lastampa.it, 24 aprile 2025
Etichette “made in Korea” sui prodotti cinesi spediti in Usa: così Pechino aggira i dazi
Cambiare etichetta alle merci per riuscire ad arrivare negli Stati Uniti senza pagare le tasse aggiuntive. Molti produttori lo fanno da tempo, in modo più o meno avventuroso. Almeno sin dal primo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca, quando furono imposti i primi dazi contro la Cina. Da allora, gli esportatori di Pechino sono riusciti a trovare sponde indirette per continuare a fare affari. Una regione privilegiata in tal senso è diventata il Sud-Est asiatico, snodo principe delle triangolazioni commerciali sulla direttrice Cina-Usa. Ora, pare essersi sviluppato un canale anche in Corea del Sud, dove le autorità hanno riscontrato un aumento dei tentativi di camuffare prodotti stranieri come esportazioni coreane, principalmente dalla Cina. Dietro etichette “made in Korea” si celano dunque diversi prodotti stranieri, in primis made in China, formula quanto mai sensibile in questa contingenza di scontro totale sul commercio.
Il Servizio doganale di Seoul ha dichiarato di aver riscontrato 29,5 miliardi di won (20,81 milioni di dollari) di violazioni relative al Paese d’origine nel primo trimestre, con spedizioni dirette negli Stati Uniti che rappresentano il 97% del totale. Si tratta di un aumento esponenziale, visto che in tutto il 2024 il dato totale era stato di 34,8 miliardi di won di violazioni, di cui il 62% era rappresentato da spedizioni dirette negli Stati Uniti. Con l’entrata in vigore dei dazi del “Liberation Day”, che hanno raggiunto livelli senza precedenti sulle merci cinesi, si prevedono ulteriori picchi. Tra le merci scoperte durante l’indagine, inclusi 3,3 miliardi di won di materiali catodici utilizzati per le batterie, importati dalla Cina e spediti negli Stati Uniti con la Corea del Sud falsamente indicata come Paese d’origine. Alcune merci sono state spedite all’estero, mentre altre sono ancora al porto.
I funzionari sudcoreani hanno affermato che potrebbero aumentare i tentativi da parte di aziende straniere, come quelle della vicina Cina, di utilizzare la Corea del Sud, che è un importante alleato degli Stati Uniti e ha un patto di libero scambio, per bypassare tariffe e regolamenti. Il Servizio doganale coreano ha lanciato una task force speciale per prevenire i tentativi di esportazione illegale di tali merci e prevede di elaborare misure di risposta più specifiche per proteggere le aziende nazionali.
In precedenza, i Paesi del Sud-Est asiatico erano stati un canale cruciale in tal senso. Non a caso, la scorsa settimana il presidente cinese Xi Jinping ha effettuato un tour nella regione, per provare a evitare l’ostruzione di quel canale. Il rischio esiste. Nei giorni scorsi, Reuters ha ipotizzato che Hanoi possa però limitare queste triangolazioni e acquistare per la prima volta ampi pacchetti di armi dagli Stati uniti, operare una stretta per compiacere Trump ed evitare dazi cancellare definitivamente i pesantissimi dazi del 46% annunciati il 2 aprile e poi congelati. Forse anche da qui la ricerca di canali alternativi, tra cui quello della Corea del Sud.