Il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2025
Armi da Israele, Sánchez rischia la crisi
Due “no” in poche ore quelli che il premier spagnolo Pedro Sánchez ha incassato dall’alleato Sumar in ambito riarmo e armamenti. Eppure la stessa compagine di sinistra minimizza, come anche i socialisti. “Sono disaccordi sani” in seno alla coalizione, fanno sapere fonti del movimento che raggruppa varie sigle delle sinistre nazionali e regionali. Ieri – dopo il disappunto della vicepresidente del governo Yolanda Diaz per il Piano di riarmo da 10 miliardi di euro presentato da Sánchez – Sumar è tornata a dire “no” all’acquisto di armi da Israele per il valore di 5 milioni di euro. Diaz ha chiesto ufficialmente a Sánchez di rescindere il contratto con due aziende israeliane, Mi Systems Ltd e Guardian Homeland Security S.a, formalizzato di venerdì Santo, e al ministro dell’Interno, Fernando Grande Marlaska di riferire in Parlamento.
La crisi di governo sembra vicina, anche se entrambe le parti assicurano che non di crisi si tratta. Non la pensa allo stesso modo Izquierda Unida, parte della formazione di Diaz e che esprime nel governo la ministra della Gioventù e dell’Infanzia, Sira Rego, che ha invece minacciato di lasciare l’esecutivo nel caso in cui Sánchez non rescinda il contratto. Dal governo, però, ribadiscono che l’accordo, rivelato dal quotidiano online eldiario.es, riguardante due lotti di munizioni da 9mm e avviato il 21 ottobre 2024, non si può rescindere, secondo anche il parere espresso dall’Avvocatura di Stato. Peccato però che la ministra della Difesa, Margarida Robles, il giorno prima della firma del contratto, il 20 ottobre scorso, rispondendo alla domanda contenuta nella lettera inviatale dal ministero degli Affari sociali, avesse assicurato che gli acquisti di armamenti da Israele fossero sospesi. Per poi – in un secondo momento, quando vari media avevano tirato fuori il contratto per le munizioni – assicurare che avrebbe iniziato le pratiche per rescinderlo. Salvo poi, nel vuoto della Settimana Santa di Pasqua, formalizzare l’acquisto. Sotto silenzio. O quasi.
“È assolutamente inaccettabile e rompe un accordo preso dal governo di Spagna”, spiegava ieri la ministra Rego, sottolineando come sia inaccettabile “destinare un solo euro all’acquisto di armamenti da uno Stato genocida”. Il contratto, oltre a essere contrario alla legge spagnola 53/200 che recepisce il Trattato sul commercio delle armi, fanno notare gli alleati a Sánchez, è stipulato con Guardian Homeland Security, tra le aziende israeliane che pubblicizzano sui social media i prodotti di armamento vantandosi di operazioni delle Idf a Gaza con tali armi, dai bombardamenti alla demolizione del Palazzo di giustizia della Striscia, fino a operazioni delle unità di élite come arresti di massa di civili o lanci di razzi a Gaza.
Ma l’acquisto di munizioni per 5 milioni di euro non è l’unica prova di azioni contrarie a quanto dichiarato da parte del governo spagnolo circa lo stop al commercio di armi con Israele. Già eldiario aveva svelato l’import-export in armamenti verso e da Israele dal valore rispettivamente di 2 e 13 milioni di euro a gennaio. Nonché il passaggio nei porti spagnoli di almeno 25 navi per transito e trasbordo di armi americane destinate a Israele nel 2024.