Avvenire, 25 aprile 2025
Tutta la forza di Sarah Fahr
Classe 2001, sangue tedesco ma formazione italiana: Sarah Fahr è una delle ragazze d’oro di Julio Velasco. Oltre all’Olimpiade, ha vinto pochi giorni fa, insieme all’Imoco Volley Conegliano, lo scudetto italiano. Una carriera, la sua, costellata di molte luci e qualche ombra. Ma una costante c’è sempre stata: la sua multiculturalità, uno dei suoi «punti di forza».
Sarah, come hai vissuto questa tua doppia natura, tedesca e insieme italiana?
«Io sono nata in Germania, ma i miei vivevano in Italia già da un annetto. Lì c’era e c’è una parte della mia famiglia, ci sono i nonni e gli zii, ma da quando ho iniziato ad andare a scuola sono rimasta sempre in Italia, anche se a casa parlavamo tedesco. Qui mi sento a casa, ma anche in Germania provo la stessa sensazione perché da piccola ho trascorso lì tutte le estati e le feste. In più, i miei genitori, per farmi conoscere degli amichetti in Germania, mi facevano frequentare per alcuni periodi la scuola lì. La mia educazione è stata prettamente tedesca e credo che sia anche uno dei miei punti di forza. Ho imparato ad essere precisa e a fare le cose ad un certo modo. Diciamo che sono un gran bel mix».
Avere questa doppia cultura è stato un punto di forza per te?
«Sì, assolutamente. Lo stile di vita italiano, la creatività italiana li sento miei ma, allo stesso tempo, ho quella pignoleria prettamente tedesca. E questa è una delle cose che ha fatto la differenza nel momento in cui ho dovuto prendere la decisione di andare fuori di casa, perché anche questo credo che sia una cosa molto tedesca. In Germania i bambini sono molto più autonomi. Io stessa, quando avevo sei o sette anni, andavo a scuola a piedi da sola oppure a casa c’erano sempre dei compiti che ciascuno doveva fare. Questa impostazione mi ha permesso di uscire di casa quando avevo tredici anni: non è stato un trauma perché mi era stato insegnato quello che dovevo fare».
È stato un sacrificio ben ripagato: l’ultima prova è la vittoria dello scudetto di pochi giorni fa.
«È stato un bel traguardo, era il nostro obiettivo. Sapevamo che non sarebbe stato facile contro il Milano, però, dopo lo scivolone che avevamo fatto nelle semifinali, ci eravamo dette che non poteva più accadere, che dovevamo lavorare di intelligenza. Abbiamo cercato di farlo e direi che ci siamo riuscite. Adesso è tutto da cancellare perché ci aspettano le Final Four di Champions League, sempre contro il Milano. Loro arriveranno con il coltello tra i denti perché hanno voglia di riscattarsi, soprattutto in una competizione che è ancora più importante rispetto allo scudetto».
Sei giovanissima, però hai già vinto molto nella tua carriera. È un qualcosa a cui ci si abitua?
«No, ogni volta l’emozione è grande. Ci si abitua un po’ forse alla pressione o al fatto di dover essere sempre performanti. Ci si abitua a giocare davanti a tantissime persone e piano piano la pressione si allevia. Però l’emozione, la voglia di vincere sono sempre quelle. Poi quest’anno c’è stato un boom di spettatori e vedere i palazzetti pieni è un’emozione forte. È bello da vedere perché il nostro è un mondo sano, il tifo è pulito. E, secondo me, riusciamo a trasmettere quei valori che ci vengono insegnati fin da piccole mediante la pallavolo».
Fra le tante vittorie, c’è anche quell’oro olimpico di Parigi 2024. Cos’ha rappresentato?
«Non si può descrivere perché è una cosa che rincorri da quando sei piccola, è il sogno di tutti gli sportivi ma che sembra sempre irraggiungibile. Per me è stato la conclusione, ma allo stesso tempo l’inizio di due percorsi. Era da tanti anni che, con questo gruppo, cercavamo di portare a casa questo oro, che mancava da tanti anni. È stata una stagione estiva dove tutte noi abbiamo dato il 100%, non c’erano scuse, non c’era niente, c’era solo la voglia raggiungere questo obiettivo. E quando ottieni una cosa così grande, ti passa davanti tutto quello che hai fatto per arrivarci. Però, ha rappresentato anche un nuovo inizio perché, una volta che ottieni qualcosa, vuoi sempre di più. È una spinta in più per tutte noi, per me perché ho voglia di riconfermarmi. È una medaglia che porta con sé anche tanta responsabilità, anche perché vengono tantissimi bambini a vederci, che magari iniziano a sognare anche grazie a noi. Per me è quella la responsabilità più grande».
Hai anche avuto due infortuni molto importanti: hai mai avuto il pensiero di lasciare la pallavolo?
«Non ho mai avuto la paura di non poter ricominciare perché gli infortuni fanno parte del percorso di ogni atleta. A spingermi è stata la voglia di rientrare a giocare, anche perché ero in un momento di passaggio da “Sarah Fahr promessa” a “Sarah Fahr giocatrice”. Per me c’era solamente il pensiero di rientrare e tornare a fare quello che stavo facendo il prima possibile. Come in tutti gli infortuni, i momenti belli e brutti ci sono, però poi bisogna anche pensare che le cose gravi nella vita sono altre».
Hai parlato spesso anche di un’altra tematica che ti ha toccato da vicino, i disturbi alimentari. Qual è un consiglio che ti sentiresti di dare a chi oggi si trova in una situazione simile alla tua?
«Dietro a un disturbo dell’alimentazione c’è qualcosa a fondo che non va bene e che va affrontato. Il mio consiglio è di rivolgersi a una figura professionale. Io sono stata subito da uno psicologo, ma perché ho avuto la fortuna di accorgermi che qualcosa non andava, anche grazie ad alcune pagine social che parlavano di questi argomenti in cui mi riconoscevo. Rivolgersi a un professionista credo che sia la forma migliore per tutti quanti. E poi non nascondersi, non pensare di essere sbagliati, ma accettare il problema. Sempre più persone ne stanno soffrendo, anche a causa delle immagini sui social network che invitano a cercare la perfezione. È importante capire che tutti cercano di far vedere sempre solo il lato migliore di se stessi ma tutti quanti siamo umani e abbiamo un lato che è imperfetto».
Quali saranno i tuoi prossimi obiettivi, sia professionali che personali?
«Dal punto di vista professionale, la finale fra due settimane. E poi vorrei pensare subito a quest’estate, alla Volleyball Nations League perché sarebbe anche quello un risultato storico.
Dal punto di vista personale, ci sono due cose. Vorrei essere felice, divertirmi in quello che faccio, godermi forse un po’ di più le cose e i risultati che raggiungo perché spesso non realizzo quello che sto facendo. Poi ho un altro piccolo sogno. Conegliano e i suoi paesaggi mi piacciono molto e vorrei aprire qui un piccolo bed and breakfast. È una cosa a cui sto lavorando, non so quando si realizzerà ma mi ci vedo molto a farlo».