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 2025  aprile 24 Giovedì calendario

Modi chiude l’acqua al Pakistan

Dopo il sanguinoso attacco terroristico avvenuto mercoledì nell’India settentrionale, in quella regione del Kashmir spartita con l’ostile Pakistan, s’era diffusa in nottata la voce, rivelatasi un’illazione, della possibile presenza di un cittadino italiano fra i 26 morti accertati e i circa 20 feriti causati dalle raffiche di mitra sparate vicino a Pahalgam da un commando di terroristi islamici.
L’unità di crisi della Farnesina, il nostro Ministero degli Esteri, ha effettuato verifiche e infine ha comunicato che «non ci sono conferme di una vittima italiana», come era stato avanzato nelle ore antecedenti da alcuni organi di stampa. Il Ministero ha anche aggiunto: «Rimaniamo in contatto con le autorità indiane per ogni possibile aggiornamento ed evoluzione in vista di un bilancio definitivo che non è stato ancora formalizzato». Stando alle ultime indagini della polizia indiana, il commando terrorista sarebbe stato composto da «sette uomini armati, di cui quattro o cinque provenienti dal Pakistan». Il commando, sbucato dalla boscaglia in una zona turistica, ha sparato su un gruppo di visitatori che effettuavano un’escursione a dorso di pony e poi s’è dileguato. Sulla stampa indiana è emersa la drammatica storia di una delle vittime, la guida pony, o “ponnywallah”, Syed Adil Hussain Shah, 30 anni, che ha tentato di disarmare uno dei terroristi strappandogli il fucile, ma è stato ucciso con tre colpi al torace. Come riporta l’Hindustan Times, le forze di sicurezza indiane, impegnate nel braccare i terroristi in fuga, li avrebbero individuati a Tangmag, nella zona di Kulgam, dove nel pomeriggio s’è già avuto un fugace scambio di colpi d’arma da fuoco, ma senza feriti da ambo le parti. L’area è impervia e i militari indiani cercano di creare un cordone di sicurezza per circondare e stanare i jihadisti. La rivendicazione dell’attentato da parte del Fronte di Resistenza, parte del movimento Laskar-e-Taiba di base in Pakistan, ha alimentato la tensione fra Nuova Delhi e Islamabad. Ieri il premier indiano Narendra Modi ha sospeso per ritorsione il trattato indo-pachistano per la gestione delle acque del fiume Indo e ha cespulso i consiglieri militario di Islamabad.
La mossa di Modi ovviamente non è stata accolta bene dal Pakistan che ha convocato il Comitato per la sicurezza nazionale, di cui fanno parte i vertici civili e militari del Paese e che viene convocato solo in circostanze straordinarie, «per rispondere al comunicato del governo indiano», ha scritto su X il vice Premier e ministro degli Esteri Ishaq Dar.