la Repubblica, 24 aprile 2025
Russia Putin manda la ministra ma a Roma non verrebbe arrestato
Ci sarà la ministra della Cultura Olga Ljubimova a rappresentare la Russia ai funerali di Papa Francesco. A deciderlo è stato lo stesso presidente Vladimir Putin, ha detto ieri il suo portavoce Dmitrij Peskov. Le alternative non erano molte. Da quando la Federazione russa ha lanciato l’“operazione speciale” contro l’Ucraina nel febbraio 2022, l’Unione europea ha imposto sanzioni a oltre 2.400 persone ed entità. Tra loro membri dell’amministrazione presidenziale, ministri, dirigenti politici, alti funzionari e lo stesso Putin che dal marzo 2023, insieme alla commissaria per l’infanzia Maria Lvova- Belova, è peraltro inseguito da mandato d’arresto emesso dal Tribunale penale internazionale per crimini contro l’umanità commessi in Ucraina.
Il mandato in realtà in Italia non ha efficacia in questo momento. E questo perché il ministero della Giustizia non ha mai trasmesso alla Corte d’appello di Roma il mandato di cattura emesso dalla Corte penale dell’Aia. La documentazione necessaria, quindi, per effettuare il fermo. Si tratterebbe di una situazione, seppur diversa nel merito, simile a quanto accaduto con il presunto assassino e torturatore libico Almasri: anche in quel caso, dopo il fermo ritenuto irrituale dai giudici, il ministero decise di non trasmettere la documentazione al tribunale causandone, di fatto, la scarcerazione. E l’immediato rimpatrio in Libia. Per quella ragione l’Italia è sotto procedimento dalla Corte penale dell’Aia e ora deve difendersi (ha già rinviato per due volte la presentazione della memoria difensiva) per evitare una procedura di infrazione senza precedenti. La scelta di non trasmettere il mandato di arresto su Putin, tra l’altro, non sembra casuale. Ma frutto di un ragionamento politico. Visto che lo stesso hanno fatto anche con altri cittadini russi. È fermo in via Arenula anche il mandato per la Belova. Non sono stati trasmessi nemmeno i provvedimenti contro il tenente generale Sergei Ivanovich Kobylash, già comandante dell’aviazione delle Forze aeree, e l’ammiraglio della Marina Viktor Sokolov.
A giugno 2024 altri due mandati contro il ministro della Difesa Serghei Shoigu e il viceministro Valery Gerasimov sono arrivati al ministero e mai mandati al tribunale per poter poi procedere. Il passaggio non è soltanto formale. Come ha dimostrato il caso Almasri i magistrati lo ritengono fondamentale per eseguire la misura.
La questione però è politica e giuridica. Da un punto di vista pratico per Putin basterebbe da sé il divieto d’ingresso nella Ue a impedire di recarsi in Vaticano. Per non parlare del possibile divieto di sorvolo in cui incappò, ad esempio, il suo ministro degli Esteri Sergej Lavrov nel giugno 2022: tre Paesi balcanici gli chiusero il loro spazio aereo impedendogli di visitare la Serbia, Paese “amico”.
Putin non potrà dunque dare l’ultimo saluto a Bergoglio a dispetto delle sue calorose condoglianze a un Papa che – ha detto lunedì – «ha goduto di grande autorità internazionale in quanto fedele servitore dell’insegnamento cristiano, saggio religioso e statista e coerente difensore dei grandi valori dell’umanesimo e della giustizia», nonché «persona straordinaria» di cui «conserverà per sempre i ricordi più vividi». Tre i suoi incontri con Francesco in Vaticano: la prima pochi mesi dopo l’elezione di Bergoglio nel novembre del 2013, la seconda nel giugno del 2015 nel pieno del conflitto nell’Est Ucraina facendosi attendere per oltre un’ora, l’ultima nel luglio del 2019 prima del Covid e del conflitto che ha congelato le relazioni.
A guidare invece la delegazione della Chiesa Russa Ortodossa sarà il metropolita Antonij di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. È stato egli stesso a comunicare all’agenzia di stampa russa Ria Novosti : «Rappresenterò la Chiesa ortodossa russa ai funerali di Papa Francesco, con la benedizione di Sua Santità il Patriarca Kirill», che è sotto sanzioni di vari Paesi Ue. Storico l’abbraccio a Cuba nel 12 febbraio 2016 tra Bergoglio e Kirill, primo vertice tra i gerarchi delle due Chiese.