corriere.it, 24 aprile 2025
Al Bano: «Ecco perché non vado al funerale di Papa Francesco. Con lui non parlai di Ylenia»
Al Bano ha scelto di non essere tra le 200 mila persone attese, sabato mattina, in piazza San Pietro, per il funerale di Papa Francesco. Appresa la notizia della sua morte il cantante aveva affidato a un post su Instagram il cordoglio, definendo il pontefice «un guerriero animato dalla fede, mandato tra noi dalla forza dello Spirito Santo».
Al Bano, perché ha deciso di non assistere alle esequie?
«Per rispetto verso il Papa e la cerimonia. So che non potrei fare un passo senza che qualcuno mi chieda un autografo o un selfie. E, in un’occasione solenne come questa, mi dispiacerebbe molto. Quindi, preferisco evitare sia il funerale sia la visita nella Basilica di San Pietro».
Come si è sentito quando ha saputo della sua morte?
«È stata una botta per tutti, un grande choc».
Su Instagram ha pubblicato una foto con Bergoglio. Vi conoscevate?
«Ci siamo incontrati un bel po’ di volte. Ma due sono significative».
Ci racconti.
«Il 9 dicembre del 2016 stavo provando per il Concerto di Natale al quale avrei dovuto partecipare all’Auditorium della Conciliazione di Roma, non lontano dal Vaticano. Salendo sul palco, sentii un dolore fortissimo al petto, erano fitte lancinanti. Mi portarono d’urgenza all’ospedale Santo Spirito. Era un infarto. Chiesi se potevo farmi operare dal mio chirurgo di fiducia a Milano. E la risposta fu: “Se vuole fare la fine di Pino Daniele, vada pure….”. Non potevo aspettare. Firmai subito per l’intervento e mi operarono la notte stessa».
Andò tutto bene.
«Certo, ho assistito a ogni passaggio dell’operazione che veniva eseguito con una freddezza che mi stupiva e che trovo ammirevole. Poi tornai in albergo. Non ho potuto cantare, però quattro giorni dopo avevo l’appuntamento con il Papa e non volevo mancare».
Cosa le dissero i medici?
«Mi suggerirono di stare a riposo, ma io risposi con una battuta: “Se devo morire, meglio che accada di fronte al Papa”. Quindi, andai all’incontro, il mio primo con Papa Francesco».
Che ricordo ha?
«Mi toccò il cuore il suo prodigarsi totalmente da Papa e da papà, il suo accarezzare gli ammalati, donare sorrisi. È impossibile da dimenticare. Mi impartì la benedizione e mi conquistò».
La benedizione del Papa ha funzionato.
«Non sono morto. Sono sicuro che lo Spirito Santo, il 9 dicembre del 2016, fosse a due passi dall’Auditorium della Conciliazione».
Poi, però, lei e Bergoglio avete avuto modo di parlare.
«Due anni fa, avevo fissato un altro appuntamento con il Papa. Volevo portargli un ospite che arrivava dal Madagascar. Ma mi chiamarono dal Vaticano dicendo che non sarebbe riuscito a riceverci. Non mi arresi e mi presentai alla gendarmeria, chiedendo udienza. Il Papa acconsentii».
Di cosa parlaste in quell’occasione?
«Di tutto. In particolare, di come era lui da piccolo. Diceva, sorridendo, che aveva imparato tutte le piu brutte parole, ma che non le praticava. Gli parlai delle mie incisioni discografiche, del mio duetto con Caruso. Furono i 45 minuti più indimenticabili della mia vita».
Come trovò il Papa?
«Bene, il peso dell’età era evidente, ma anche il peso della volontà di farti capire che il Papa c’è e ti ascolta. Francesco è stato un Papa vero, come Giovanni Paolo II».
Gli parlò anche della scomparsa di sua figlia Ylenia?
«Non tratto mai l’argomento di Ylenia, cerco di evitarlo».
La fede l’ha aiutata ad affrontare questo dramma?
«Mi ero allontanato con rabbia dalla fede. Inveivo, mi sentivo abbandonato da Dio per il dolore stavo provando. Ma, proprio nella tragedia, ho scoperto la fede. Mi sono detto: da cristiano chi pensi di essere per non riuscire ad accettare quello che Dio ha provato, ovvero la morte di suo figlio in croce?».
Lei ha definito Papa Francesco «un guerriero animato dalla fede».
«Se un ateo guarda quello che ha fatto non può non credere. In lui, nella piazza gremita che lo piange, c’è la verità del vivere bene».