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 2025  aprile 19 Sabato calendario

La mania social del cioccolato di Dubai manda in crisi il settore del pistacchio

Il “cioccolato di Dubai” è una mania di proporzioni tali da aver mandato in crisi il mercato del pistacchio. Prezzi alle stelle per uno degli ingredienti della barretta diventata un successo globale grazie ai social.
Eppure quando nel 2021 Sarah Hamouda, anglo-egiziana residente a Dubai, inventò queste tavolette di cioccolato al latte con un ripieno dolce e cremoso di crema al pistacchio e tahina, con la croccantezza del knafeh (un dolce tradizionale mediorientale a base di pasta fillo e formaggio fresco) fu un flop. Hamouda, del resto, è un ingegnere, non una cioccolatiera e a guidarla era stata una voglia innescata dalla seconda gravidanza: la passione per la manifattura dolciaria sarebbe venuta solo più in là.
Eppure, come spesso accade nel marketing contemporaneo, è bastato un video virale su TikTok a resuscitare la tavoletta destinata all’oblio e a fare la fortuna della giovane mamma. Quando la catena di supermercati a basso costo Lidl ha lanciato la sua versione del cioccolato Dubai alla fine di marzo, si sono viste code di clienti ancora prima dell’apertura dei negozi. Nonostante costasse 7 euro e gli acquisti fossero limitati a due a persona, le barrette andarono esaurite in poche ore. Il celebre marchio Lindt ha lanciato la sua versione a 13 euro e anche lì non ha quasi avuto il tempo di raggiungere gli scaffali. I cioccolatieri di lusso hanno creato le loro versioni a prezzi altissimi, ma le conseguenze di questo successo stanno avendo anche ripercussioni inattese sul mercato delle materie prime, innescando una crisi globale dell’offerta di pistacchio e aggravandone la carenza mondiale, facendo salire alle stelle i prezzi.
I pistacchi sono balzati in un anno da 7,65 dollari al chilo a 10,30 dollari al chilo. “Il mondo del pistacchio è praticamente allo stremo al momento”, ha detto Giles Hacking del gigante del commercio di frutta secca CG Hacking al Financial Times, e la mania delle tavolette di Dubai è arrivata in un momento in cui le scorte stavano già diminuendo dopo il deludente raccolto dello scorso anno negli Stati Uniti, il principale esportatore. A gravare è stata anche la qualità del modesto (quantitativamente parlando) raccolto: pochi semi economici e senza guscio – generalmente venduti come ingredienti per cioccolato e altri alimenti – e tanti integri per la degustazione. “I cioccolatieri hanno acquistato tutti i semi su cui sono riusciti a mettere le mani” ha aggiunto Hacking “e il resto del mondo è rimasto a bocca asciutta”.
Negli ultimi sei mesi l’Iran, secondo produttore mondiale, ha esportato negli Emirati Arabi Uniti il 40% in più di pistacchi rispetto ai 12 mesi precedenti, con una netta inversione di tendenza rispetto al 2023, quando l’offerta globale superò la domanda e causò un calo dei prezzi.
Grazie a questa sovrabbondanza, “sono diventati disponibili una varietà di sottoprodotti come burro, olio e pasta di pistacchio, da utilizzare in un’ampia gamma di alimenti”, ha detto al FT Behrooz Agah, membro del consiglio di amministrazione dell’associazione iraniana del pistacchio, “più o meno nello stesso periodo in cui è stato lanciato Cioccolato di Dubai”.
In California, alcuni agricoltori hanno iniziato a passare dalle mandorle ai pistacchi ma nel frattempo i cioccolatieri non riescono a produrre abbastanza tavolette Dubai anche per la carenza di kataifi, la pasta sfoglia mediorientale utilizzata nel ripieno e la crisi dell’approvvigionamento di cacao, innescata da condizioni meteorologiche estreme e malattie che hanno colpito i raccolti. Ma il vero miraggio resta la tavoletta originale, quella prodotta dalla FIX: la società creata da Hamouda non vende le sue tavolette al di fuori degli Emirati Arabi Uniti e le mette sul mercato solo per due ore al giorno.