corriere.it, 24 aprile 2025
Intervista al mago Silvan
«Amo visceralmente la mia città. Ricevere il Premio San Marco dalle mani del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è il massimo del piacere che un veneziano possa provare». Con queste parole, Aldo Savoldello, per tutti solo Silvan, il più grande illusionista italiano di ogni tempo, esprime l’orgoglio di ricevere, venerdì al Palazzo Ducale di Venezia, il Premio San Marco come «eccellenza veneziana e metropolitana».
Dedicherà il Premio a qualcuno in particolare?
«A mia moglie Irene che avrebbe molto amato essere presente».
Quando pensa alla sua Venezia quali sono i ricordi che le saltano subito alla mente?
«La mia prima giovinezza nel sestiere di Santa Croce. I miei primi spettacoli di magia all’oratorio della parrocchia di San Simeon Piccolo».
Ci racconta il suo primo spettacolo a Venezia?
«Sotto la tettoia all’aperto nel cortile dell’oratorio Don Bosco. Avevo 11 anni. Riuscii a intrattenere con l’armamentario magico contenuto in una scatola di scarponi da montagna, un pubblico formato da preti, laici e bambini con le loro famiglie per oltre quattro ore».
È vero che da bimbo, per i suoi interessi in tema magia, è stato visitato da uno specialista?
«Chiedevo al venditore di libri usati nelle bancarelle di Strada Nuova dei libri di magia... mi rifilavano volumi di magia nera, occultismo, spiritismo e teosofia… non certamente adatti alla mia età. Li lessi avidamente e provai alcuni esperimenti chiudendomi a chiave per molte ore nella mia stanza. Mio padre, commendatore capo della polizia lagunare di Venezia, pensò che dietro questo comportamento ci fosse una spiegazione così mi portò da un suo amico, il professor Cappelletti, esimio psichiatra. Dopo aver assistito a un mio modesto prodigio improvvisato, disse che ero un ragazzo intelligente che praticava un’arte antica. Mi fece i complimenti».
Qual è il numero della sua carriera da lei creato che l’ha reso più orgoglioso?
«Non donne tagliate a fettine, sparizioni di pachidermi, levitazioni o indovinare i pensieri… la manipolazione di un mazzo di 140 carte».
Il complimento più bello per una sua esibizione chi glielo ha fatto e dove?
«A Parigi dopo la mia esibizione al Moulin Rouge… lo fece Brigitte Bardot. Poi ce ne sono tanti altri memorabili, ad esempio quelli di Ronald Reagan quando fui chiamato a intrattenere a Versailles i sette grandi della terra».
Presenti a parte… il più grande illusionista di sempre chi è per lei?
«Harry Houdini, israelita ungherese naturalizzato americano».
Esiste un’età per cui un mago deve andare in pensione?
«È come rivolgere questa domanda a lei. I grandi giornalisti (inutile citarli) non vanno mai in pensione. Continuano a scrivere».
Il progresso della tecnologia è un aiuto o un ostacolo alla sua professione?
«Chi utilizza spesso questi mezzi, accorcia la sua vita artistica. Il pubblico è intelligente: si accorge, esprime il suo giudizio e trae le conclusioni».
So che è socio emerito del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, ndr), nella sua vita si è mai trovato di fronte all’inspiegabile?
«Per tutta la vita ho cercato di incontrare qualcuno di genuino e non escludo che esista. Purtroppo questa occasione, a me e agli amici del Cicap, non è mai capitata».