è stata istituita la leva obbligatoria ucraina per la maggior parte degli uomini adulti e, lo scorso anno, Kiev ha ridotto l’età minima per arruolarsi da 27 a 25 anni, nel tentativo di rinvigorire le proprie forze. L’attuale intento del ministero della Difesa è scongiurare la mobilitazione forzata, ostile all’opinione pubblica, e rientra in un più ampio sforzo per rendere l’esercito più professionale e sostenibile. Nonostante l’impegno, l’assenza di termini chiari per la smobilitazione e le modalità di reclutamento controverse hanno accresciuto le resistenze all’arruolamento.
Auto bloccate
Aslan, intervistato da Euronews, si descrive un «evitatore». Temendo il reclutamento forzato, ha modificato le sue abitudini quotidiane per eludere le autorità. Il trentenne scorre il suo telefono mostrando i video dei soldati che fermano le auto, controllano i documenti e trattengono gli uomini idonei al servizio militare. «È diventato troppo pericoloso uscire per strada. Le persone vengono bloccate e mandate nell’esercito e al fronte», spiega Aslan. «Sono favorevole alla mobilitazione perché dobbiamo proteggere la nostra terra, ma non in questo modo. Non è democratico. Dovrebbe essere basata su buone condizioni e contratti adeguati. Si dovrebbe essere addestrati in un reparto specializzato. Quando si viene reclutati in modo forzato, non si ha altra scelta se non quella di andare in prima linea». Anche Nazar, agente immobiliare a Kiev, evita di camminare per strada. Il suo lavoro si è spostato in gran parte online per ridurre il rischio di incontrare le pattuglie. «Un terzo dei miei amici ha già attraversato il confine, versando tangenti o ricorrendo a documenti falsi di esenzione dalla leva», racconta. «Un altro terzo è tornato dal fronte nelle bare. L’ultimo terzo è ancora vivo e combatte». Nazar è preoccupato per il proprio futuro. «Non so quale sarà il mio destino. Voglio solo vivere».